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Càrlo Màgno (742-Aquisgrana 814) Carlo Magno nacque nel 742 d. C. dal re dei franchi Pipino il Breve e dalla regina Bertrada. Della nascita, dei suoi primi anni e della sua infanzia sono state tramandate solo poche notizie. Di corporatura robusta e forte, conservava il suo vigore con esercizi fisici continui. Ottimista e intraprendente, amava praticare nuoto, equitazione e soprattutto la caccia, sua grande passione, alla quale dedicava molto del suo tempo. Si muoveva con facilità per vie di terra o d'acqua; in primavera partiva per la guerra e viaggi lontani, mentre in inverno rimaneva nei suoi palazzi dove lavorava, decideva i casi in tribunale, dava udienza, parlava con amici, assisteva alla messa e mangiava con appetito, senza mai eccedere nel bere. Vestiva in modo semplice e solo in occasione di fiere o feste si mostrava in tutto il suo splendore e magnificenza, così come prevedeva la tradizione franca. Aveva contratto un matrimonio benedetto dalla Chiesa, ma secondo la tradizione germanica governava la sua casa come una faccenda privata dove la Chiesa non aveva alcun diritto di intromissione. Carlo Magno seguiva le regole del matrimonio germanico, meno rigido di quello cristiano, per il quale i figli nati da successivi matrimoni del capofamiglia, godevano degli stessi diritti. Sposò Imiltrude in prime nozze ed ebbe un figlio che chiamò Pipino. Successivamente per motivi politici di riconciliazione con i Longobardi ripudiò Imiltrude per sposare Ermengarda, figlia del re Desiderio, che sarebbe stata ripudiata a sua volta per tenere conto della nuova situazione politica. Successivamente sposò Ildegarda, nobile sveva dalla quale ebbe numerosi figli; alla sua morte contrasse un altro matrimonio con Falstrada; quando questa morì sposò Liutgarda. Carlo Magno amava sentirsi il patriarca di una numerosa famiglia e seguiva con grande interesse la vita dei suoi figli. Poco si conosce dei suoi studi. Si sa che si dedicò allo studio delle lingue straniere, imparò molto bene il latino e cercò di apprendere anche il greco. Si interessò di astronomia e si istruì con molta applicazione nelle Sacre Scritture. Si considerò un cristiano sotto ogni punto di vista; durante i suoi numerosi viaggi e spedizioni non dimenticava di fare pellegrinaggi presso le tombe dei santi; osservava il culto delle reliquie che collezionava con il suo tesoro. Concluse con Adriano I e Leone III un patto religioso di adozione spirituale da parte del successore di Pietro. Dimostrava particolare interesse per le funzioni religiose, faceva donazioni alle chiese, soccorreva i cristiani bisognosi, inviava denaro a Roma. 
Carlo Magno fu l'erede legittimo dei Merovingi e il capo unico e assoluto del regno dei Franchi; legislatore e giudice supremo, decideva della pace e della guerra, comandava l'esercito, nominava e revocava i funzionari. Divenuto re con la santa unzione conferitagli da Stefano II nell'abbazia di Saint-Denis, si considerò l'unto del signore. Dichiarò a papa Leone III che la sua missione era quella di fortificare la chiesa con la conoscenza della fede cattolica e di difenderla, se necessario con l'uso della forza ed estendere il proprio dominio sui popoli. Le sue guerre, trasformate dai poeti in epopea, assunsero sotto certi aspetti i caratteri della crociata. Il popolo era convinto che Carlo Magno dovesse stabilire e mantenere la pace e l'unione tra i suoi sudditi. Carlo Magno fu un sovrano assoluto, certo dei suoi diritti e doveri. Il suo carattere, la sua cultura, l'ampiezza di vedute, la sua personalità eccezionale lasciarono un'impronta così importante che spesso il medioevo è visto come diviso in due periodi: dalla caduta dell'impero romano alla proclamazione dell'impero di Carlo Magno e da questo fino al rinascimento del XVI secolo. Il suo avvento determinò una nuova configurazione dell'Occidente in tutte le sue realtà, dall'esercizio del governo, all'amministrazione, all'economia, alla chiesa, all'esercito e alla guerra, alla civiltà e alla vita culturale. 
Negli ultimi anni di regno Pipino il Breve, padre di Carlo Magno, aveva condotto una politica di pace verso i Longobardi d'Italia e di espansione e consolidamento del regno verso gli Aquitani e i Sassoni. Quando morì, lasciò in eredità ai due figli le sue terre: a Carlo Magno quelle più pericolose e a Carlomanno le più tranquille. I due fratelli entrarono in contrasto sull'eredità e dopo la repentina morte di Carlomanno (771 d. C.) Carlo Magno entrò in possesso dell'eredità del fratello e dovette affrontare difficoltà con il re dei Longobardi Desiderio di cui aveva ripudiato la figlia Ermengarda. Quando Desiderio invase lo Stato Pontificio Carlo Magno, oltrepassate le Alpi, lo sconfisse a Pavia (772 d. C.) e si proclamò re dei Longobardi. Con la nuova incoronazione rivestì il duplice ruolo di monarca in Italia e in Gallia. In seguito si trovò a fronteggiare lotte in Sassonia, in Italia, in Spagna dove subì la disfatta della retroguardia a Roncisvalle, poi divenuta leggendaria con la Chanson de Roland. All'assemblea di Paderborn nel 777 d. C. mise a punto l'organizzazione e l'evangelizzazione della Sassonia. L'anno successivo si risposò con Ildegarda e attuò una riforma monetaria per stabilire ed imporre la moneta metallica. In Sassonia dovette fronteggiare dure lotte (772-804 d. C.). Nel frattempo nominò Lodovico re d'Aquitania per averlo fedele alleato. Fu arbitro in Italia del conflitto tra Roma e Bisanzio (781 d. C.) e con Irene, divenuta imperatrice di Bisanzio, scambiò giuramenti e progetti di matrimonio tra i rispettivi figli. In Italia condusse una politica opportunistica e prudente, evitando il conflitto con i Bizantini. L'atto del 774 d. C. stabilì l'autorità dello Stato Pontificio sui territori da Roma a Ravenna (patrimonium Petri) e tagliò in due parti la penisola e impedendo l'unificazione italiana. Dal 782 al 785 d. C. dovette fare fronte alla rivolta dei Sassoni e, dopo la loro annessione al regno dei Franchi, il capo Vitichindo si convertì, si sottomise e fu battezzato. Aquisgrana divenne capitale del regno franco; Carlo Magno invitò presso di sé Alcuino d'Inghilterra che nominerà suo maestro di studi e consigliere. Ad Alcuino si aggiunse Paolo Diacono giunto dall'Italia; l'incontro dei due dotti contribuì alla formazione di un piano destinato a rivitalizzare gli studi. Tra il 784 e il 787 d. C. Carlo Magno pretese un giuramento di fedeltà dagli abitanti dello Stato Pontificio; in Baviera entrò in conflitto con il re Tassilone raggiungendo una prima intesa e in Sassonia creò alcuni vescovadi. Per mantenere il potere sul proprio regno attuò una politica di repressione e fronteggiò i popoli confinanti con ferma decisione. Scese una seconda volta in Italia nel 791 d. C., cedette al papa il sud della Toscana longobarda, condusse operazioni a Benevento e nell'Istria, ruppe con Irene, imperatrice di Bisanzio (787 d. C.). Entrò nuovamente in conflitto con Tassilone, alleatosi agli avari e ai greci, lo sconfisse e lo fece prigioniero, annettendo la Baviera che fu riorganizzata nelle strutture civili ed ecclesiastiche. Nel periodo compreso tra il 792 e il 799 d. C. i Sassoni si ribellarono nuovamente a nord del paese compiendo saccheggi, incendi e massacri, ma furono progressivamente domati con il pugno di ferro e condotti a una riorganizzazione politica e religiosa. Gli arabi in Spagna invasero la Settimania fino a Narbona, dopo che l'emiro di Cordova aveva ripreso Gerona; ma Guglielmo di Tolosa riprese il sopravvento, liberò la Settimania e fortificò i Pirenei. I Franchi penetrarono di nuovo in Spagna avanzando fino a Huesca; la Spagna fu organizzata, le città ripopolate, le sue campagne colonizzate. Nel frattempo Carlo Magno riallacciò i suoi rapporti con Irene, in difficoltà con bulgari e arabi, offrendole un progetto di matrimonio. A Roma (800 d. C.) papa Leone III dovette fronteggiare una cospirazione guidata dall'aristocrazia gelosa dell'amministrazione ecclesiastica; il papa si rifugiò a Spoleto. Più tardi, abbandonati i suoi stati, si recò a Paderborn per perorare la sua causa presso l'imperatore. Carlo Magno lo fece riaccompagnare a Roma e, in seguito alle insistenti preghiere di Alcuino, decise di scendere in Italia. A Roma il 25 dicembre dell'800 d. C. durante la messa di Natale nella basilica vaticana papa Leone III incoronò Carlo Magno imperatore tra l'acclamazione del popolo. Lodovico, figlio di Carlo Magno, riprese Barcellona nell'801 d. C. e completò l'organizzazione della marca di Spagna; Carlo Magno ricevette l'ambasciatore di Harun al Rashid. Nell'802 d. C. Carlo Magno concluse la campagna contro gli avari e inviò a Costantinopoli un'ambasciata, ma Irene di Bisanzio, che nel frattempo era stata deposta, non poté offrire garanzie. Con il suo successore Niceforo I ci fu la rottura. Nell'803 d. C. venne firmata tra Carlo Magno e i Sassoni la pace di Salisburgo; i Sassoni furono deportati nella regione occidentale del regno franco. Nell'804 d. C. venne effettuata una spedizione marittima in Dalmazia e dichiarata guerra a Bisanzio; nello stesso anno morì Alcuino. L'anno successivo i notabili veneziani si riconobbero vassalli di Carlo Magno che intraprese la conquista della Boemia. Preoccupato per l'avvenire del suo impero, Carlo Magno scrisse (806 d. C.) un atto di successione in caso di decesso, la divisio regnorum nel quale l'impero veniva suddiviso tra i suoi tre figli Carlo, Pipino, Lodovico associandoli alla sua autorità con un giuramento a prestarsi mutuo soccorso per tutta la durata della loro vita contro nemici interni e esterni. Un ambasciatore di Harun al Rashid riconobbe ai franchi speciali diritti sui luoghi Santi (807 d. C.). Nell'809 d. C. dopo un anno di armistizio la guerra franco-bizantina riprese. Pipino figlio di Carlo Magno conquistò Venezia. La conquista della marca di Spagna fu completata dall'809 all'812 d. C. Solo Huesca e Saragozza rimanevano in mano agli arabi. Il figlio di Carlo Magno Lodovico domò la rivolta in Aquitania e occupò la Navarra. Pipino, figlio di Carlo Magno, morì nell'810 d. C. L'anno successivo morì il fratello Carlo. Gli ambasciatori bizantini si recarono a porgere omaggio a Carlo Magno con il titolo di imperatore (813 d. C.). Egli convocò un'assemblea generale ad Aquisgrana, nella quale conferì solennemente il titolo imperiale al figlio Lodovico e fece riconoscere Bernardo, figlio dello scomparso Pipino, re d'Italia. Carlo Magno morì nell'814 d. C., lasciando le redini dell'impero a Lodovico. 
Carlo Magno 
Biografia di G. Granzotto (1978). 


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