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Eurìpide (Salamina 480-Pella 406 a. C.) Grande poeta tragico greco. Interprete delle passioni della sua epoca. La tradizione lo vuole allievo dei sofisti. Il suo interesse per le nuove correnti culturali va inteso come un segno di attenzione ai problemi dei suoi contemporanei. Euripide non fu amato dai suoi concittadini. Dalla sua prima trilogia del 455 a. C. dovette attendere fino al 441 per ottenere la vittoria negli agoni drammatici. In totale vinse soltanto quattro volte, contro le tredici di Eschilo e le ventiquattro di Sofocle. Dopo il 408 si recò alla corte di Archelao, re di Macedonia, al quale dedicò una tragedia. Morì tra il 407 e il 406. Il vecchio Sofocle manifestò pubblicamente il suo lutto nel corso di una rappresentazione teatrale, ma il suo fu un riconoscimento isolato. Il piccolo numero di successi dimostra la diffidenza che gli ateniesi provavano nei riguardi di atteggiamenti critici verso i loro comportamenti che Euripide dissemina nelle sue tragedie. In effetti, a differenza dei suoi predecessori nel teatro, Euripide non prese parte alla vita pubblica della città. La sua popolarità crebbe dopo la morte e la sua opera, grazie alla profondità psicologica e all'attenzione ai problemi sociali avrebbe goduto di maggiore fortuna di quelle di Eschilo e di Sofocle. Produsse novantadue opere, di cui restano diciassette tragedie e un dramma. Tra le sue opere, si citano le tragedie pervenute sino a noi Alcesti (438), Andromaca, Ecuba, Elena (412), Eraclidi, Eracle, Ione, Supplici, Ifigenia in Tauride, Ifigenia in Aulide (406), Baccanti (406), Medea (431), Ippolito (428), Oreste (408), Le Troiane (415), Elettra, Le Fenicie, Il Ciclope (dramma satiresco). Di un altro gruppo di tragedie si conoscono ampie parti e numerosissimi frammenti attraverso fonti indirette. Euripide si è prefisso sempre di offrire uno svolgimento psicologicamente motivato dei fatti. Come conseguenza, gli eroi vengono umanizzati e la divinità spesso criticata. La struttura della tragedia si adatta al nuovo contenuto. Il prologo espone i precedenti dell'azione e presenta i personaggi dell'opera; l'epilogo con l'intervento del deus ex machina scioglie le situazioni più intricate; il coro perde la caratteristica drammatica per diventare elemento lirico isolato. La lingua di Euripide è vicina alla lingua parlata. 


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