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anarchìsmo, sm. 1 Dottrina e movimento politico che propugnano l'abolizione di ogni potere costituito. 2 Atteggiamento anarchico. 
L'ideologia anarchica si identifica nella dottrina politica dell'anarchismo, espressa per la prima volta da Godwin nel 1793. Hanno sviluppato teorie anarchiche pensatori come M. Steiner e P. J. Proudhon; anche M. Bakunin, nell'Ottocento, propagò questa dottrina, entrando in conflitto con le correnti marxiste. Le teorie anarchiche si presentano come rifiuto radicale del sistema economico capitalistico e della sua organizzazione statuale, in nome di un ordine naturale del quale sono parte la famiglia e la società, contrapposto a qualsiasi forma organizzativa non liberamente concordata. L'antistatalismo si accompagna al rifiuto della religione e delle chiese come forma di alienazione dell'uomo, in quanto da esse trae origine lo spirito autoritario che poi si determina nelle istituzioni politiche. Nell'anarchismo esistono tuttavia anche interpretazioni di tipo religioso (Tolstoj) che vedono il messaggio di Cristo come negazione dello stato. Una costante dell'anarchismo è l'idea che la vita sociale deve fondarsi su rapporti volontari liberamente stipulati. Agli inizi del Novecento si formarono energici filoni anarchico-sindacalisti negli Stati Uniti, in Francia e Spagna (durante la guerra civile, 1936-1939). Dopo la seconda guerra mondiale, l'anarchismo è praticamente scomparso dalla scena politica. Il patrimonio migliore delle idee anarchiche viene ripreso da vari gruppi politici, in particolare per difendere le esigenze di libertà dell'individuo (privacy), e contribuisce all'umanizzazione delle organizzazioni statali. 


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