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neoplatonìsmo, sm. Indirizzo filosofico sorto ad Alessandria intorno al II sec. e sviluppatosi fino al VI sec. Rappresentò l'ultima grande espressione del pensiero greco e cercò di conciliare, partendo dalle idee di Platone, il razionalismo greco con la mistica orientale. Elemento comune alle varie correnti il concetto dell'Uno considerato come il Bene, dalla cui emanazione derivano tutte le cose. L'influenza del neoplatonismo fu recepita dal pensiero della patristica e dalla teologia medievale, fino a ispirare il pensiero moderno, con la Scuola di Cambridge. La prima scuola neoplatonica (Alessandria, III sec.) iniziò con Ammonio Sacca ed ebbe in Plotino il principale esponente. La scuola di Pergamo (IV sec.) affrontò temi religiosi, riproponendo tesi politeistiche e fu seguita da Giuliano l'Apostata, imperatore dal 361 al 363. Alla scuola di Alessandria (VI sec.) appartennero Ipazia, Ierocle e Boezio). 


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