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Apocalisse Il termine, derivato dal greco (apokalypsis, rivelazione), indica uno scritto profetico attribuito all'evangelista Giovanni (ca. 95). L'opera, secondo la tradizione, sarebbe stata scritta nell'isola di Patmos durante l'esilio al quale Giovanni era stato condannato sotto l'imperatore Domiziano. Nell'area culturale ebraica esisteva una letteratura religiosa di tipo catastrofico come emerge soprattutto nel libro di Isaia (24-27) e in Daniele (7-12). Tuttavia l'Apocalisse per stile, prospettiva e genere letterario si stacca dai quattro vangeli e dalle lettere degli apostoli. L'Apocalisse riflette una situazione straordinaria di persecuzione e di pericolo. Nei capitoli 2 e 3 dell'Apocalisse vengono indirizzate sette lettere a comunità cristiane dell'Asia Minore. I cristiani di quella regione sperimentano un pesante clima di oppressione politica e religiosa da parte del potere romano invasore, il mostro che viene dal mare (Apocalisse cap. 13). Avvenimenti e personaggi sono visti come rappresentanti del Bene o del Male. Con un tono profetico nel quale passato e presente sono drammaticamente connessi e con un linguaggio allegorico e immaginoso, l'Apocalisse descrive il ritorno di Cristo e la sua definitiva vittoria sul Male, anche se l'oscurità sostanziale di numerosi passi può autorizzare interpretazioni diverse. 


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