Enciclopedia

àrabi Popolazione del ceppo semitico occidentale, originaria forse della parte meridionale della penisola arabica. La divisione in tribù politeistiche, sia stanziali e agricole che nomadi, fu superata con la venuta di Maometto che con la nuova religione diede anche l'unità politica; ciò contribuì al forte impulso all'espansionismo del periodo fra i il VII e il XIII sec., corrispondenti al dilagare dell'espansione araba a nord in Persia, Siria e Palestina, a ovest in Sicilia, Africa settentrionale e Spagna. In seguito l'impero si scisse in territori autonomi, tra cui Siria ed Egitto, indebolendosi e cedendo alle invasioni mongole e turche: il periodo tra il XII e il XIII sec. vide il califfato o titolo di vicario del profeta al centro delle lotte che ne caratterizzarono i tentativi di acquisizione dalle dinastie degli Omayyadi e degli Abbasidi. In Spagna la fine dell'egemonia araba fu segnata dalla sconfitta di Granada nel 1492. Dopo la prima guerra mondiale si assiste alla formazione degli stati di Egitto, Arabia Saudita, Yemen e Iraq mentre dopo la seconda raggiungono l'indipendenza Siria, Libano e stati nordafricani riuniti nella Lega Araba. 
Nella civiltà araba sono confluite sia le culture occidentali che orientali, mediando fra la scienza ellenistica, la matematica indiana e l'astronomia persiana; pensatori quali Averroè, medici e grandi matematici hanno di rimando influenzato l'occidente. La lingua araba è oggi parlata da oltre cento milioni di persone, a testimonianza degli antichi splendori; si scrive da destra a sinistra e l'alfabeto conta ventotto segni. La letteratura vede il Corano o testo sacro come prima opera in prosa, assieme alle prime espressioni della tradizione orale raccolte nei Divani, o canzonieri di alcuni poeti. In seguito l'influsso persiano portò la poesia verso accenti più raffinati, mentre in oriente e in Spagna fioriva sulle orme di al-Hariri una prosa satirico-fantastica. Notevoli le produzioni storico-favolistiche de Le mille e una notte coincidenti con il decadentismo arabo. L'arte islamica è unitaria e determinata da esigenze religiose: non essendo rappresentabile la figura umana, si ricorre ai motivi vegetali stilizzati e intrecciati. Sotto i califfi Omayyadi di Damasco (661-750) sono realizzate le grandiose opere della moschea di Damasco e il tempio della Roccia di Gerusalemme, con richiami alle basiliche classiche e alle opere cristiane. Sotto gli Abbasidi (750-1258) di Baghdad furono invece accolte le soluzioni irano-mesopotamiche: notevoli i palazzi-castello costruiti nel deserto con i motivi a mosaico e in pietra traforata e il minareto a spirale di Samarra. In Spagna si segnala la moschea di Cordoba per il doppio ordine di arcate bicolori e lo stile moresco di cui l'Alhambra è esempio principale. La ceramica, la lavorazione del legno e del cristallo di rocca si affermano al Cairo. Con la dominazione turca prevale la mattonella smaltata policroma come elemento decorativo mentre le moschee vedono aprirsi ai loro lati vaste sale cui si accede da un'arcata monumentale. 


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