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Aristòtele (Stagira 384-Calcide 322 a. C.) Filosofo greco. Aristotele nacque a Stagira, piccola città della penisola calcidica, nella seconda metà dell'anno 384 a. C. Stagira si trovava in una regione che sarebbe diventata un punto d'incontro tra la civiltà greca e quella macedone. Discendeva da famiglie di medici, da cui forse il suo interesse per la biologia. 
Nel 367 a. C. Aristotele si recò ad Atene per entrare all'Accademia, la scuola che Platone aveva fondato nel 387 a. C. In questo periodo Platone si trovava a Siracusa e aveva affidato l'Accademia ad Eudosso di Cnido. Secondo i programmi dell'Accademia gli studenti avrebbero dovuto studiare per i primi dieci anni le discipline matematiche (aritmetica, geometria piana e solida, astronomia e armonica) e in seguito la dialettica. Aristotele avrebbe quindi dovuto terminare i propri studi matematici nel 357 a. C. ma probabilmente esordì prima di questa data con un'opera, oggi perduta, di argomento diverso dalla matematica e dalla dialettica, il Grillo. Nel 362 a. C. nella battaglia di Mantinea era morto Grillo, il figlio di Senofonte, e Aristotele, come molti altri retori del tempo compose per lui un elogio. Questa prima opera era il lavoro di un giovane accademico che stava per iniziare gli studi di dialettica e probabilmente anche la sua professione di fede in una politica ferma e precisa. In seguito Aristotele avrebbe dovuto iniziare gli studi di dialettica. Era comunque un periodo molto delicato per l'Accademia, con Platone al suo secondo e terzo viaggio a Siracusa, intento a scrivere i dialoghi sul fervore delle discussioni sulla dialettica che si svolgevano all'Accademia. Aristotele imparò quindi l'arte del dialogo, la tecnica della dialettica, la tecnica dell'analisi o risoluzione che consisteva nel riportare una questione ai suoi presupposti per saggiarne la validità. Frutto di questi insegnamenti furono le raccolte di tesi, divisioni, termini contrari, dei quali si ritrova traccia negli elenchi antichi delle opere di Aristotele. Sicuramente Aristotele prese parte alle discussioni sulla dialettica che si stavano svolgendo nell'Accademia; espose in una sua opera, Sul bene, gli insegnamenti appresi dalla viva voce dell'anziano Platone e nell'opera Sulle idee espose gli argomenti a favore della dottrina delle idee. Nel frattempo pubblicò come altri suoi colleghi dialoghi di tipo platonico, sui quali non si sa quasi nulla. 
Fu probabilmente un accanito lettore e un accurato commentatore dei libri che leggeva; nei cataloghi antichi si trovano i titoli delle sue opere dedicate alla raccolta delle dottrine di medici, di filosofi, di fisici, di trattati di dialettica, di economia, di etica e di studi sui poeti. 
Probabilmente tenne alcuni corsi di insegnamento e un corso di retorica pomeridiano all'Accademia, ma è difficile attribuire un esatto riferimento cronologico a questi avvenimenti. 
Circa dieci anni dopo il Grillo pubblicò il Protreptico che in un certo senso è la conclusione del suo apprendistato presso l'Accademia e la dichiarazione di fede verso gli ideali della scuola platonica. Il Protreptico è rivolto a un principe cipriota, Temisone, e sembra un saggio di retorica filosofica, contrapposta alla retorica di Isocrate. Probabilmente alla base di questa opera non ci fu solo una disputa scolastica ma anche un gioco politico più complesso legato ai rapporti di Aristotele con la corte macedone. 
Nella primavera del 347 a. C. morì Platone, ad Atene il partito antimacedone deteneva il potere e Aristotele si trovava ad Atarneo, nel territorio di Ermia, amico di Filippo di Macedonia e dell'Accademia; inoltre per la direzione dell'Accademia venne preferito ad Aristotele il nipote di Platone, Speusippo. Aristotele, trovando Atene poco sicura, decise di lasciare la città. Si trasferì ad Asso, nei territori di Ermia, dove aprì una scuola nella quale svolse attività filosofica, insieme ai colleghi accademici che lo avevano seguito. Intanto nella vita di Aristotele erano avvenuti mutamenti che avrebbero influito sul suo pensiero. Ad Asso iniziò probabilmente la collaborazione con Teofraso di Ereso, che diventò suo amico e in seguito suo erede. 
Nel 345 a. C. Aristotele si trasferì a Mitilene nell'isola di Lesbo e nel 343 a. C. a Mieza come precettore di Alessandro, figlio di Filippo il Macedone. Il patrimonio culturale che Aristotele portò con sé in Asia Minore era ancora ispirato al platonismo, anche se con qualche differenziazione. Aristotele si era formato un nuovo ideale logico della scienza, una nuova filosofia dell'anima, dell'astronomia, una nuova etica della vita contemplativa. La critica che Aristotele rivolgeva alla teoria delle idee era che questa non spiegava la causa delle cose; il compito del sapere autentico era quello di trovare le cause delle cose. Così Aristotele si trovò di fronte al problema di elaborare una scienza suprema che fosse scienza delle cause supreme. La filosofia astronomica soddisfaceva questa esigenza, in quanto studiava l'ordine dei cieli dovuto all'azione dei motori immobili, cause ultime e divine dei movimenti celesti. Ma tutto ciò era limitato solo alla sfera celeste; si doveva cercare una scienza suprema di tutto l'essere, in tutti i suoi aspetti. Durante il soggiorno ad Asso Aristotele si dedicò alla revisione della filosofia astronomica e il primo abbozzo di questo tentativo costituì il I e il II libro della Fisica. In essi, esaminando la natura del movimento, cercò innanzitutto di mettere in luce ciò che rimane costante nel movimento. Egli elaborò la teoria caratteristica della sua filosofia, quella cioè delle quattro cause. Secondo Aristotele quattro sono le cause del movimento: quella formale (la forma), quella materiale (tutto ciò che appartiene alla sostanza), quella finale (ciò che è in atto come termine al quale ciò che è in potenza tende) e quella efficiente (sostanza già in atto che mette in moto ciò che è ancora in potenza). 
Nel 340 a. C. sposò Pizia e si stabilì a Stagira, mentre Alessandro assumeva le prime responsabilità politiche. Questo per Aristotele fu un nuovo periodo nel quale, tralasciando le discussioni filosofiche, si dedicò alla biologia, alle osservazioni personali, alla preparazione delle grandi opere biologiche quali la Storia degli animali, le Parti degli animali e la Generazione degli animali, agli scritti psicologici raccolti sotto il titolo collettivo di Parva naturalia che comprendono studi sulla memoria, sui sogni, sulla sensazione. Si può trovare in questo periodo un Aristotele empirico che raccoglie e organizza una grande quantità di materiale, direttamente osservato, oppure derivato da osservazioni altrui. Nelle opere biologiche è presente ancora il tentativo di costruire una scienza fisica autonoma e dimostrativa. Nella concezione dell'universo Aristotele accettò e perfezionò il sistema geocentrico elaborato da Eudosso nel IV sec. a. C. Il mutamento avvenuto in Aristotele si traduce nel fatto che la teoria degli elementi, al centro delle precedenti opere come l'Universo, La nascita e la morte, la Meteorologia, è scomparsa ed emerge il concetto di organismo e della sua struttura interna. Nel I libro delle Parti di animali Aristotele cerca di trovare l'ordine stabilito dalla natura anche nel regno mutevole delle piante e degli animali. 
Nel 338 a. C., dopo la vittoria di Filippo a Cheronea, Aristotele e Callistene si stabilirono a Delfi dove iniziarono ricerche negli archivi del santuario sui vincitori delle gare greche, sui giochi panellenici e sulle composizioni letterarie per quelle occasioni. In questo periodo Aristotele rivolse la propria attenzione alle grandi istituzioni culturali della Grecia e in particolare alla storia letteraria e teatrale, accompagnate da un intensa indagine storica. Forse in questo periodo Aristotele iniziò anche ricerche sulla politica delle città greche, sulle loro costituzioni e sulla loro giurisprudenza politica. 
Nel 336-335 a. C. Filippo venne assassinato e Alessandro, divenuto re, distrusse Tebe. In questo modo in Grecia si ebbe un periodo di pace e ad Atene il partito antimacedone venne definitivamente sconfitto. Aristotele poté così tornare ad Atene, dove nel 338 a. C. era morto Speusippo ed era stato scelto come successore Senocrate. Aristotele fondò una scuola propria, il Liceo o Peripato, ritenuta da alcuni in opposizione all'Accademia, altri semplicemente separata ma senza essere in contrasto con l'Accademia. Tornato ad Atene Aristotele portava con sé nuovi insegnamenti, completamente differenziati dalla sua formazione platonica e anche una nuova visione della politica. Nel III libro della Politica cercò di individuare un piano oggettivo di indagine politica che non fosse necessariamente la ricerca della miglior forma di governo possibile. Non si deve partire da un concetto ideale di città ma far sì che la città assicuri ai cittadini il vivere bene inteso come vivere secondo virtù. Le costituzioni possono essere monarchiche, aristocratiche o democratiche; l'aspetto importante è che il potere venga esercitato nell'interesse dei governati. Nei libri IV, V e VI della Politica Aristotele affrontò il problema dell'equilibrio interno di una città, ora che si stava affacciando una nuova classe media. 
In questi anni compose opere che mettevano in collegamento la nuova biologia, la fisica astronomica e la filosofia generale. Esempi sono i libri VII, VIII e IX della Metafisica, L'anima e l'Etica Nicomachea. In questi libri della Metafisica egli afferma che l'essere ha molti significati che si distribuiscono in varie categorie, ma tutto l'essere e ogni essere, da quello divino dei cieli all'ultimo essere terrestre, appartengono allo stesso essere e perciò per Aristotele il mondo è pieno di dei. 
Nell'Etica Nicomachea Aristotele, trattando le virtù intellettuali, distingue intelligenza, scienza e sapienza. La scienza è la capacità di dedurre dai principi, l'intelligenza è la capacità di cogliere i principi con l'intuizione intellettuale, la sapienza è la capacità di cogliere i principi e di dedurre il corpo delle scienze. Le virtù sono divise in virtù pratiche, che rappresentano il giusto mezzo, cioè l'uso della parte razionale dell'anima per temperare gli eccessi delle emozioni, e le virtù intellettuali che consistono nell'uso retto della ragione. 
Nel giugno del 323 a. C. morì Alessandro e ad Atene il partito antimacedone tornò forte. Aristotele restò ad Atene ma l'atmosfera si fece pesante e si profilò per lui un processo per empietà. Partì quindi per la città di Calcide, nell'isola di Eubea, dove la madre gli aveva lasciato una casa. Trascorse questo ultimo periodo della sua vita nella solitudine; morì nell'autunno del 322 a. C. 
L'opera di Aristotele, grazie ad Averroè e a San Tommaso che contribuirono alla diffusione, assunse nel medioevo caratteristiche di autorità e verità indiscutibili, per scalfire le quali occorrerà attendere l'affermarsi dell'empirismo galileiano. 


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