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Sòcrate (Atene 469-399 a. C.) Filosofo ateniese. Nacque ad Atene nel 470 ca a. C. dallo scultore Sovronisco e da Fenarete appartenente alla tribù Antiochide nel demo di Alopece. Il padre era un uomo molto stimato nel suo demo; la madre molto probabilmente apparteneva a una buona famiglia e sembra aiutasse le amiche a partorire. Socrate venne educato come tutti gli altri giovani del suo tempo, studiando musica, poesia e ginnastica. Da giovane esercitò inizialmente l'arte del padre. Appartenente alla classe media e senza mai conseguire lauti guadagni con il proprio lavoro, dispose di qualche rendita che gli permise di vivere e di potersi permettere ancora a quarantasei anni di prestare servizio militare come oplita, fornito di completa armatura. Lasciò sempre all'amico Critone il compito di amministrare le sue rendite. Scarse sono le notizie sulla sua vita, le occupazioni e gli spostamenti di Socrate negli anni dal 455 al 432 a. C., cioè nel periodo di Pericle. Molto probabilmente ebbe contatti con Parmenide e Zenone di Elea; è possibile che abbia conosciuto Anassagora, del quale sicuramente lesse il libro, il fisico Archelao e Diogene; fu probabilmente per un certo periodo a capo della scuola ionica in Atene. È noto che fu in buoni rapporti con Aspasia e che ebbe contatti con sacerdoti e sacerdotesse. Si sa con certezza che nel 427 a. C. fu ad Atene dove si mise in contatto con Gorgia e Protagora. Tornò ancora ad Atene nel 443 circa e di nuovo nel 432, 431 e nel 421. Gli anni dal 432 al 429 a. C. videro Socrate impegnato nella campagna di Potidea in qualità di oplita. Nel 432 nel corso di una battaglia durante la quale gran parte dell'esercito ateniese dovette ritirarsi, Socrate salvò Alcibiade, ferito, e volle che il premio fosse assegnato allo stesso Alcibiade. Si narra che durante l'assedio di Potidea si comportò sempre in modo valoroso, senza mai lamentarsi per il freddo e i disagi e senza mai esporsi a inutili pericoli. Nel 428 a. C. tornò ad Atene dove riprese la sua attività e i suoi dialoghi. Quattro anni più tardi fu nuovamente in guerra e anche in questa occasione si comportò coraggiosamente durante il ritiro degli ateniesi di fronte ai beoti, riuscendo a salvare Lachete. Nel 422 a. C. combatté ad Anfipoli, quindi tornò ad Atene dove si stabilì definitivamente. In questi anni sposò Santippe, dalla quale ebbe tre figli, Lamprocle, Sofronisco e Menesseno. Rivestì cariche importanti nel governo della città. Nel 406-405 a. C. fu membro del consiglio dei Cinquecento. Si oppose al capo dei Trenta Tiranni, Crizia, quando questi gli ordinò di arrestare il democratico Leonzio di Salamina. In seguito Crizia per vendicarsi emanò una legge che vietava l'insegnamento dell'arte della dialettica. Nel 399 a. C. su accusa pubblica scritta presentata da Meleto e appoggiata da Anito e da Licone Socrate venne processato per empietà, perché non riconoscendo come dei quelli dello stato, aveva introdotto nuove divinità ed era un corruttore dei giovani. Un tribunale composto da cinquecento cittadini con una maggioranza di centoquaranta voti lo condannò a morte. La sentenza venne rinviata perché essendo il periodo delle feste Delie nessuno poteva essere giustiziato. Dopo un mese, al tramonto del sole, Socrate salutò Santippe e i figli e bevve la cicuta. Socrate fu un uomo sempre consapevole delle proprie responsabilità davanti a sé e ai propri cittadini, pronto a pagare di persona per ogni sua azione. Non lasciò, volutamente, alcuna testimonianza scritta. Portò avanti la sua politica che consisteva nello stimolare le capacità dialettiche e il pensiero, senza fare ricorso a messaggi sacerdotali e profetici per l'umanità, ma riferendosi agli uomini di cultura o nell'ambito di una determinata situazione politica. Non esiste una vera e propria filosofia di Socrate ma egli può essere assunto come simbolo del filosofare. 


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