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Stàti Unìti Repubblica Federale dell'America Settentrionale; confina a nord col Canada, a sud col Messico; le coste sono bagnate a est dall'oceano Atlantico, a sud dal golfo del Messico e a ovest dall'oceano Pacifico. 
Il territorio statunitense include tutti i principali tratti morfologici dell'America settentrionale; si tratta, procedendo da est a ovest, dei monti Appalachi, delle pianure centrali, delle Montagne Rocciose, con gli altopiani interconnessi e delle catene costiere prospicienti l'oceano Pacifico. 
La pianura costiera orientale, affacciata all'Atlantico e al golfo del Messico, è una fascia che va dalla foce dell'Hudson al corso del Rio Bravo del Norte/Rio Grande, più stretta nella parte settentrionale e man mano più ampia verso sud. La costa è più articolata a nord, incisa profondamente dagli estuari di numerosi fiumi e si fa più bassa, orlata da cordoni sabbiosi nella parte meridionale, in particolare quella che si affaccia sul golfo del Messico, dominata dal delta del Mississippi; la piattezza dell'entroterra rende il deflusso delle acque molto lento e favorisce la formazione di zone acquitrinose. 
A ridosso delle costa orientale, in direzione nord-est/sud-ovest, si snoda il sistema degli Appalachi; esso è costituito, dal Maine all'Alabama, da una serie di rilievi di modesta altitudine; più a sud, oltre la valle del fiume Hudson, si estendono i monti Adirondack (monte Marcy, 1.629 m) e le catene parallele degli Allegheny e della Blue Ridge (monte Mitchell, 2.037 m), digradante verso l'interno con una serie di altopiani (monti Catskill, altopiano del Cumberland). 
Fra il sistema appalachiano e le Montagne Rocciose si allarga la vasta regione delle pianure interne (Interior Plains), che si spinge a nord fino alla regione dei grandi laghi, con il cosiddetto Bassopiano Centrale; la gigantesca pianura alluvionale del Mississippi è mossa soltanto dalla regione montuosa degli Ozark e degli Ouachita. 
Le pianure interne si elevano gradualmente verso ovest in una fascia di altopiani che giungono fino ai piedi delle Montagne Rocciose; si tratta di un grande sistema montuoso formato da una serie di catene e da altopiani elevati, che si frappongono e ostacolano le comunicazioni tra le due coste. La parte più compatta coincide con la Front Range, in Colorado, in prossimità della quale sorge il picco più alto (monte Elbert, 4.399 m), e le Sangre de Cristo Mountains; verso nord i rilievi si aprono in uno dei più vasti altopiani, quello del Wyoming, dominato da grandiosi dorsali: i monti Uinta a sud-ovest, la catena del Wyoming a nord-ovest, Telon Range a nord, che si prolunga ulteriormente nella Bitteroot Range. 
Il versante occidentale delle Montagne Rocciose digrada verso una serie di altopiani, orlati a loro volta a ovest da una lunga serie di catene a ridosso della costa del Pacifico. 
I tre principali altopiani sono quelli del Columbia, del Colorado, dal nome dei fiumi che li solcano, e il Gran Bacino, caratterizzato per le profonde depressioni (valle della Morte, 86 m sotto il livello del mare) e dalla presenza dei laghi salati (Gran Lago Salato, lago Utah, lago Lahontan). 
La regione dei bacini interni è chiusa a ovest da una serie di catene parallele: la Catena delle Cascate a nord, la Sierra Nevada, dove si erge il monte Whitney (4.418 m) e la Catena Costiera lungo la costa, divisa in due dalla valle del Sacramento. 
I fiumi principali si snodano nella zona delle grandi pianure. Il bacino più rilevante è costituito dal sistema Mississippi-Missouri, che porta al golfo del Messico anche le acque di numerosi affluenti, fra i quali il Wisconsin, l'Illinois, l'Ohio, il Tennessee da sinistra, il Platte, il Kansas, l'Arkansas e il Red River da destra. 
Al golfo del Messico scendono anche, tra gli altri, il Rio Grande, il Brazos, il Trinity, l'Alabama. 
I fiumi del versante atlantico hanno sviluppo assai inferiore (Hudson, Potomac, Savannah), ma assumono tuttavia grande importanza economica, sia per la produzione di energia elettrica, che per la navigazione. 
All'oceano Pacifico scendono il Columbia (cui confluiscono le acque dello Snake e del Willamette), il Sacramento e infine il Colorado, che scorre nel Grand Canyon, spettacolare solco scavato dal fiume, e sfocia nel golfo di California. 
I laghi sono numerosi; i più estesi sono il Michigan, l'Huron, l'Erie, l'Ontario e il lago Superiore, situati nella sezione nordorientale del paese, dei quali tuttavia solo il primo appartiene interamente agli USA, mentre gli altri appartengono in parte al Canada. 
Per la grande estensione del territorio, sia in latitudine, sia in longitudine, le condizioni climatiche sono estremamente varie. La costa atlantica settentrionale ha un clima di tipo marittimo con inverni rigidi, estati calde e piovosità abbondante, ma verso sud risente dell'influsso della Corrente del Golfo, e si riscontrano, come in Florida, caratteristiche sub tropicali; la regione degli Appalachi ha un clima umido sul versante orientale, ma arido e ventoso verso le pianure interne, dove diventa continentale. 
La regione delle Montagne Rocciose risente sia della distanza dal mare che dell'altitudine; il clima è fortemente continentale, a tratti decisamente arido. 
La costa del Pacifico, per l'influenza della corrente calda della California, ha un clima mite e piovoso a nord, sempre più arido e con piovosità invernale di tipo mediterraneo a sud. 
La capitale della confederazione è Washington, principale centro politico e amministrativo, dove è ubicata la Casa Bianca, sede del presidente degli Stati Uniti. 
New York è la più notevole tra le megalopoli della costa atlantica, centro industriale, finanziario, commerciale, attivissimo porto, ma anche centro di grande fermento culturale. 
Numerose sono le città la cui area urbana supera il milione di abitanti; tra queste si possono annoverare Filadelfia, polo urbano e industriale della Pennsylvania; Baltimora, anch'essa fortemente industrializzata; Boston, porto attivissimo, centro commerciale, industriale, finanziario, e culturale (università di Harvard, la più antica degli USA); Pittsburgh, uno dei massimi centri siderurgici del mondo; Cleveland, anch'essa con grandi impianti siderurgici; Detroit, capitale mondiale dell'automobile; Chicago, sede di industrie anche legate all'agricoltura e all'allevamento delle regioni interne. 
Nella valle del Mississippi i principali centri urbani sono Minneapolis, Memphis, Saint Louis e New Orleans, porto di fondazione francese presso la foce del Mississippi. Dallas e Houston sono attivissimi centri industriali e petrolchimici. 
L'ovest è ancora scarsamente popolato; vi sorgono Denver, con varie industrie attinenti ai settori agricoli, zootecnici ed estrattivi; Salt Lake City, sede di attività industriali e minerarie; Phoenix, vivacissima per commerci e industria leggera ad alta tecnologia. 
Le metropoli californiane sono San Francisco e Los Angeles, sedi di commerci e di impianti nel settore aeronautico e aerospaziale, San Diego, San Bernardino. 
Sulla costa del nord-ovest si trova Seattle, grosso centro industriale, nonché attivissimo porto sull'oceano Pacifico. 
L'economia statunitense è la più evoluta e la più ricca del mondo. Alla base del suo sviluppo c'è innanzitutto un ambiente naturale propizio, largamente dotato delle più variate risorse, sia di superficie che del sottosuolo. Inoltre altri fattori, prima tra tutte la stabilità politica, hanno contribuito al primato mondiale degli Stati Uniti in molti settori dell'economia, sia per quantità prodotte, che per produttività raggiunta. 
La superficie coltivata è pari al 45% del territorio nazionale. Oltre alle ottime risorse naturali, si deve tenere conto dell'estrema razionalizzazione del loro sfruttamento e di un altissimo grado di meccanizzazione. 
Una prima distinzione del territorio individua due zone, l'ovest, dalla costa fino all'incirca al 100° meridiano, caratterizzata da clima arido e da capillari opere di irrigazione e l'est dal 100° meridiano all'Atlantico, dal clima più favorevole. Si usa inoltre compiere un'ulteriore distinzione del territorio in aree dette belts (fasce), relativamente uniformi per superficie e clima, ciascuna estensivamente destinata a una monocoltura. 
La spring wheat belt, zona del grano primaverile, è la regione nordatlantica e dei Grandi Laghi, che ha promosso attività agricole in grado di fornire prodotti richiesti dalle città, come ortaggi, frutta, prodotti caseari; le condizioni ambientali sono soprattutto favorevoli all'allevamento in stalle; nella Nuova Inghilterra è diffusissimo l'allevamento dei volatili da cortile. 
La corn belt, la cintura del mais, occupa la sezione nordorientale delle Pianure centrali (Iowa, Illinois, Indiana, Missouri e Nebraska). 
La cotton belt, cintura del cotone, a sud della corn belt, è tradizionalmente occupata da immense piantagioni di cotone, ma recentemente vede l'introduzione, con successo, anche di nuove colture più redditizie, come la soia. 
La subtropical belt, individuabile nella fascia costiera del golfo del Messico e della penisola di Florida, è caratterizzata da colture subtropicali, quali frutta (agrumi, ananas), ortaggi e canna da zucchero. 
La dairy belt, la cintura casearia, si estende a ovest del Mississippi, dove diffuso è l'allevamento estensivo dei bovini da carne, specie nelle praterie più povere, ai piedi delle Montagne Rocciose. Nell'ovest semi-arido si praticano colture varie, dal cotone alla frutticoltura, anche di tipo subtropicale. 
Infine l'area californiana presenta colture subtropicali, specialmente frutta, agrumi e ortaggi. 
Per completare il quadro delle colture cerealicole vanno ricordati il sorgo (Arizona), l'orzo (Dakota del nord), l'avena (Minnesota) e il riso, presente nelle zone irrigue del sud e sud-ovest. Ingente è la produzione di patate, coltivate soprattutto negli stati settentrionali e larga diffusione ha anche la patata dolce. 
Le principali produzioni orticole riguardano i pomodori, le cipolle, i cavoli e i fagioli; ortaggi e frutta alimentano una fiorente industria conserviera. 
La cotonicoltura statunitense alimenta una poderosa industria olearia; tra le oleaginose predomina però nettamente la soia, seguita dal girasole, dalle arachidi e dal lino. Tra le altre colture industriali vanno ricordati il tabacco, la barbabietola e la canna da zucchero. 
Molto ingente è il patrimonio boschivo, che ricopre oltre il 30% del territorio nazionale e che viene razionalmente sfruttato, dando origine a una rilevantissima produzione di legname e di prodotti collaterali, in particolare pasta di legno e carta. 
All'allevamento dei bovini si affianca quello dei suini, mentre per quanto riguarda ovini e soprattutto caprini le cifre sono piuttosto modeste. Importante e razionalmente organizzato è invece l'allevamento dei volatili da cortile. 
La pesca, ottimamente organizzata, dispone di una flotta peschereccia modernamente attrezzata. Data l'estensione delle coste su latitudini molto diverse, ampia è la gamma del pescato: sgombri, sardine, aringhe, acciughe, tonno, sogliole, salmoni, merluzzi, tartarughe e ostriche. Una parte significativa alimenta un'attiva industria conserviera. 
Le risorse minerarie e le fonti di energia sono imponenti. 
Tra i minerali metallici spiccano il ferro, che ha i suoi più importanti depositi nella zona del lago Superiore; il rame, estratto in Arizona, Montana e Utah; l'uranio, nel New Mexico, nel Wyoming nel Colorado, lo zinco, nel Tennessee, nell'Idaho, nello Stato di New York e nel Colorado. Si estraggono inoltre stagno e bauxite. 
In generale la produzione dei minerali metallici tende a diminuire nel tempo e comunque non soddisfa l'ingente domanda dell'industria nazionale, che ricorre a forti importazioni da giacimenti sudamericani, posti peraltro sotto il diretto controllo di società statunitensi. 
Discreta è la produzione di minerali preziosi (argento, radio, vanadio e mercurio); l'estrazione dell'oro è tuttavia limitata per ragioni di politica monetaria. 
Tra i minerali non metallici notevoli sono le produzioni di marna da cemento, zolfo e fosfati. 
Alla base della potenza industriale statunitense è tuttavia la grandissima disponibilità di fonti energetiche. Gli Stati Uniti dispongono di ingentissimi giacimenti di carbone, petrolio e gas naturale. La disponibilità di energia idroelettrica è non meno rilevante, prodotta da impianti giganteschi, costruiti sui grandi fiumi. 
L'industria di base ha nella siderurgia un settore di eccezionale capacità produttiva, nonostante la grave crisi che attraversa. L'industria dell'acciaio è collocata principalmente nella regione dei Grandi Laghi, sulla media costa atlantica e in Alabama. 
L'industria metallurgica è particolarmente rinomata per la produzione di alluminio, e in generale per la lavorazione dei minerali, sia di produzione interna, che di provenienza sudamericana; notevoli impianti sono infatti sorti nelle vicinanze dei porti atlantici e del golfo del Messico. Si lavorano ferro, rame, piombo, zinco, magnesio e uranio. 
L'industria meccanica ha conseguito uno sviluppo senza eguali nel mondo e ha i suoi settori di punta nell'industria automobilistica e aeronautica. 
Il settore automobilistico, pur avendo ceduto il primato al Giappone, ha dimensioni pur sempre colossali; si concentra nel Michigan, in particolare a Detroit, e fa capo a poche grandi compagnie, tra le quali predomina la General Motors. 
Proporzioni colossali ha anche l'insieme delle attività indotte, tra cui spicca l'industria della gomma. 
Nelle zone sudoccidentali, a clima asciutto (il cosiddetto sun belt), dove il clima è particolarmente stabile, si sono insediate le industrie elettronica (Silicon Valley), areonautica (Seattle, Los Angeles, San Diego) e aerospaziale; queste attività richiedono un quantitativo di materie prime relativamente scarso, ma sono ad alto contenuto tecnologico e vedono l'incontrastato dominio degli Usa nella produzione mondiale. 
Meno importante, ma pur sempre di rilievo è l'industria navale, che annovera cantieri soprattutto sulla costa atlantica, ma, seppure in misura minore, anche sulle altre coste marittime e sui laghi interni. 
Le industrie chimica e petrolchimica possono senz'altro vantare il primato mondiale. Molti sono i settori: materie plastiche, detersivi, cosmetici, prodotti farmaceutici, tutti all'avanguardia, sostenuti anche da ingenti investimenti nella ricerca. L'industria petrolchimica viene condotta da un numero ristretto di grandi compagnie, che hanno sede prevalentmente nei porti del golfo del Messico e in prossimità delle aree di estrazione del greggio e possono vantare circa un terzo dell'intera produzione mondiale. 
Ingente è la produzione di cemento e di materiali da costruzione in genere. 
L'industria tessile è rappresentata soprattutto dai cotonifici, settore che non è rimasto indenne dalla concorrenza internazionale. Il lanificio è in pratica limitato agli stati nordorientali, l'industria della seta al New Jersey; il settore delle fibre tessili artificiali e sintetiche è invece sviluppatissimo e pone gli Stati Uniti al primo posto nella produzione mondiale. 
Il settore della trasformazione dei prodotti alimentari è estremamente vario e include macelli, complessi molitori, birrifici, zuccherifici, conservifici di carne, pesce, frutta, ortaggi; sviluppata è la manifattura di tabacchi. 
Infine, il settore terziario ha ormai assunto, nel suo complesso, un ruolo importantissimo nell'economia statunitense, contribuendo in misura sempre più significativa alla produzione del reddito nazionale e all'occupazione. Vanno ricordati i settori finanziari e bancario, la pubblica amministrazione, i trasporti, i settori della consulenza, le assicurazioni, il settore pubblicitario, quello medico-assistenziale, per non citarne che alcuni. 
Una menzione particolare va all'industria cinematografica, con sede principale a Hollywood. 
STORIA Nel XVI sec. i francesi si insediano nel Canada, mentre la Florida è annessa all'impero spagnolo. Nel 1607 ha inizio la colonizzazione inglese mentre i francesi proseguono la loro espansione lungo il Mississippi, fondando la Louisiana. A seguito di movimenti politici e religiosi in Inghilterra, l'immigrazione cresce notevolmente. Con fondazioni successive o tramite annessione dei territori olandesi si creano tredici colonie inglesi. Il sud (Virginia, Maryland), controllato da una società di piantatori proprietari di grandi domini e sfruttato grazie al ricorso agli schiavi neri, si oppone al nord (Nuova Inghilterra), borghese e mercantile, caratterizzato da un puritanesimo rigoroso. Nel 1763 alla fine della guerra dei Sette Anni, il trattato di Parigi esclude definitivamente la minaccia francese e apre l'ovest ai coloni inglesi. Le colonie sopportano a fatica l'autorità dell'Inghilterra e si rivoltano contro i monopoli commerciali della metropoli; nel 1774 un primo congresso continentale si riunisce a Filadelfia e nel 1775 il blocco di Boston inaugura la guerra di indipendenza, segnata dall'alleanza con la Francia. Il 4 luglio 1776 il congresso proclama l'indipendenza degli Stati Uniti e nel 1783 la pace di Parigi riconosce l'esistenza della repubblica federale degli Stati Uniti. 
La convenzione di Filadelfia nel 1787 elabora una costituzione federale, tuttora in vigore, e nel 1789 George Washington diventa presidente degli Stati Uniti. L'applicazione della costituzione sviluppa due tendenze politiche: i federalisti, sostenitori di un potere centrale forte, i repubblicani, desiderosi di conservare le libertà locali. Nel 1803 gli Stati Uniti acquistano la Louisiana dalla Francia ed escono vittoriosi (1812-1815) dalla seconda guerra di indipendenza, avviata dalla Gran Bretagna. Nel 1819 gli Stati Uniti acquistano la Florida dagli spagnoli e il repubblicano Monroe (1817-1825) conferma la volontà di neutralità degli Stati Uniti e la loro opposizione a ogni ingerenza europea nel continente americano. Nel 1837 l'elezione alla presidenza di Andrew Jackson segna una nuova tappa dell'evoluzione democratica delle istituzioni. A seguito della guerra contro il Messico (1846-1848), gli Stati Uniti annettono il Texas, il Nuovo Messico e la California. 
L'antagonismo tra il sud, agricolo e libero scambista, e il nord, in via di industrializzazione e protezionista, è aggravato dal problema dello schiavismo, sconfessato dal nord. Nel 1854 viene creato un partito repubblicano, risolutamente antischiavista e nel 1860 il suo candidato, Abramo Lincoln, è eletto alla presidenza. I sudisti dichiarano allora la secessione e si costituiscono in Stati Confederati d'America. I nordisti vincono la guerra di secessione (1861-1865) e aboliscono la schiavitù. Lincoln è assassinato. 
Gli stati sudisti sono privati delle loro istituzioni politiche e viene imposta loro l'eguaglianza civile dei neri e dei bianchi. Nel 1867 gli Stati Uniti acquistano l'Alaska dalla Russia e il paese entra nell'età dell'oro. La popolazione passa da poco più di 40.000.000 a più di 75.000.000 di abitanti, mentre il prodotto nazionale lordo è quadruplicato. La rete ferroviaria passa da 80.000 a 300.000 km. L'ascesa del grande capitalismo provoca per contraccolpo una grave crisi populista che contribuisce a formare e a rafforzare il sindacalismo. Nel 1898 gli Stati Uniti aiutano Cuba a raggiungere l'indipendenza ma le impongono la loro tutela e annettono Guam, Porto Rico e le Filippine. Il Panamá nasce sotto la tutela degli Stati Uniti, che si fanno cedere la zona del canale (acquistata nel 1914). Sotto la presidenza del democratico Theodor W. Wilson, gli Stati Uniti intervengono nel Messico (1914) e ad Haiti (1915). 
Entrati in guerra nel 1917, gli Stati Uniti hanno un grande peso nella soluzione rapida del conflitto, ma il presidente Wilson non riesce a far ratificare dal senato i trattati di pace e l'ingresso degli Stati Uniti nella Società delle Nazioni. I presidenti repubblicani Harding, Coolidge e Hoover si succedono al potere e rafforzano il protezionismo. L'assenza di ogni regola economica conduce alla sovrapproduzione e alla speculazione, mentre la proibizione dell'alcol (1919) favorisce il gangsterismo. Nel 1929 il crack nella borsa di Wall Street (giovedì nero) inaugura una crisi economica e sociale senza precedenti. Nel 1933 il democratico Franklyn D. Roosevelt sale alla presidenza. La sua politica del New Deal si sforza di rimediare con misure di indirizzamento dell'economia americana. Nel 1941 gli Stati Uniti entrano nella seconda guerra mondiale e compiono un formidabile sforzo economico e militare. 
Nel dopoguerra sotto la presidenza del democratico Truman, gli Stati Uniti affermano la loro volontà di opporsi all'espansione sovietica: è l'inizio della guerra fredda. Nel 1948 viene adottato un piano di aiuti economici all'Europa (piano Marshall) e l'anno successivo la firma del trattato dell'Atlantico Nord (NATO) rafforza l'alleanza delle potenze occidentali. Il presidente Truman impegna le forze americane nella guerra di Corea (1950-1953). I democratici Kennedy (assassinato nel 1963) e Johnson si sforzano di lottare contro la povertà e la segregazione razziale, non perdendo d'occhio la situazione internazionale (crisi di Cuba, 1962). Nel 1964 gli Stati Uniti intervengono direttamente nel Viet Nam. Il repubblicano Richard Nixon si riavvicina in modo spettacolare alla Cina (viaggio a Pechino) e migliora le proprie relazioni con l'URSS (accordi Salt). Nel 1973 il presidente ritira le truppe americane dal Viet Nam, ma lo scandalo Watergate lo obbliga a dare le dimissioni: gli succede il vicepresidente Ford. Nel 1977 i democratici ritornano al potere con Jimmy Carter. Il repubblicano Ronald Reagan (1981-1984) ridona un'impostazione offensiva alla politica estera (intervento militare a Grenada, 1983) e commerciale degli Stati Uniti; egli riesce a rilanciare l'economia americana e questo gli consente di essere trionfalmente rieletto (1984). Reagan rinnova il dialogo con l'URSS (incontri Reagan-Gorbaciov), culminato nel dicembre 1987 con la firma a Washington da parte di Reagan e Gorbaciov di un accordo per lo smantellamento dei missili a medio raggio in Europa. Continuando la linea politica di Reagan, il repubblicano George Bush porta avanti, agli esteri una politica di apertura (dialogo con l'URSS) e di fermezza (intervento militare a Panamá, 1989). All'interno, tuttavia, non riesce a risolvere i problemi economici e sociali. Nel 1991 gli Stati Uniti guidano la forza multinazionale che interviene contro l'Iraq (gennaio) e libera il Kuwait (febbraio). È sempre grazie alla loro iniziativa che si tiene la conferenza di pace sul Medio Oriente (ottobre). Nel 1993 il democratico Bill Clinton diventa presidente. Nel gennaio 1994 viene dichiarata la zona di libero scambio con il Canada e il Messico (NAFTA). Gli Stati Uniti sostengono lo sforzo di pace in Medio Oriente e intervengono ad Haiti (settembre) per riportare al potere J. B. Aristide. Le elezioni a metà mandato (novembre) sono vinte dai repubblicani che ottengono la maggioranza alla camera dei rappresentanti e al senato. Nel 1995 gli Stati Uniti si impegnano a far firmare l'accordo di pace sulla Bosnia-Erzegovina e partecipano ampiamente alla forza multinazionale incaricata di applicare tale accordo. Alla fine del 1996 Bill Clinton è rieletto presidente. Nel 1999 gli Stati Uniti sono i maggiori sostenitori dell'intervento militare della NATO in Kosovo. 
Abitanti-263.000.000 
Superficie-9.363.123 km2 
Densità-28 ab./km2 
Capitale-Washington 
Governo-Repubblica federale di tipo presidenziale 
Moneta-Dollaro USA 
Lingua-Inglese, spagnolo 
Religione-Protestante, cattolica con altre minoranze cristiane, ebraiche, musulmane 


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