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Babèle Grande città dell'Asia Anteriore antica, forse di origine sumera, conosciuta anche come Babilonia. Era posizionata sulla sponda sinistra dell'Eufrate, nel punto in cui il fiume è più vicino al Tigri. I suoi resti giacciono nei pressi di Hilla (Iraq). Verosimilmente esisteva già all'epoca dei sumeri; per più di due millenni fu tra le più belle e potenti città dell'antichità. Raggiunse il massimo splendore soprattutto sotto Sargon (circa 2300 a. C.), Hammurabi (circa 1700 a. C.) e Nabucodonosor II della dinastia caldea (605-562 a. C.). La città, di pianta rettangolare, era circondata da un muro doppio di 16 km di perimetro e da un largo fossato pieno d'acqua (la parte lungo la riva dell'Eufrate era fortificata). Le grandi vie conducevano a otto porte principali: dalla porta dedicata alla dea della fecondità, attraverso una specie di corridoio lungo 30 m, decorato con figure di leoni, si arrivava al tempio del dio Marduk e, poco più in là, alla torre di Babele, il simbolo biblico della sfida dell'uomo a Dio nella conoscenza. Dagli appartamenti reali del palazzo di Nabucodonosor si poteva accedere ai giardini pensili, una delle sette meraviglie dell'antichità. Questa zona era attraversata da canali congiunti all'Eufrate che alimentavano il fossato attorno alla città. Espugnata, danneggiata e ricostruita varie volte, fu invasa da Alessandro Magno (331 a. C.) e completamente bruciata dal satrapo parto Evemero (125 a. C.). Le rovine della città (segnalata da un enorme leone) furono descritte dai viaggiatori ma solo nella metà del XIX sec. ebbero inizio le ricerche a cui seguirono gli scavi di Koldewey (1899-1917). Nella Bibbia, la città è rappresentata come un centro di corruzione e di idolatria. 


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