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Voltaire (Parigi 1694-1778) Pseudonimo di François Marie Arouet, scrittore, filosofo e storico francese. Di formazione umanistica, di ricca famiglia borghese, studiò presso i giansenisti e i gesuiti, fu introdotto giovanissimo nella Societé du Temple, cenacolo parigino a orientamento libertino. Fu imprigionato due volte alla Bastiglia (ne fu una prima causa l'irriverenza verso il reggente espressa in versi), e fu esiliato in Gran Bretagna (1726-1729) dove maturò idee illuministe contrarie all'assolutismo feudale della Francia. Durante la prigionia scrisse la tragedia Edipo e il poema epico La lega o Enrico il Grande che venne ripubblicato col titolo di Enriade nel 1728. In Gran Bretagna scrisse Lettere agli Inglesi, per il quale venne di nuovo condannato, essendo l'opera punto di riferimento contro il vecchio regime. Ancora esule in Lorena (a causa dell'opera Storia di Carlo XII del 1731) alle tragedie Bruto e La morte di Cesare seguirono Maometto e Merope, insieme col trattato Gli elementi della filosofia di Newton e l'opera storiografica Il secolo di Luigi XIV. Dopo varie vicende, fu nominato storiografo e membro dell'Accadémie Française (1746), grazie al ravvicinamento con la corte, favorito da M.me de Pompadour. Soggiornò a Berlino (1749-1752) e poi a Ginevra e a Losanna (1755) nel castello di Ferney. Ormai ricco e famoso, fu punto di riferimento per tutta l'Europa illuminista. Entrò in polemica coi cattolici per la parodia di Giovanna d'Arco ne La pulzella d'Orleans, ed espresse la sua posizione nel romanzo Candido ovvero l'ottimismo (1759), in cui polemizza con l'ottimismo leibniziano: il romanzo è l'espressione letteraria più riuscita del suo pensiero, contrario a ogni provvidenzialismo o fatalismo. Da qui iniziò un'accanita polemica contro la superstizione e il fanatismo a favore di maggior tolleranza e giustizia. A tal proposito scrisse Trattato sulla tolleranza (1763) e Dizionario filosofico (1764). Scrisse, tra l'altro, i racconti Zadig (1747), Micromega (1752), L'uomo dai quaranta scudi (1767); le opere teatrali Zaira (1732), Alzira (1736), Maometto (1741), Merope (1743); i poemi Enriade (1728), Poema sul disastro di Lisbona (1756) e le importanti opere storiografiche Il secolo di Luigi XIV (1751) e Saggio sui costumi e sullo spirito delle nazioni (1756). I suoi resti riposano al Panthéon dove sono stati trasportati dopo la rivoluzione: malgrado il trionfo, alla morte gli fu negata la sepoltura ecclesiastica. 


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