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ugonòtto, agg. e sm. Nome derivante dal termine tedesco Eidgenossen (confederati), indicante gli aderenti al movimento protestante francese durante le lotte religiose nel XVI-XVII sec. Gli ugonotti, organizzati in comunità di tipo calvinista, assunsero, a partire dal 1535, una funzione politico-militare, opponendosi all'assolutismo della corona e rivendicando la libertà e i diritti delle altre classi sociali. Le tensioni che si vennero a creare e soprattutto il massacro degli ugonotti di Vassy (1562), fecero scoppiare un conflitto che contrappose gli ugonotti, sostenuti dall'Inghilterra, alla fazione cattolica, con a capo la famiglia Guisa e sostenuta da Francia, Spagna e dalla Chiesa. Il primo ciclo di battaglie si concluse con la pace di Saint-Germain-en-Laye (1570), con la quale gli ugonotti ottennero quattro places de sûreté (Cognac, La Charité, La Rochelle, Montauban). La strage della Notte di San Bartolomeo (1572) fece riaprire la battaglia, che assunse sempre più l'aspetto di uno scontro politico tra i Guisa e i Navarra e che si concluse con la vittoria di Enrico di Navarra, che salì al trono ed emanò l'editto di Nantes (1576) con il quale riconobbe libertà di culto e diritti politici e militari agli ugonotti. Alla sua morte (1610) vi furono nuovi conflitti, conclusisi con la caduta di La Rochelle (1628). L'editto di Nîmes (1629) revocò i privilegi accordati agli ugonotti da Enrico IV, lasciando loro solo la libertà di culto. Essi furono in seguito ancora vittima di repressioni, soprattutto a partire da 1680 per mano di Luigi XIV (editto di La Fontainbleau, 1685). 


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