Enciclopedia

Cardùcci, Giòsue (Val di Castello 1835-Bologna 1907) (o Giosuè) Poeta e critico letterario. Segna, nella nostra letteratura, la reazione al tardo romanticismo a favore di un nuovo classicismo; nel 1865 fondò a Firenze il gruppo degli Amici pedanti, repubblicano e antiromantico; diventò poi monarchico e fu il poeta dei conservatori, esaltatore della monarchia e cantore di una patria guerriera. Fu docente di letteratura italiana all'università di Bologna, nel 1860, esercitando un notevole ascendente sulle nuove generazioni. Malgrado le difficoltà di critica della giovinezza, fu alla fine il poeta ufficiale della nuova nazione. Nel 1890 fu nominato senatore a vita; fu il primo scrittore italiano a ricevere il premio Nobel per la letteratura (1906). Quando dovette lasciare l'insegnamento a causa della salute malferma, gli fu assegnata dal parlamento la stessa pensione che era stata di Alessandro Manzoni. Dopo aver esaltato in tante sue opere i temi del classicismo, dai quali attinse per la sua produzione giovanile, in seguito, nell'età più matura, interiorizzò maggiormente le sue poesie, toccando anche temi intimi e malinconici. In parallelo al poeta si espresse il critico e il pensatore, che lasciava trasparire nelle prose il carattere impetuoso e vivace insieme alla ricchezza del suo temperamento. Tra le sue opere poetiche, Juvenilia (1850-1860), Levia gravia (1861-1871), Rime nuove (1861-1887), Giambi ed epodi (1867-1879), Odi barbare (1877-1889), liberate dall'obbligo della rima, nelle quali Carducci toccò le più alte vette della sua poesia, Rime e ritmi (1898). Tra le opere di prosa, Confessioni e battaglie (1882-1884). Tra le opere di critica, Parini minore (1903), Parini maggiore (1907). 


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