Enciclopedia

elegìa, sf. (pl.-gìe) Componimento lirico mesto e doloroso. 
Nella letteratura greca antica, componimento poetico in distici, detti appunto elegiaci (esametro più pentametro). Nata come intonazione di versi nelle feste e banchetti, anche funebri, si diffuse nel Peloponneso durante il VII sec. a. C. Espresse in seguito contenuti patriottici con Archiloco, Tirteo, Callino, etico politici con Solone, Focilide, Senofane, Simonide di Ceo, erotici e malinconici con Mimnermo. Ripresa dai romani, Tibullo, Properzio e Catullo ne fissarono come caratteri distintivi la malinconia, la passionalità e l'erotismo. L'elegia ebbe particolare fortuna nel XVIII sec. in Francia (E. Lebrun, A. Chenier) e in Germania con F. Schiller, W. Goethe e F. Hölderlin. In Italia fu ripresa da Carducci, Pascoli e D'Annunzio. 


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