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espressionìsmo, sm. Movimento artistico, sviluppatosi in Europa nei primi anni del secolo, dapprima nell'ambito delle arti figurative, della letteratura, musica e cinema; implicava una posizione opposta all'impressionismo, ossia la totale applicazione dell'artista all'espressione dei sentimenti interiori. In pittura, l'elemento centrale era il colore intenso e la deformazione formale (V. Van Gogh, P. Gauguin, E. Munch). In letteratura era l'eliminazione degli elementi discorsivi per rendere più espressiva l'opera (A. Strindberg). In musica si ebbe una forte accentuazione del cromatismo fino a giungere allo stile atonale (dodecafonia). Con il termine espressionismo musicale si indicano le concezioni artistiche di A. Schönberg, A. Berg e A. Webern. Alcuni di questi compositori, e in particolar modo Schönberg, ebbero rapporti con V. Kandinskij e il gruppo Der Blaue Reiter: come i pittori progressivamente si allontanavano dal naturalismo, così essi si allontanavano dall'uso della tonalità percepita come linguaggio naturale dell'occidente. Soprattutto nelle composizioni vocali di questi musicisti si trovano aspetti caratteristici dell'espressionismo: atmosfere angosciate; canto spezzato e continuamente oscillante tra la parola sussurrata e il grido; la violenza degli effetti orchestrali; l'utilizzo di tecniche compositive che operano forti rotture nei confronti del linguaggio tradizionale. Per esempio, l'opera Wozzeck di A. Berg, rappresentata nel 1925, rappresenta un saggio straordinario di teatro musicale espressionista. La musica di Berg passa dall'atonalità più lacerata a momenti di lirismo, mantenendo sempre un grande equilibrio formale e una grande coerenza. Altre composizioni particolarmente significative sono i due drammi musicali Attesa e La mano felice di Schönberg e i Cinque pezzi opera 5 per quartetto d'archi di Webern. In pittura l'espressionismo arrivò a una totale realizzazione formale con i movimenti Die Brücke (E. L. Kirchner, K. Schmidt-Rottluff, E. Nolde e M. Pechstein) e Der Blaue Reiter (V. Kandinskij, F. Marc e A. Macke). Per gli espressionisti, la realtà deve essere vissuta dall'interno ed espressa in modo tale che tutti se ne sentano coinvolti. A questo scopo, essi scelgono modalità stilistiche caratterizzate da colori accesi, tratti marcati, forme esasperate e spesso deformate, tali da spingere l'osservatore a interrogarsi sul contenuto e sul significato dell'opera. Tra il 1925 e il 1945 l'espressionismo influenzò i maggiori artisti contemporanei; i poeti G. Heym e G. Trakl, F. Kafka, E. Toller, Alban Berg, la scuola viennese e per il cinema R. Wiene, Fritz Lang e F. W. Murnau. Il primo film espressionista viene considerato Il gabinetto del dottor Caligari (1919) di R. Wiene. Il film è un intreccio complesso di delitti, ipnotismi e ossessioni nel quale per la prima volta vengono utilizzate tecniche destinate a diventare veri e propri canoni estetici del cinema espressionista e a dar vita in seguito a semplici meccanismi, al cinema dell'orrore. F. Lang realizzò i capolavori espressionisti Metropolis (1926), M, il mostro di Düsseldorf (1931) e Il testamento del Dottor Mabuse (1933). F. W. Murnau realizzò tre film importanti Nosferatu il vampiro (1922), L'ultima risata (1924) e Faust (1926) nei quali l'espressionismo raggiunse un'assoluta perfezione formale. 


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