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anestesìa, sf. Condizione di abolizione completa della percezione sensitiva, che insorge in seguito alla sospensione degli impulsi nervosi derivanti dai recettori periferici e indirizzati alle cellule corticali. Viene distinta in farmacologica e in patologica; la prima, utilizzata nelle operazioni chirurgiche, è indotta attraverso la somministrazione di anestetizzanti che rendono insensibile la zona da operare; può essere periferica, o locale, oppure totale (o generale, o narcosi). L'anestesia patologica è imputabile a malattie e condizioni morbose di natura neurologica. Nel 1799 l'inglese Humphrey Davy praticò per la prima volta l'anestesia usando protossido d'azoto, ma l'anestesia moderna nacque solo verso il 1850. 


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