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antifascìsmo, sm. Movimento italiano contrario al fascismo, al quale gli esponenti diedero voce sia in parlamento sia attraverso organi di stampa, nel periodo compreso tra gli anni 1922-1924; la matrice, originariamente socialista e comunista, si allargò anche all'ideologia cattolica e liberale dopo l'assassinio di Matteotti (1924); dopo tale fatto l'antifascismo assunse carattere di clandestinità. All'estero, l'opposizione venne condotta da socialisti e repubblicani; nel 1927 nacque in Francia (Parigi) la Concentrazione antifascista mentre in Italia fu espressa dai comunisti, dal movimento Giustizia e Libertà (fondato nel 1929) e da intellettuali guidati da Benedetto Croce. Le prime affermazioni militari antifasciste, si ebbero durante la guerra di Spagna del 1937. Quando il paese entrò in guerra, l'antifascismo si fece sempre più compatto e, dopo l'8 settembre del 1943, si identificò con l'azione partigiana (Resistenza) e con i CLN (Comitati di liberazione nazionale). Queste organizzazioni e i rinati partiti formarono nel 1944 il governo guidato da Bonomi. A partire dal 1945 l'antifascismo ebbe un ruolo di controllo sia sui tentativi di neoformazioni fasciste, sia sulla politica antidemocratica dello stato. 


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