Enciclopedia

Mónti, Vincènzo (Alfonsine, Ravenna 1754-Milano 1828) Poeta e letterato. Fu a Roma dal 1778 sotto la protezione di don Luigi Braschi, nipote di Pio VI e scrisse alcune opere tra cui l'ode Prosopopea di Pericle (1779), i poemetti La bellezza dell'universo (1781) e Ode al signor di Montgolfier (1784), le tragedie Aristodemo (1786) e Galeotto Manfredi (1788) e un poemetto contrario alla rivoluzione francese La Basvilliana (1793). Nel 1799 si trasferì a Parigi, diventando aperto sostenitore di Napoleone e ottenendo la carica ufficiale di poeta (1804) del regno d'Italia. In questo periodo scrisse Il bardo della Selva Nera e La spada di Federico II, esaltando la figura di Napoleone. Con ll ritorno degli austriaci, nonostante alcune opere celebrative (Ritorno di Astrea, 1816), cadde in disgrazia e si dedicò a studi linguistici e letterari, partecipando alla polemica tra classicisti e romantici, nella quale prese le parti dei primi (Sulla mitologia, 1825). Altre opere furono la tragedia Caio Gracco (1800), la traduzione della Pucelle d'Orléans di Voltaire, L'invito a Pallade (1819) e la Proposta di alcune correzioni ed aggiunte al vocabolario della Crusca (1817-1826) nella quale prese posizione contro il purismo linguistico. Il capolavoro di Monti è comunque la traduzione dell'Iliade di Omero (1810). 


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