Enciclopedia

neolìtico, agg. e sm. agg. Che concerne l'ultimo periodo dell'età della pietra. 
sm. Periodo finale dell'età della pietra, caratterizzato dalla pietra lavorata. 
Periodo preistorico corrispondente all'ultima parte dell'età della pietra, compreso tra il Paleolitico e l'età dei metalli. Ebbe inizio tra il IX e il VII millennio a. C., con durata e sviluppo diversi secondo le zone. Il Neolitico è un periodo di grande importanza nella storia degli uomini abituati fino ad allora a dipendere dalla natura: l'uomo non vive più solo dei frutti che crescono spontanei, della pesca e della caccia ma inventa nuove tecniche e strumenti che gli consentono di addomesticare e allevare bestiame e lavorare la terra. Inizia l'era del Neolitico, che vede la formazione dei primi insediamenti umani, grazie all'incipiente pratica della coltivazione e dell'allevamento di capre e bestiame. I manufatti diventato più elaborati: accanto a punte e scalpelli di pietra levigata, nasce l'arte di modellare la ceramica. La selce e l'ossidiana (materiale di origine vulcanica) sono le materie prime che vengono estratte da primitive miniere e di cui nasce un fiorente commercio. I villaggi più antichi di cui sono stati ritrovati i resti sono localizzati nel Vicino Oriente, con Gerico, ad Hacilar (Turchia) e in generale nella zona della Palestina e dell'Iraq. Il Sahara, allora ricco di vegetazione, è abitato da cacciatori e da nomadi dediti alla pastorizia; anche qui si afferma la lavorazione della selce per produrre macine, punte di frecce, picconi e martelli. Nel Sahara inoltre sono rimaste tracce di arte primitiva costituita da incisioni e pitture sulle rocce. L'arte sahariana si divide in epoche, che prendono il nome dai soggetti delle incisioni: le opere più antiche sono dette del periodo bubalino (dal nome di un bovino oggi estinto), segue poi il periodo delle teste rotonde (maschere umane), il periodo bovidiano (in cui le opere raffigurano bovini e scene di allevamento), il periodo cavallino e il periodo camelino (da cammello). Quest'arte sahariana, iniziata intorno all'8000 a. C., si protrasse fino al 1500 a. C. 
Verso il 6000 a. C. si hanno i primi insediamenti in alcune zone dell'Europa, testimoniati da costruzioni di imponente grandezza, in pietra interrata. Si tratta prevalentemente di monumenti funerari; infatti le pratiche del culto dei morti erano divenute molto curate. I cadaveri erano ricoperti di ocra, circondati da vestiti e suppellettili, ornati da conchiglie, corna e denti di cervi. I cosiddetti monumenti megalitici comprendevano i menhir, una lastra di pietra conficcata in senso verticale nel terreno, i dolmen, in cui due lastre verticali ne sorreggono una posta orizzontalmente, e i cromlech, costituiti da più menhir disposti a cerchio. Queste costruzioni sono pervenute fino a noi e si possono ammirare in alcune zone dell'Europa settentrionale. Il più noto è il cromlech di Stonehenge (Gran Bretagna), che occupa circa 100.000 metri quadrati. I massi di calcare pesano circa cinquanta tonnellate e provengono dalla vicina località di Malborough. Il complesso di menhir di Karmario a Carnac (Morbihan) è composto invece da ben 982 massi. 
In questo periodo comincia a diffondersi in alcune zone dell'Italia settentrionale l'arte della lavorazione dei vasi in ceramica. La decorazione viene fatta imprimendo sulla superficie del vaso le impronte di conchiglie, oppure medianti graffi. Le località presso le quali è possibile ancora vedere i resti di queste forme primitive di arte sono Stentinello, Fiorano (Modena) famosa per i vasi decorati con motivi geometrici, Lagozza di Besnate (Varese) ove si possono trovare ceramiche dipinte di nero. 


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