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razionalìsmo, sm. Termine che designa le dottrine filosofiche per le quali tutta la realtà è regolata da leggi e principi razionali e pertanto come tale è accessibile alla ragione umana. In generale, l'atteggiamento di chi si affida allo strumento della ragione per verificare la veridicità di opinioni, credenze ecc. In origine il termine ebbe significato esclusivamente teologico e indicava l'accettazione delle sole verità fideistiche e teologiche rispondenti a criteri razionali, in contrasto con i dogmi dell'iperrazionalismo (San Tommaso), secondo i quali le verità dovevano essere accettate totalmente o parzialmente come rivelate. Successivamente il termine indicò il movimento filosofico iniziato da R. Cartesio nel XVII sec. che tentò di fondare tutta la conoscenza su basi razionali. Per il razionalismo, sotto l'apparente casualità e disordine degli accadimenti esiste ordine razionale intellegibile. Il sistema fu proseguito da Spinoza e Leibniz, in polemica con l'empirismo; il termine è stato anche inteso nei significati di razionalismo religioso, specialmente con Kant che lo estese a questo campo. 


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