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San Piètro, basìlica di San Pietro fu martirizzato durante le persecuzioni ordinate da Nerone dopo l'incendio di Roma, del quale l'imperatore volle addossare la colpa ai cristiani come pretesto per la loro persecuzione. Pietro morì nel 64 d. C. e Costantino volle edificare una basilica nel luogo in cui era stato sepolto il santo. La prima basilica di Roma fu quindi consacrata da papa Silvestro I nel 326: era costituita da cinque navate e la facciata era abbellita da mosaici. All'interno, i fedeli potevano avvicinarsi alla tomba di Pietro conservata in una cripta (confessione) e vederla tramite una botola. Dal V sec. in poi la basilica fu saccheggiata più volte dai barbari (Alarico nel 410 e Totila nel 546). Rimase comunque la basilica per eccellenza di Roma, tanto che nella notte di Natale dell'800 Carlo Magno vi fu incoronato imperatore. Tuttavia, giunti al XV sec., dopo quasi 1.200 anni, la basilica era in condizioni pessime e si resero necessari i restauri. Papa Niccolò V affidò il progetto al Rossellino, ma non fu mai portato a termine. I lavori furono solo di conservazione, fino al 1506, quando papa Giulio II affidò a Giuliano da Sangallo e al Bramante il compito di progettare una nuova basilica. Fu approvato il progetto del Bramante che prevedeva una chiesa con una pianta a croce greca. I lavori iniziarono il 18 aprile di quell'anno, ma alla morte del Bramante un nuovo artista era pronto a prenderne il posto: Michelangelo. Tuttavia, prima che gli fosse affidata la direzione dei lavori, inizialmente Raffaello, poi Giuliano da Sangallo, parteciparono alla vivace discussione sul futuro della basilica. In particolare i due artisti volevano riportare la pianta della chiesa alla croce latina. Michelangelo assunse l'incarico di continuare il progetto nel 1547 da papa Paolo III. Michelangelo tornò alla versione con la pianta greca, ma progettò una nuova cupola, imponente e maestosa. Alla morte di Michelangelo, avvenuta nel 1564, la cupola non era ancora finita e il progetto fu portato a termine da Giacomo della Porta e da Domenico Fontana. Nel 1606 la pianta della basilica fu definitivamente adattata allo schema latino per volere di papa Paolo V che affidò a Carlo Maderno la rifinitura della facciata. Finalmente nel 1626 fu consacrata la nuova basilica di San Pietro e nel 1629 gli ultimi lavori furono affidati al Bernini: in 120 anni quindi si espressero in questa basilica i massimi esponenti dello stile rinascimentale e barocco, alternandosi alla guida dieci artisti, sotto la protezione di venti papi. Le cifre sbalorditive che misurano lo spazio occupato dalla basilica danno solo una vaga idea della maestosità e imponenza di San Pietro: è lunga 187 m, presenta undici cappelle, quarantacinque altari, oltre 450 statue, 500 colonne e può contenere fino a 60.000 persone. Le navate laterali misurano 76 metri e convergono sull'altare, situato al centro, sotto il Baldacchino del Bernini, sovrastato dalla cupola, alta 132,5 m. Alcuni riferimenti sul pavimento indicano le dimensioni delle altre cattedrali del mondo. Prima di entrare nella basilica, si può ammirare il portico, realizzato, come la facciata, da Carlo Maderno. La porta della Morte è di Giacomo Manzù (1964). La facciata, alta 45 m e larga 115, è affiancata dalle statue di Pietro e Paolo (XIX sec.). Entrando a destra, si nota subito la cappella della Pietà ove è conservato il celebre gruppo della Pietà di Michelangelo che l'artista scolpì a venticinque anni nel 1499. La perfezione delle forme la rende una dei capolavori dell'arte di tutti i tempi. Fu commissionata da un cardinale francese e poiché la grandezza di Michelangelo, benché così giovane, cominciava a risultare palese, l'invidia dei suoi contemporanei aveva fatto spargere la voce che l'opera non fosse sua. Infuriato, Michelangelo decise di firmare l'opera incidendo il suo nome sul manto della Vergine: è l'unica opera che il grande artista firmò. Vicino alla Pietà si possono osservare due monumenti funebri, di Cristina di Svezia e di Matilde di Toscana, il primo di G. Theodon su disegno di Carlo Fontana e il secondo del Bernini. Matilde di Toscana fu la prima donna a essere seppellita nella basilica. Più avanti la cappella del Santissimo Sacramento cela, dietro un cancello progettato dal Borromini, uno dei pochi dipinti della basilica, la Tavola della Trinità, di Pietro da Cortona. Passando nel transetto, sovrastato da due cupole minori del Vignola, si può vedere il monumento funebre di Clemente XIII, opera del Canova del 1792, e alcuni mosaici del XVI sec. Entrando nell'abside, si può ammirare la cattedra di San Pietro, del Bernini, imponente costruzione di bronzo sorretta da quattro statue di dottori della chiesa. Sopra, una finestra illumina lo spazio circostante, lasciando intravedere una colomba, simbolo dello Spirito Santo, le cui ali arrivano a 1,75 m. Il Bernini terminò l'opera nel 1666, quando aveva quasi settant'anni. Lo straordinario gioco di luci, ombre e forme crea un capolavoro, la sintesi del genio del barocco romano. Affiancano la cattedra di San Pietro i monumenti funebri di Urbano VIII e Paolo III, opere rispettivamente del Bernini (1647) e di Guglielmo della Porta (1577). Passando sull'altro lato della chiesa, si gira attorno al Baldacchino del Bernini, commissionato da Urbano VIII nel 1624. Esempio mirabile di stile barocco, domina la navata e l'altare, dal quale solo il Pontefice può celebrare la Messa. L'altare risale al pontificato di Clemente VIII (fine XVI sec.) ed è costituito da un marmo proveniente dal Foro di Nerva. Il Baldacchino fu realizzato con i bronzi del Pantheon e misura 29 m di altezza. Le colonne tortili sono ornate dai simboli della famiglia Barberini (le api), la stessa famiglia di Urbano VIII. Sotto l'altare, la Confessione di Carlo Maderno cela la tomba di San Pietro. Proseguendo lungo la navata centrale, si trova il monumento funebre di Alessandro VII, realizzato dal Bernini due anni prima della sua morte, che ritrae il papa tra le figure della Verità, della Giustizia, della Prudenza e della Carità. Ritornando all'ingresso della basilica, si può ammirare il Monumento funebre di Leone XI, in marmo bianco, realizzato da Algardi (1644) e quello di Innocenzo VIII che deriva dalla vecchia basilica, in quanto risale alla metà del XV sec. L'iscrizione funebre del monumento contiene una curiosità: c'è scritto che il papa visse otto anni dieci mesi e venticinque giorni, anziché regnò. La basilica è dominata dalla maestosa cupola. Il suo progetto mutò molte volte nel corso degli anni: il Bramante l'aveva immaginata molto più bassa a imitazione di quella del Pantheon. Michelangelo prima e Giacomo della Porta e Domenico Fontana poi ne aumentarono altezza e maestosità. All'interno, nei pennacchi, sono raffigurati gli Evangelisti, mentre nella trabeazione è riportata l'iscrizione che cita le parole di Cristo quando fondò la chiesa. Per salire alla cupola, occorre uscire dalla basilica (l'ingresso è sulla destra). A un primo livello si accede al ballatoio (anche in ascensore) da cui, tramite una scala di 330 gradini si arriva alla terrazza che si erge a 120 m dalla base della piazza. La vista è unica su Roma: si abbracciano con un solo sguardo i giardini Vaticani e tutta la città, oltre ad apprezzare il perfetto equilibrio e la sorprendente simmetria del colonnato del Bernini che costeggia piazza San Pietro. Le Grotte Vaticane sono la parte sotterranea della basilica e vi si accede da uno dei pilastri che sostengono la cupola. Esse conservano le tombe dei papi e i resti dell'antica basilica, tra i quali un preziosissimo mosaico di Giotto (Angelo della Navicella) del XIII sec. 


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