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Sant'Àngelo, castèl Questo imponente castello romano è nato come mausoleo di Adriano nel 130 d. C. e la sua costruzione, che durò nove anni, fu completata sotto Antonino Pio. Il suo ruolo si modificò durante la storia: nel 271 fu incorporato nelle Mura Aureliane, divenendo una fortezza a difesa della città. Il suo nome deriva dalla statua dell'Arcangelo Michele che risale al XVIII sec. ed è opera del fiammingo Pieter Vershaffelt. L'opera si ispira a una leggenda, secondo la quale nel 590 l'Arcangelo apparve sul castello, nell'atto di riporre una spada nel fodero, mentre era in corso la processione, voluta da papa Gregorio Magno, per intercedere e chiedere la liberazione della città dalla peste. La visione fu interpretata come un segno di riconciliazione con la città e il papa ordinò la costruzione di una cappella. Nel medioevo il castello subì altre trasformazioni: fu fortificato da Niccolò V con un ulteriore piano di mattoni e i bastioni sugli angoli. Leone IV fece costruire una muraglia che lo collegava al Vaticano (il Passetto) e su di essa nel 1277 fu ricavato un corridoio fortificato (Corridoio Vaticano) che lo collegava con il Vaticano e costituì una via di fuga più volte nella storia: Alessandro VI, che lo restaurò nel 1493, lo usò solo un anno dopo per ripararsi da Carlo VIII re di Francia che invase la città; Clemente VII lo usò durante il sacco di Roma dei Lanzichenecchi nel 1527. Sempre Clemente VII lo abbellì con sale e appartamenti, come papa Paolo III. Il castello venne ulteriormente fortificato con i bastioni nel 1557 e in seguito fu usato come prigione. Vi furono rinchiusi prigionieri famosi come Benvenuto Cellini e Cagliostro. Il suo interno è ricco di sale, logge e scale, risalenti a periodi diversi. La rampa elicoidale costituiva un tempo l'entrata del mausoleo: si snoda per 125 metri ed era riccamente decorata da marmi, stucchi e mosaici. Papa Bonifacio XI trasformò questo passaggio in un corridoio che taglia l'intero castello lungo il suo diametro. Da questo corridoio si accede al cortile dell'onore, ove un tempo era posta la statua dell'angelo che ora orna la cima del castello. Nel cortile sono presenti i resti delle munizioni dei cannoni e le mura laterali di una cappella opera di Michelangelo. Le stanze di Clemente VIII, un tempo di Leone X, comprendono la sala di Apollo, con affreschi di Perin del Vaga (XVI sec.) e di allievi di Raffaello raffiguranti scene mitologiche. In questa sala è visibile un pozzo che porta a una stanza chiusa, fonte, come altre botole e passaggi segreti, delle molte leggende che avvolgono Castel Sant'Angelo. Allo stesso livello è la sala della Giustizia che deve il nome al fatto che nel XVI sec. vi si riuniva un tribunale. La sala è ornata da un affresco di Domenico Zaga (1545), L'angelo della Giustizia. Il Bagno di Clemente VII risale al XVI sec. e porta affreschi di un discepolo di Raffaello, Giovanni da Udine. La Loggia di Paolo III, disegnata da Sangallo il Giovine, ospita una collezione delle armi dell'esercito pontificio. La loggia di Pio IV ospitò per molti anni un cannone che avvertiva lo scoccare del mezzodì. In seguito queste stanze furono trasformate in prigioni. Degli appartamenti papali fa parte la Sala Paolina, decorata con affreschi di Perin del Vaga (XVI sec.), nella quale il pontefice riceveva gli ospiti. La sala del Tesoro, originariamente la camera di sepoltura di Adriano, conteneva i gioielli, le reliquie e gli argenti dei pontefici. Vicina è la sala Rotonda che contiene un calco della statua di Pieter Vershaffelt dell'angelo con la spada. La scala di Alessandro VI attraversa l'intero castello. Pregevole è la terrazza, dalla quale si gode uno dei più bei panorami di Roma: vale la pena veramente ammirare con uno solo colpo d'occhio il verde di Villa Borghese e le cupole delle basiliche di Roma. Sugli spalti di Castel Sant'Angelo Puccini ha ambientato l'ultimo atto di Tosca che si suicida gettandosi dalle mura del castello dopo la fucilazione del suo amante Mario Cavaradossi. 


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