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avòrio, sm. È la sostanza di cui sono composte le zanne dell'elefante, dell'ippopotamo, del tricheco, e il canino sinistro del narvalo. È composto per il 60% di sali minerali (fosfato tricalcico) e per il 40% di materia organica. Il suo valore dipende dalla durezza, dalla compattezza, dal colore e dalla provenienza. 
Fu usato sin dai tempi più remoti, grazie alla sua resistenza, per la costruzione di oggetti ornamentali e di utilità pratica. Nel periodo storico, nell'antico Egitto, in Siria nei centri di Megiddo e Biblo, vennero prodotti oggetti di ogni genere. Grazie ai fenici fu diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo. Sono stati scoperti anche molti cimeli nelle tombe di Micene, di Sparta, di Cnosso. Esempi sono le piccole statue in avorio incastonato d'oro del Saltatore di Cnosso e i Fanciulli di Paleocastro a Creta. Con gli scavi di Nimrud si scoprirono rilievi di decorazione in stile siro-fenicio, che risalgono al IX sec. a. C. In Grecia, oltre a essere usato per ornamenti, veniva unito all'oro per realizzare enormi statue chiamate criselefantine; in questa tecnica s'impegnarono artisti come Fidia. Figure femminili di finissimo intaglio che appartenevano al VII sec. a. C., furono scoperte nel santuario di Artemide a Efeso. Gli Etruschi usavano l'avorio per ornamenti; un esempio sono le tavolette intagliate di Orvieto e Tarquinia, del VI e V sec. a. C. Molti dittici sono vere e proprie opere d'arte per i pregevoli intarsi. I più celebri sono quelli di Esculapio (IV-V sec. d. C.), di Probo (V sec.), i Simmarchi e Nicomachi (IV sec.). Un vero capolavoro è la cattedra del vescovo Massimiano a Ravenna del VI sec., ricoperta da pannelli in avorio intagliato. 
A Costantinopoli era molto apprezzato l'avorio di tricheco e veniva importato da mercati scandinavi; era diffuso maggiormente tra i musulmani che lo ritenevano una sostanza magica che utilizzavano per else di spada e pugnali. Il gusto e lo stile della lavorazione dell'avorio si svilupparono nel periodo gotico; note furono le sculture a tutto tondo di immagini sacre, per esempio le Madonne della Sainte Chapelle di Parigi e di Villeneuve-les-Avignons e i trittici. Un altro capolavoro, ricco di intagli è l'Incoronazione della Vergine di scuola francese del XIII sec. (Louvre). La produzione dei polittici erbunei fu molto diffusa in Germania, Francia e nelle Fiandre. In Italia nel '400 nella celebre bottega Embriachi di Firenze e a Venezia si produssero raffinati cofanetti, dittici, trittici e altaroli per uso sacro e profano. Ricordiamo il dossale d'altare della Certosa di Pavia. Del rinascimento possiamo citare opere come il trittico della scuola fiorentina del Louvre, il reliquiario della cattedrale di Graz in Austria e il Trionfo d'Amore del Museo Nazionale di Firenze. Nell'età barocca veniva usato per la preparazione di vasi, trionfi da tavolo, boccali lavorati a tornio, cornici, piatti, candelabri, strumenti scientifici e per la duplicazione di opere d'arte pittorica come i bassorilievi di Gerhald van Opstal (Museo del Louvre a Parigi), di Lucas Faidherbe (Museo del Prado a Madrid) e quelli di Francis van Bossuit. 
Nel '700 l'avorio venne spesso impiegato con la madreperla per le applicazioni a intarsio per vassoi, suppellettili e in particolare nella mobilia. 
Si produssero oggetti in avorio spesso montati in ebano o argento come tabacchiere, ventagli, posate e ritratti a medaglione. Note le scuole di Ulma, Dresda e Norimberga. I maggiori centri di lavorazione in Francia furono Dieppe e Saint Claude, attivo fino al secolo scorso. Tra i migliori ritrattisti, Michael Hammer e la famiglia francese Rosset de Saint Claude e in Italia Antonio Leoni e Giovan Battista Pozzo. Nell''800 la lavorazione artigianale dell'avorio decadde. Nel nostro secolo i prodotti sintetici hanno sostituito l'avorio imitandone colore, resistenza ed elasticità. 
In Oriente invece è ancora oggi un importante prodotto di artigianato. In India vengono fabbricati pettini, monili, coltelli e piccole statue di divinità talvolta colorate come quelle di Hyderabad. In Birmania, il centro principale di produzione d'avorio è Moulmein e ha come caratteristica l'incisione di motivi ornamentali vegetali e animali sull'intera zanna. L'avorio di tricheco è utilizzato in Cina, dove vengono riprodotte soprattutto immagini sacre e monili. In Giappone con l'avorio si fanno giocattoli, monili istoriati, suppellettili e fermagli (netsuke). La produzione artigianale islamica ebbe sviluppo in Spagna, dove troviamo il cofanetto della cattedrale di Pamplona nel 1005 d. C. e la pisside di Zamora, oggi custodita al Museo Archeologico di Madrid. 


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