Enciclopedia

Van Gogh, Vincent (Groot Zundert 1853-Auvers-sur-Oise 1890) Pittore olandese. Nacque a Grand-Zundert, a pochi chilometri dal confine belga-olandese, il 30 marzo 1853. Suo padre, Théodorus Van Gogh, pastore calvinista, e sua madre Anne-Cornélie Carbentus, ebbero poi un secondo figlio, Théo, il 1° maggio 1857. Vincent compì i suoi studi inizialmente nella scuola del suo villaggio, poi come pensionante nel collegio Jean-Provily a Zevenbergen e infine a Tilburg. Nel 1868 ritornò a Zundert. Nel 1869 andò a L'Aja, dove venne assunto come commesso in un negozio di Goupil, uno dei più grandi mercanti d'arte europei di quel tempo. In questo modo per circa sette anni Van Gogh visse a contatto con la pittura spostandosi da L'Aja a Parigi, a Londra. Il 1° gennaio 1876 venne licenziato e iniziò a studiare con passione la Bibbia. La sua inquietudine sfociò in un'accesa vocazione religiosa che lo spinse a dedicarsi alla consolazione delle pene dei poveri. Nel 1876 Vincent, dopo un breve soggiorno a casa dei genitori che si erano trasferiti a Etten, andò a Bruxelles e poi in Inghilterra. Qui a Ramsgate lavorò come maestro di scuola ma venne presto licenziato. Dopo essere andato a trovare la sorella Anna a Welwyn, svolse per pochi mesi l'attività d'apostolato a Isleworth, come assistente di un predicatore metodista. Fu in questo periodo che Van Gogh ebbe i primi contatti con la realtà operaia dell'epoca. Per quattordici mesi egli studiò assiduamente per essere ammesso al seminario di Amsterdam, ma non ci riuscì. Nel luglio del 1878 si preparò per entrare nella scuola di evangelizzatori a Bruxelles, dove frequentò un corso di tre mesi, ma in dicembre, senza aspettare la nomina, partì per il bacino del Borinage. In questa rude regione carbonifera egli era convinto di poter trovare se stesso. Nel gennaio del 1879 Van Gogh venne nominato evangelizzatore del Borinage. Questo fu un momento fondamentale nella sua vita. Qui si sentì libero di predicare e mettere in pratica la sua religione, attiva e aderente alla realtà di quella gente. I minatori non capirono tutto l'ardore di questo predicatore, ma capirono la sua bontà e la sua disponibilità ad aiutarli in qualsiasi occasione. In luglio però gli venne revocata questa nomina, proprio perché si occupava troppo degli altri, senza pensare alla propria salute. Fu qui che Van Gogh capì realmente se stesso e che l'ansia che perennemente lo torturava non poteva essere saziata con la religione, ma aveva bisogno di una via attraverso la quale esprimersi e nel 1880 si rese conto che poteva realizzarsi solo con la pittura. Vincent scrisse di questa sua vocazione al fratello Théo, il quale, ora impiegato alla sede centrale di Goupil e C. a Parigi, lo appoggiò e lo aiutò finanziariamente sino alla morte. Van Gogh iniziò facendo disegni di minatori e copiando disegni di Millet, pittore che secondo lui era il più moderno in assoluto, poi il 15 ottobre lasciò il Borinage e partì per Bruxelles. Alla fine del 1881 dopo un periodo trascorso con i genitori si stabili a L'Aja, dove grazie all'aiuto di Théo poté dedicarsi completamente alla pittura. Qui incontrò per la strada una giovane donna incinta, abbandonata dal padre del bambino e quindi costretta a far di tutto per mantenersi. Vincent fece di lei la sua modella, dando in questo modo a lei e al bambino una casa e ciò di cui sfamarsi. Con questa donna di nome Sien Vincent formò una famiglia. Per due anni egli disegnò e fece solo acquerelli, poi iniziò i quadri a olio. Nel settembre del 1883 Van Gogh lasciò Sien e L'Aja e si trasferì per pochi mesi a Drenthe, per poi tornare ancora alla casa paterna che adesso era a Nuenen. In questo periodo Van Gogh fu particolarmente attratto da Millet, Daumier e Coubert. Di Daumier egli amò la capacità di cogliere il centro del proprio argomento, senza perdersi dietro altri mille particolari; Daumier gli insegnò come accentuare l'espressione attraverso la deformazione realistica. Anche Millet fu importante per la capacità di caricare e rendere reale l'espressione dei personaggi. Di Coubert egli prese la capacità di usare i colori in modo espressivo. Nel 1885 con questi insegnamenti dipinse I mangiatori di patate. In questa composizione si preoccupò di far capire la dura vita di questi contadini che mangiano le patate al lume della lampada, mettendone in evidenza le mani, le stesse con le quali hanno zappato la terra. Le teste intorno alla tavola hanno lo stesso risalto delle patate, polverose, non sbucciate. Questo è per il pittore rappresentare la vita dei contadini, al di fuori di ogni intenzione oleografica e romantica, tipica della fine dell'Ottocento. Di quest'opera si conoscono due disegni, una litografia, una studio a gessetto nero e tre quadri di cui quello della collezione V. W. Van Gogh è la versione finale. Durante questi anni di soggiorno a Nuenen, egli dipinse instancabilmente, senza alcun riguardo per la salute, quasi come consapevole dei pochi anni di vita che gli sarebbero restati. Visse solo per la pittura, spinto dall'obbligo di lasciare al mondo, come ringraziamento, qualche quadro che esprimesse sentimenti umani sinceri. In questo modo egli realizzò almeno 185 tele e 250 disegni, cioè un quarto di tutta la sua produzione. Molti di questi quadri furono dedicati ai contadini, altri a paesaggi e a nature morte, animate però dalle stesse passioni e dagli stessi ideali. Nel 1886 dopo aver lasciato Nuenen e aver trascorso qualche mese ad Anversa, dove si iscrisse all'accademia, andò a Parigi dal fratello Théo. Il 31 marzo l'accademia respinse l'allievo Van Gogh perché non sapeva disegnare. I due anni trascorsi a Parigi furono anni di ricerca, d'inquietudine e di orientamento. Il fratello Théo esponeva i maestri dell'impressionismo, ma anche opere di giovani ancora sconosciuti quali George Seurat, Paul Signac, Toulouse-Lautrec, Paul Gauguin e Émile Bernard. Vincent poté in questo modo frequentare questi artisti e apprendere da essi, soprattutto da Seurat, le nuove teorie sulla scomposizione prismatica dei colori. La buia pittura di Van Gogh, venne così rischiarata dalle virtù della luce naturale. In questi anni si dedicò in particolare alle nature morte, soprattutto fiori, paesaggi di Montmartre e dei sobborghi urbani. Tutto ciò non deve però far pensare che egli avesse dimenticato i suoi personaggi dolorosi. In questi anni egli dipinse ventitré autoritratti nei quali i suoi occhi fissi, la sua barba incolta, la pelle tirata e l'aria selvaggia mostrano la stessa tensione che lo tormentò gli anni precedenti e che mai lo abbandonò. Unica differenza furono i colori più chiari e puliti, ma assolutamente nessuna idea positiva. In questi anni Van Gogh con Bernard, Gauguin, Lautrec e Anquetin esposero nel ristorante Au Tambourin. Questo gruppo venne chiamato da Van Gogh i pittori del petit boulevard, in contrapposizione con quello dei pittori del grande boulevard (Sisley, Monet, Renoir, Degas ecc.). 
Ma la poetica dell'impressionismo, fatta di un'arte superficiale intrisa di ottimismo, diede presto fastidio a Van Gogh che così, nel 1888, scappò da Parigi e si trasferì ad Arles, in Provenza. Egli non dimenticò ciò che aveva imparato a Parigi, ma lo piegò e plasmò secondo le proprie esigenze, arrivando a negarlo, se necessario. Nel marzo e nell'aprile di questo anno, Van Gogh, dipinse una serie di frutteti in fiore e molti capolavori, tra cui Il ponte di Langlois. Non bisogna dimenticare come Van Gogh in questo periodo subisse l'influenza dall'arte giapponese che già da anni lo affascinava. Le stampe giapponesi gli suggerirono l'uso del colore limpido, unito e senza ombre e l'uso della linea fluida e ondulata. In maggio Van Gogh, affittò un'ala della casa gialla (così chiamata per il colore della sua facciata) e lavorò a Saintes-Maries-de-la-Mer e a Montmajour, nviando parecchi disegni al fratello. Il 9 settembre disegnò in una serata, La terrazza di un caffè e ne inviò a Théo uno studio per farne un quadro. In questo periodo Van Gogh pensò di invitare a casa sua Gauguin e poter così fondare un'associazione di artisti, un atelier del Mezzogiorno, per poter lavorare in gruppo. Il 20 ottobre finalmente Gauguin arrivò ad Arles. Van Gogh organizzò il lavoro e ogni giornata: i due artisti dipinsero insieme, mangiarono insieme e insieme si divertirono. Gauguin fece da maestro e Van Gogh lo seguì docilmente e da lui imparò persino a disegnare senza il soggetto sotto gli occhi. Ma ben presto la personalità di Gauguin diventò insopportabile e le sue regole pesanti da seguire. Il rapporto iniziò a deteriorarsi sino al punto che il 24 dicembre scoppiò una violenta lite tra i due. Il giorno dopo Gauguin se ne andò e Van Gogh, dopo averlo seguito con un rasoio in mano, tornò da solo a casa sua, si tagliò il lobo dell'orecchio sinistro e poi andò a offrirlo a una ragazza del bordello alla quale si era affezionato. Questo episodio venne interpretato in molti modi, tra i quali sembrò il più veritiero forse quello che assegnò all'atto il significato del cerimoniale delle corride, dove il matador vittorioso taglia l'orecchio al toro abbattuto e lo offre a una donna. Qui Van Gogh confuso dalla lite e dalla partenza dell'amico, compì questo atto identificandosi sia con il vincitore sia con lo sconfitto. Il mattino seguente fu trovato dalla polizia, addormentato in casa sua. Tutto ciò provocò a Van Gogh una crisi violenta e il 26 dicembre venne portato all'ospedale e rinchiuso nella cella dei pazzi. Il 7 gennaio 1889 uscì dall'ospedale, dove però vi tornò una seconda volta il 9 febbraio e una terza il 19 marzo. Nonostante debole e a tratti depresso, egli continuò a dipingere e con ancora l'orecchio ferito dipinse l'Autoritratto con l'orecchio tagliato e L'uomo con la pipa. Il 3 maggio di propria volontà si recò all'asilo per malati mentali Saint-Paul-de-Mausole, dove rimase per circa un anno. In questo periodo dipinse un centinaio di paesaggi, delle nature morte, dei ritratti, gli ultimi suoi quattro autoritratti dai quali traspare la sua depressione e circa un centinaio tra disegni e acquerelli. Egli espresse la sua emotività nella natura attraverso cipressi lingueggianti, grano arido e secco, ulivi che si torcono; la sua pennellata si spezza, si arricciola e il colore acquista sempre più luminosità. Inoltre fece una quarantina di imitazioni di Delacroix, Millet, Daumier e Rembrandt. A fine anno dipinse il parco dell'asilo. Nel febbraio del 1890 il suo senso di oppressione si concretizzò nel quadro La ronda dei prigionieri dove la fila dei carcerati che camminano in circolo, stretti e sorvegliati, ben esprime il suo stato d'animo. Il 17 maggio Van Gogh abbandonò Saint-Remy e si recò a Parigi da suo fratello che gli trovò una sistemazione ad Auvers-sur-Oise, venti chilometri a nord di Parigi. Qui venne curato dal dottor Gachet. In poco più di due mesi egli dipinse settanta quadri: molti ritratti, nature morte, paesaggi e gli ultimi capolavori quali il Ritratto del dottor Gachet, il Municipio di Auvers, il Campo di grano sotto il cielo in tempesta e, alla vigilia della sua morte, il Campo di grano coi corvi. Quest'ultimo quadro fu realizzato in modo sommario e impaziente: rapidi colpi di pennello per il giallo del frumento, il nero dello stormo di corvi buttato in fretta sul cielo. La sua malattia, forse epilessia, e qualcosa di grave che non si conosce ma che avvenne nei giorni precedenti la morte lo spinsero il 27 luglio 1890 ad andare nei campi e a spararsi al petto. Gravemente ferito, tornò alla sua stanza di locanda, dove all'alba del 29 luglio morì, assistito dal fratello Théo. Il giorno dopo venne seppellito nel cimitero di Auvers-sur-Oise. La pittura di Van Gogh nelle sue varie esplicitazioni è una tipica e drammatica espressione del contrasto tra il mondo interno e il mondo esterno dell'autore, tra spiritualità e realtà oggettiva. Pur estraneo ai vari movimenti artistici ufficiali, le sua pittura può sicuramente considerarsi come il primo e potente indizio della crisi che portò l'arte alla pura espressione indipendentemente da ogni sua funzione rappresentativa, costituendo un grande esempio per il movimento dei post-espressionisti e soprattutto dei Fauves in Francia e per l'origine dell'espressionismo in Germania. Che la sua pittura fosse un'espressione della sua natura e del suo stato d'animo lo si desume anche dal carteggio che intrattenne sempre con il fratello Théo, nel quale il pittore estrinseca i suoi pensieri più profondi che lo porteranno al diverso uso dei colori e della luce nei suoi quadri, facilmente poi ricollocabili temporalmente. Sebbene in vita non vendesse alcun quadro, la sua opera fu valorizzata subito dopo la sua morte per essere poi, oggi, una delle più valutate a livello di critica internazionale. Alcune sue opere come i Girasoli e il Campo di grano coi corvi hanno raggiunto quotazioni stratosferiche imponendosi all'attenzione dei collezionisti di tutto il mondo. 


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