Enciclopedia

Lìvio, Tìto (Padova 59 a. C.-17 d. C.) Storico romano. A Roma non partecipò alla vita pubblica, ma entrò in relazione con Augusto. I suoi interessi, dopo lo studio della filosofia, si concentrarono sulla sua opera storica. Scrisse Ab Urbe condita libri, storia di Roma che va dalla sua fondazione fino alla morte di Druso Maggiore figliastro di Augusto, avvenuta in Germania (9 a. C.), che riassunse tutta l'annalistica precedente e che condizionò profondamente la concezione storica dell'antica Roma durante il medioevo e il rinascimento. L'opera comprendeva originariamente 142 libri; sono pervenuti i libri dall'uno al dieci che arrivano fino alla terza guerra sannitica (289 a. C.) e i libri dal ventuno al quarantacinque (quest'ultimo mutilo dell'ultima parte) che coprono gli avvenimenti dalla seconda guerra punica (218 a. C.) fino al termine della guerra contro la Macedonia (167 a. C.). Abbiamo, inoltre, scarsi frammenti degli altri libri, tra cui sono celebri quelli relativi alla morte di Cicerone e al giudizio di Livio sulla sua figura. Dalle parti conservate dell'opera e dalla prefazione emerge evidente il tentativo di giustificare l'impero di Roma, alla cui edificazione hanno validamente cooperato la fortuna e la virtù del popolo romano. A esso nessun altro popolo e nessun condottiero sono in grado di opporsi validamente, perché nessuno è in grado di esprimere una forza morale paragonabile a quella su cui si fonda lo stato romano. 


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