Enciclopedia

Lucrèzio Càro, Tìto (98 a. C. ca.-55 a. C. ca.) Poeta latino. Non si sa dove nacque, sebbene si ipotizzi che fosse campano, né è certa la data della sua nascita. Di lui si hanno solo incerte notizie giunteci da parte di Svetonio e di San Girolamo. Secondo quest'ultimo si sarebbe suicidato nel 54 a. C. all'età di quarantaquattro anni. Scrisse il De rerum natura, poema in esametri in sei libri, che aveva come scopo la divulgazione della teoria epicurea e la liberazione degli uomini dalla paura della morte e degli dei. Probabilmente il De rerum natura non ha ricevuto l'ultima revisione da parte dell'autore: lo dimostrerebbero alcune ripetizioni di versi e alcune incongruenze rilevate dai commentatori. L'inno a Venere dell'inizio sembra contrapporsi al terrificante quadro della peste di Atene, una sorta di trionfo della morte sulla vita, senza conciliazione degli opposti. Secondo la fisica epicurea, che recupera le teorie atomistiche di Leucippo e Democrito, l'universo vive del moto incessante di atomi, che si aggregano e disgregano originando le realtà esistenti; nascita e morte sono costituite da questo continuo processo di aggregazione e disgregazione; l'anima è anch'essa una combinazione fortuita di atomi che cessa di vivere contemporaneamente al corpo. Il fondamento del sapere è la sensazione. La morte non deve essere temuta perché pone fine alle sensazioni. Tutti i fenomeni hanno cause naturali: gli dei non devono essere temuti poiché non si preoccupano delle vicende umane. L'atarassia, cioè l'imperturbabilità è il presupposto della felicità. L'uomo felice è colui che riconosce come regola dell'esistenza il piacere, inteso come soppressione del dolore, soddisfazione dei bisogni naturali e limitazione dei desideri. Questo è il motivo per cui il De rerum natura si apre con un'invocazione a Venere, simbolo dell'amore e del piacere cui tendono naturalmente tutti gli esseri viventi. Lucrezio si mostra costantemente attento al problema del linguaggio. Il libro, poco apprezzato per la sua posizione antireligiosa, fu rivalutato dagli umanisti per le sue qualità poetiche. Lo stile severo, capace di durezza e di eleganza è sempre nobile e concreto e non cede mai alle ampollosità della retorica. 


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