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microscòpio, sm. Strumento in grado di fornire immagini ingrandite di oggetti. Il microscopio ottico è costituito da un obiettivo, con distanza focale molto piccola, e da un oculare. Normalmente nel microscopio si ha anche un gruppo ottico detto condensatore che permette l'illuminazione per trasparenza dell'oggetto da esaminare e una parte meccanica che permette gli spostamenti micrometrici dell'oggetto e della distanza tra oggetto e obiettivo per la messa a fuoco. Il limite di ingrandimento dei microscopi ottici è di circa 3.000 volte ed è determinato dal limite di risoluzione (ca. 0,1 mm) dovuto alla diffrazione della luce. Per ingrandimenti superiori si utilizza il microscopio elettronico, che utilizza, al posto della luce, fasci di elettroni accelerati e collimati e che consente risoluzioni dell'ordine di 1 Å. La formazione dell'immagine nel microscopio ottico è realizzata mediante lenti elettroniche in grado di focalizzare i fasci di elettroni su un trasduttore che converte gli elettroni in segnali luminosi. Nel microscopio elettronico a trasmissione gli elettroni attraversano l'oggetto, venendo assorbiti in funzione della sua densità, mentre nel microscopio elettronico a scansione, il fascio di elettroni incide sulla superficie dell'oggetto, generando elettroni secondari che generano a loro volta l'immagine mediante il trasduttore. Il primo prototipo di microscopio (con una sola lente) fu inventato nel 1590 dagli olandesi Hans e Zacharia Janssen. Nel 1610 Galileo Galilei inventò il primo microscopio a due lenti. 


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