E' possibile aver fiducia?

Se guardiamo al mondo attuale non possiamo non provare un senso profondo di sgomento. Nella sua lunga lotta per il dominio sulla natura, l'uomo ha raggiunto uno stadio di grandi realizzazioni e soprattutto di eccezionali possibilità. Teoricamente disponiamo dei mezzi e dei metodi per risolvere quasi tutti i grandi problemi insoluti che fanno infelice un'età, la nostra, che potrebbe essere fiduciosa.
Il problema della fame, per esempio. La maggioranza degli uomini non mangia abbastanza, lo si dice e lo si ripete ogni giorno. Appelli, allarmi, invocazioni. Quello della fame è un problema più che risolvibile. E come questo lo sono i problemi della sicurezza, della pace, del lavoro. Persino quello della libertà per tutti. Pur disponendo dei mezzi e dei metodi per realizzare tutto ciò, noi non facciamo quasi nulla, se non celebrare le vittorie inutili della scienza.
Come può essere tranquillo, sereno, fiducioso l'uomo di oggi?
Su di lui grava la paura. La paura del domani, in una società che per la prima volta è in grado di prevedere il domani. La paura del male, in una società che per la prima volta è in grado di ridurre il male. La paura della fame in una società che per la prima volta è in grado di estirpare questa piaga dal mondo. E poi, paura della morte: ma non la paura indefinita della morte che è in ogni uomo, e ne costituisce addirittura l'essenza più intima e forse la grandezza, bensì la paura fisica della morte totale.
La morte atomica.
Come possono pretendere i governanti del mondo che l'uomo esulti di fronte alle conquiste della tecnica spaziale, quando sulla testa di ognuno sta un ordigno capace di annientare in un attimo non soltanto le conquiste della civiltà, ma l'uomo stesso?
Aver fiducia nella scienza?
E' una risposta che non so dare.

Bertrand Russell