n.62 del 31/3/1849

Cittadini! Fratelli!
I Casi della Guerra d'Indipendenza e le nuove sfavorevoli dell'esercito Piemontese hanno fatto sentire all'Assemblea l'urgenza d'un concentramento di poteri e d'una energia raddoppiata per provvedere alla salute e all'onore della Repubblica.
Un Triumvirato è stato scelto. La missione onorevole è caduta su noi; e nel nome di Dio e del Popolo, col consenso dell'Assemblea e colla fiducia operosa dei buoni, noi sapremi compirla.
Eletti dall'Assemblea Costituente Repubblicana, e parlando a un popolo Repubblicano, noi non abbiamo necessità di un Programma. Il nostro Programma stà nel nostro mandato. Mantenere la Repubblica; preservarla a ogni patto da qualunque pericolo s'affacciasse dall'Interno o dall'estero; rappresentarla degnamente nella guerra dell'Indipendenza: questo è il debito nostro, e questo faremo. Non abbiamo fede nel Popolo; il popolo abbia fiducia in noi, e ci giudichi dall'opere nostre.
Cittadini, i casi della guerra iniziata possono esserci argomento di dolore, non di sconforto. Il primo è santo; il secondo sarebbe indegno d'un Pololo libero. I vantaggi d'un nemico che distendendo il suo campo d'operazione indebolisce le proprie forze, possono da un giorno all'altro preparargli rovina. La causa Italiana non è fidata ad uno o ad altro nucleo di forze regolari, ma all'energia dei Popoli, all'odio irreconciliabile tra la razza straniera che invade e gl'invasi, ai giuramenti della Camera e dei cittadini, al fremito dei tormentati Lombardi, a Dio che ha decreato il trionfo del Diritto. La causa Italiana è la causa della Repubblica domandono oggi a noi concordia di voti, efficacia d'attività, decisione irrevocabile di non tradire la santa bandiera, esempio di solenne costanza pari a quella dell'eroica Venezia. Voi siete della terra che insegnò all'Europa forza, energia tranquilla e costanza. I vostri padri vincevano sempre perchè decretavano traditore chi s'arretrava davanti al pericolo. E Voi non sarete indegni dei vostri padri, indegni della bandiera che dalle sepolture dei padri evocammo alle speranze d'Italia e all'ammirazione d'Europa.
Fede in Dio, nel diritto, ed in noi! Viva la Repubblica Romana! Viva l'Italia!
Roma 30 Marzo 1849.
I Triumviri
Armellini
Mazzini
Saffi

n.136 del 5/7/1849

Abitanti di Roma
L'armata inviata dalla Repubblica francese sul vostro territorio ha per scopo di ristabilirci l'ordine e la sicurezza.
Una minorità faziosa o traviata, ci ha costretti di dare l'assalto alle vostre mura. Siamo padroni della Piazza; adempiremo la nostra missione.
In mezzo alle prove di simpatia che ci hanno accolti, alcune vociferazioni ostili si sono scoppiate e ci hanno forzati ad una immediata repressione.
I cittadini dabbene, ed i veri amici della libertà ripiglino fiducia. I nemici dell'ordine e della società siano bene informati che se delle manifestazioni oppressive, provocate da una fazione straniera si rinnuovassero, sarebbero punite con tutto rigore.
Per dare alla sicurezza pubblica delle positive garanzie prendo i seguenti dispositivi.
Provvisoriamente tutt'i poteri sono concentrati nella mani dell'autorità militare. Questa domanderà subito il concorso del municipio.
L'assemblea e il governo, di cui il regno violento ed oppressivo ha cominciato coll'ingratitudine, e finito con un grido all'armi contro una nazione amica delle popolazioni romane, non esistono più.
I circoli politici ed associazioni politiche sono vietati.
Ogni individuo non militare, arrestato portatore di armi visibili o nascoste, sarà immediatamente tradotto dinanzi al consiglio di guerra.
Sarà lo stesso per ogni individuo militare che facesse uso delle sue armi.
Ogni pubblicazione col mezzo della stampa, ogni affisso non permesso dall'autorità militare, sono provvisoriamente vietati.
I delitti contro le persone e le proprietà saranno giustiziabili dai tribunali militari.
Il Generale di Divisione Rostolan è nominato a Governatore di Roma.
Il Generale di Brigata Sauvan è nominato a Comandante della Piazza.
Il Colonnello Sol è nominato a Maggiore di Piazza.
Roma, lì 4 luglio 1849.
Il Generale Comandante in Capo OUDINOT DE REGGIO

n.139 dell'11/7/1849

Al Sig. Generale Oudinot de Reggio
Il conosciuto valore delle armi francesi, sostenuto dalla giustizia della causa che tratta, ha raccolto il frutto che a quelle armi era dovuto, la vittoria.
Accetti, sig. Generale, le mie congratulazioni per la parte principale che in così grave avvenimento è a lei dovuta, congratulazioni non pel sangue sparso dal quale abborre il mio cuore, ma pel trionfo dell'ordine sopra l'anarchia, e per la restituita libertà alle persone oneste e cristiane, per le quali non sarà quindi innanzi un delitto o di usufruire i beni che Dio ha loro dispensati, o di poterlo adorare tra la divota pompa del culto, senza pericolo di perdere la libertà, o la vita.
Per le gravi difficoltà che dovranno incontrarsi in appresso, confido nella protezione divina.
Credo che non sarà inutile per le truppe francesi di conoscere la storia degli avvenimenti che si sono succeduti durante il mio pontificato. Questi sono accennati nella mia allocuzione, che ella sig. generale, conosce, ma che non ostante le rimetto in un numero di copie, affinchè possa essere letta da quelli, ai quali ella conosca opportuno di far conoscere; si vedrà sempre meglio da quella che il trionfo dell'armata francese è stato riportato sopra i nemici della umana società.
Il sig. colonnello Niel, che unitamente al suo riverito foglio mi ha presentato le chiavi una una delle porte di Roma, le recherà questa mia: e sono ben contento di valermi di questo mezzo per esternarle i sentimenti paterni del mio affetto, e l'assicurazione delle preghiere che faccio continuamente al Signore per lei, per l'armata, pel governo, e per tutta la Francia.
Riceva l'apostolica benedizione che di cuore le comparto.
Datum Caietae die 5 Iulii 1849.
PIUS PAPA IX.