Favorite, un grano si paga

Di che si tratta? Vel dirò in poche parole: di un nuovo giornale che ha per titolo il titolo che qui in fronte leggete: IL LUME A GAS.
Il compilatore ch'è incaricato d'introdurvi a veder questo lume portentoso che forma una delle meraviglie dell'età nostra, non è il mio amico Pietro Vaccaro Matonti secondo il solito, ma si chiama Io. Egli, cioé io, vuole, cioé vuole ... Permettete che cominci da capo perché m'imbroglio con la grammatica.
Io voglio adunque promettervi che in questo giornale (che veramente merita questa appellazione perché è giornaliero) troverete tutto quello che non si trova negli altri. Gli altri parlan molto e di tutto; questo parlerà poco e di niente. Gli altri vi riempiono il tavolino; questo nol troverete fra le mani. Gli altri vi rubano più ore del giorno; questo vi distrarrà per cinque minuti.
Quando vedrete alcuni brutti ceffi un po' luridi andare in volta per la città vestiti di blouses che furon di color celeste, e salire su stretta e lunga scala a piuoli oer accendere i lampioni in quelle strade della città nostra ove è giunto il bene della luce del gasse, allora volgetevi al caffettiere, al palchettajo, al cartajo, al chincagliere, e forse anche al pizzicagnolo, e troverete un altro lume che vi rischiarerà l'intelletto fra le tenebre della vita, un altro lume che vi terrà compagnia al caffé, nel teatro, nei ritrovi, ne' cocchi, tra la gente unita a geniali sollazzi, e vi accompagnerà fra le domestiche pareti, ne' più arcani penetrali della camera da letto, e non mi lascerà che quando sarà riuscito a conciliarvi un placido sonno col sorriso sulle labbra, a meno che una mano impaziente non venga prima a smorzarlo togliendovelo dalle mani. Questo lume sarà il nostro LUME A GAS.
Non dimentico della sua natura, esso illuminerà e scotterà; ma le sue scottature saranno così in pelle in pelle, leggerissime, di primo grado; anzi somiglieranno all'effetto della cenere del sigaro che cade sulla mano di un gentil fumatore del Caffé di Europa quando per raro accidente gli accade di fumar senza guanti.
Ma la cosa più nuova che offrirà questo giornale non sapreste o lettori sospettarla, né sospettantola immaginare, né immaginandola esprimere, né esprimendola credere, né credendola ... va bene. Finora i giornali han parlato delle cose del giorno; il nostro parlerà pure di quelle della notte.
E. Rocco

Incoraggiamento librario

Se in Italia non diventiamo tutti Bibliofili, ciò dipende da una decisa cattiva volontà. Gli editori italiani hanno escogitato un nuovo modo col quale ogni uomo che vuol serbare la sua dignità deve comprare ogni anno un centinaio di volumi, riserbandosi poscia il diritto di non tagliarne neppure una pagina. Solo coloro che non sanno leggere saranno dispensati dall'obbligo di formarsi una biblioteca: eppure sarebbe giusto di forzare principalmente costoro, per impegnarli almeno a coltivare così l'alfabeto. Una volta che si è fatta conoscenza con l'a, col b, e col resto della famiglia, eccoci già slanciati sul campo della più vasta erudizione.
Ecco il sistema immaginato da questi filantropi editori. Vedendo essi il poco credito che danno i capitalisti a chiunque non sia un pooco milionario, hanno pensato che sarebbe bello, nobile e grandioso di mostrarsi pieni di confidenza verso i loro compatrioti. Gli è perciò che chiunque non ha un soldo, e desidera avere di sua proprietà una libreria classica o romantica, non deve che sottoscrivere un bono in carta velina glacée, ed ottenere cinque anni di dilazione. E se mai si presenta in magazzino un uomo col denaro alla mano è trattato da orgoglioso; e se non vien messo alla porta insieme a' suoi ducati, ciò è pel solo motivo che gli editori italiani sono gente assai educata.
La collezione del giornale di Medicina universale lo avrete con sette anni di respiro. E se taluno pensasse soltanto di pagarla a pronto contante, l'editore lo costringerà ad accettare la dilazione di dieci anni.
Si è giunto a proporre dagli editori de' viaggi una dilazione di diciassette anni. L'opera sarà pubblicata in duemila dispense ed ogni dispensa vedrà la luce ogni mese. La lite del protesto per l'inadempimento spetta agli eredi di ambe le parti.

Il gas

Si perdone alla dolcezza della nostra lingua questo cangiamento di lettura in una parola che non ci appartiene, né per eredità di Danta, né per eredità di fra Jacopone. Ci si perdoni un Z. cangiato in S.
Ma ritorniamo al gas. Il gas che serve a far lume è uno de' meravigliosi ritrovati del nostro secolo. - E' l'amico degli studianti, che possono nella loro oscura stanzetta d'un semi-primo piano leggere i loro libri di dottrina, e le loro lettere d'amore. - E' nemico de' ladri, perché chi non vede un ladro con la luce del gas? - Salva dalle esposioni del cotone-polvere, perché il gas accende senza stoppie. - E' amico de' debitori, perché fa venire la luce nelle ore che ad essi è permesso di girar per le vie. - E' nemico della luna piena, perché allora non si accende quando la luna è tonda in cielo come l'O. di Giotto. Ma però, se le nuvole coprono la luna col loro nero e fosco ammanto, il gas non risplende perciò, ed il buio e le tenebre suppliscono al consueto splendore. Allora gli uomini cadono per le vie, i facinorosi vanno a tutta loro voglia. Benedetta la luna piena! ...
Il gas è una luce splendida. Ma perché è bandito dalle sale, e da' teatri? Le donne, per non farsi sorprendere, diranno: - Perché fa puzza - Noi per svelare il vero, diremo: - Perché fa veder troppo.

Le morti teatrali

Non par vero: siamo nel secolo decimonono, e le morti teatrali sono alternate fra il veleno, il pugnale, e qualche volta la pistola. E' vero che si è consumato tanto del primo che i riconoscenti droghieri di Parigi hanno fatto il progetto d'innalzare un monumento a Victor Hugo e compagni; è vero che si sono venduti più acciari (termine teatrale) ed arme da foco per i comici che per i soldati; ma ciò appunto prova che il pubblico si è annojato di veder sempre la stessa storia, e che se i drammi non fanno tanta impressione quanta ne facevano, gli è appunto perché la catastrofe, volta, gira e rigira è quasi sempre la stessa.
Su! all'opera, o drammaturgi ... La civiltà cammina a passi di gigante e non vorrete voi apportare una tanto sensibile innovazione sul teatro? Non avete a vostra disposizione tutte le malattie, e le morti violente scaturite, vi darebbe un collegiale, dal vaso di Pandora? E che? Non avremo noi la speranza di vedere, il traditore restar sul palco scenico con un colpo apopletico, l'amoroso morto di febbre infiammatoria, il padre nobile da una palla di cannone? Non potrebbe la prima attrice morire di un accesso al petto, e l'amorosa di angina? Qual bel colpo farebbe il caratterista morendo d'indigestione dopo aver divorato del bello e del buono, massime ora che al nostro teatro di prosa non vi è commedia senza un lauto banchetto, alla barba degli spettatore?
Un attore mi diceva l'altra sera che era perito (sulle scene) di molte morti, eccettuato di fame. Avvertenza per gli autori di adoperare questa altra morte a favore di chi la desidera. Eppure vi è un dramma dell'Ugolino privo dell'ultimo atto: l'accorto autore ha annunciato l'atto, ma non lo ha scritto, per far capire a tanto di lettere non già al colto pubblico, ma al pubblico ignorante, che in quel frattempo l'eroe Dantesco doveva perire colla sua figliolanza tutt'altro che d'indigestione.
Sì, noi temiamo molto che gli attori dovessero morire di fame. Mangiano così bene fuori le scene, che imitando essi l'affamato, danno a conoscere tutto il valore d'un perfetto artista.
R. Colucci

A vendere un posto da mendicante

Con tale titolo un giornale inglese pubblica il seguente avviso.
"Questo posto, sito in un quartiere di genti caritatevoli, produce al suo proprietario 30 scellini per settimana, senz'altro fastidio fuori che quello di aspettare il soccorso giornaliero di quelli che passano. Esso può convenire anche ad un cieco onorario, val quanto dire ad un uomo, il quale, volendo, può far professione di non vedere, purché però abbia un cane addestrato per condurlo."
Il venditore previene gli acquirenti che la sua disgrazia gli ha dato tale viso di prosperità da non poter ritrarre dalla pietà di quelli che passano soccorsi così numerosi come potrebbe aspettarseli ove avesse una faccia cadaverica; per ciò appunto esso proporzionerà il prezzo della compera secondo la costituzione ostensibile del nuovo industrioso che gli succederà.