Punti di interesse turistico della regione Lazio

CategoriaPalazzo
TitoloGherardi Palace, Caprarola
Indirizzo01032 Lazio Viterbo 2 Filippo NIcolai via
Plus codes8FJJ86HQ+37
Periodo1573-1580
DescrizioneIl palazzo sorge sulla “via Diritta”, realizzata tra il 1557 e il 1564 su progetto di Vignola, presso la chiesa di S. Rocco, e fu costruito per ordine di Mattia Gherardi da San Casciano, nominato da Paolo III nel 1535 “Maestro” delle poste pontificie, carica che detenne fino al 1575 e per la quale può essere definito il fondatore delle moderne poste. Gherardi, stando a quanto inciso sulla sua lapide funeraria nella chiesa dell’Aracoeli a Roma, morì a Caprarola il 25 luglio 1582 all’età di 80 anni; divenuto facoltoso con l’appalto delle poste, acquistò a Roma alcune case in via Giulia e una vigna con giardino in via Pia, al Quirinale; tra il 1538 e il 1540 si fece costruire, su disegno di Antonio da Sangallo il Giovane (disegni Uffizi 743A, 748A), un palazzo a Castro; forse ancora su progetto di Sangallo, fece realizzare il casone del Borghetto, tra Gradoli e Grotte di Castro, presso il Lago di Bolsena; nel 1563-1565 fu castellano di Ronciglione e successivamente di Viterbo. Tra il 1560 e il 1565, e poi tra il 1579 e il 1581, Gherardi, su incarico del cardinale Alessandro Farnese, sovrintese i lavori del cantiere del palazzo di Caprarola. Dopo aver risieduto in alloggi in locazione, intorno al 1573 maturò in lui l’idea di realizzare per sé e per suo figlio Marcello una dimora di proprietà nel borgo caprolatto. Documenti dell’Archivio notarile di Caprarola attestano che, per costruire il palazzo, i Gherardi iniziarono ad acquistare un primo terreno con “colombara” il 2 novembre 1573, a cui seguirono altre acquisizioni nel maggio 1574, nel giugno 1575 e nel febbraio 1577. I lavori furono probabilmente progettati e diretti dal Giovanni Antonio Garzoni da Viggiù, architetto subentrato a Vignola nella direzione dei lavori del palazzo Farnese, che nel 1574 risulta presente ad alcuni atti e transazioni stipulati dai Gherardi. Quando, il 15 novembre 1576, Mattia donò la casa al figlio Marcello alla conclusione dei lavori mancava la sistemazione del giardino e delle pertinenze, tanto che nel 1577 Marcello richiese e ottenne la comunione del vicino muro della chiesa di S. Rocco, basandosi su una stima eseguita dal Garzoni: costui era presente anche a un atto d’acquisto di una casa confinante con la tribuna della chiesa da parte di Mattia, sottoscritto il 15 novembre 1580 nel Palazzo Gherardi che, dunque, a quell’epoca era oramai finito e abitato. Ancora nel 1589 i Gherardi ottennero per uso del palazzo una conduttura d’acqua dal Palazzo Farnese. Nel 1602 l’edificio fu acquistato per 1820 scudi dalla Confraternita della Croce e Disciplina per destinarlo a monastero; i lavori di trasformazione del palazzo in convento, eseguiti dall’architetto Troiano Schiratti con il finanziamento del cardinale Odoardo e del duca Ranuccio Farnese, della Confraternita e della Comunità di Caprarola, furono ultimati nel 1611, e il convento, dedicato ai SS. Agostino e Rocco, fu affidato a due monache agostiniane e a due zitelle romane. Dopo il 1870, con la legge di liquidazione dell’Asse Ecclesiastico fu confiscato dallo Stato Italiano e destinato a sede del Comune, dopo una serie di lavori di ristrutturazione, gli ultimi dei quali diretti dall’architetto Luigi Iannoni nel 1909-1910. La facciata, in analogia con altri palazzi caprolatti del periodo, presenta al pian terreno quattro mezze finestre separate al centro da un portale d’ingresso in peperino a “bugne sussultanti” o “a doppio dente di sega”, con lo stemma cittadino montato sopra il concio posto a chiave di volta dell’arco del portale sormontato da un balcone balaustrato. Spessi marcapiani in peperino separano i piani superiori, a cinque ordini di finestre ciascuno, con elaborate cornici con timpani triangolari e curvilinei alternati al piano nobile, più semplici al secondo piano. Gli angoli dell’edificio presentano bugnature a rilievo al pianterreno, piatte ai piani superiori. Nelle campiture laterali della facciata principale, al pianterreno, campeggiano due stemmi farnesiani in peperino, uno ducale e uno cardinalizio, assegnabili a Ranuccio e a Odoardo Farnese, promotori della trasformazione dell’edificio in convento.

Fonte dei dati: Filas | Distretto Tecnologico della Cultura - futouring.eu
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