Punti di interesse turistico della regione Lazio

CategoriaPOI_InteresseArcheologico
TitoloSanctuary of Fortuna Primigenia
Indirizzo00036 Lazio Rm Piazza della Cortina Piazza
Plus codes8FHJRVRR+5V
Periodosec. II a.C. (200 – 101 a.C.)
DescrizioneIl Santuario della Fortuna Primigenea, dedicato alla Dea Fortuna, si trova nell’antica città di Praeneste, oggi Palestrina, a circa 40 Km da Roma. Costruito alla fine del II secolo a.C., come dimostrano alcune iscrizioni trovate negli scavi del monumento, in epoca tardo-repubblicana, è considerato uno dei massimi esempi di architettura ellenistica in Italia e di culto dell’antico Lazio, un’opera di straordinario livello tecnico e stilistico. I ritrovamenti attestano comunque un culto locale anteriore alla costruzione del complesso sacro, risalente al IV-III secolo a.C.. Pare che l’edificazione sia da attribuire agli stessi cittadini di Praeneste arricchitisi grazie al commercio di schiavi con l’Oriente che garantì un flusso cospicuo di capitali nelle casse dell’Impero Romano, grazie ai quali fu possibile la realizzazione di grandi opere urbanistiche.Nel libro II del De Divinatione Cicerone parla del Santuario come luogo purificatorio e oracolare, tanto che per anni gli studiosi che si sono interrogati sul tipo di culto praticato hanno ipotizzato l’esistenza di due complessi connessi ma autonomi, attraverso due percorsi indipendenti e ortogonali. L’aspetto odierno dell’edificio sembra essere il risultato dell’unione dei due santuari, anche se alcuni studiosi di archeologia hanno attribuito i resti del santuario detto inferiore - la basilica, l’aula absidata e l’ambiente detto “antro delle sorti” dove si conserva il meraviglioso Mosaico dei Pesci del II sec. a.C. - al Foro civile di Preneste. Nella parte inferiore è possibile vedere la facciata del Seminario, che possiede quattro colonne con capitelli corinzi. Il santuario si articola su sei terrazze artificiali, edificate sulle pendici del monte Ginestro, collegate tra loro da rampe e scalinate di accesso, che sottolineano il simbolico percorso ascensionale del devoto verso la divinità. Le prime due terrazze erano delimitate da due grandi muri in opera poligonale, che costituiscono le fondamenta del Santuario stesso, in particolare nella seconda terrazza sono presenti cinque vasche lustrali (ninfei ad emiciclo) precedute da quattro colonne a cui si affiancavano ambienti di servizio. La terza terrazza, sovrastante, si caratterizza per la presenza di ambienti simmetrici, forse adibiti allo svolgimento dei rituali preliminari all’accesso al Santuario, dava accesso a due rampe porticate, chiuse da un muro verso valle coperte per metà da volte. Un porticato di ordine ionico sovrastato da un attico a semicolonne interrotto da due esedre anch’esse porticate caratterizzano la quarta terrazza, detta “degli emicicli”, sede del culto oracolare, del pozzo sacro (il locus religiose saeptus dove venivano scoperte le sortes della dea) e della statua della Fortuna che allatta Giove e Giunone bambini. Dal centro del portico partiva la ripida scala utile a raggiungere la quinta e la sesta terrazza. La quinta terrazza, “dei fornici”, che presenta un muro di fondo con semicolonne corinzie, era forse destinata ad attività commerciali, mentre la sesta detta “della Cortina” era un vasto piazzale a "U", delimitato su tre lati da un doppio portico di ordine corinzio e ospitava al centro del lato di fondo una cavea teatrale, sulla quale sorgeva il piccolo tempio circolare, del quale restano solo le fondazioni. Qui si trovava anche il prezioso simulacro della dea, un’importante scultura del tardo ellenismo, composta da più materiali: marmo bianco per le parti nude e marmo bigio asiatico per il resto. Sopra il portico di fondo e la cavea teatrale dell'ultima terrazza sorse nel XII secolo ad opera dei Colonna, il palazzo Colonna Barberini, ricostruito nelle forme attuali da Taddeo Barberini nel 1640.Unico nel suo genere tra le opere di architettura antica in Italia, la progettazione del Santuario della Fortuna viene attribuita ad un architetto di grande talento, formatosi nell’ambiente del “barocco” ellenistico.I resti del santuario, ormai da tempo inglobati nell’abitato medievale, furono riportati alla luce dai bombardamenti del 1944. Dal 1956 palazzo Colonna Barberini è sede del Museo nazionale archeologico di Palestrina, in cui è possibile ammirare resti recuperati dalla zona del santuario.

Fonte dei dati: Filas | Distretto Tecnologico della Cultura - futouring.eu
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