Punti di interesse turistico della regione Lazio

CategoriaPOI_InteresseArchitettonico
TitoloCortile interno del Palazzo Farnese, Caprarola
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Periodo1560-1579
DescrizioneIl cortile interno del Palazzo Farnese ha forma di cerchio, del diametro di m 21, inscritto nella pianta pentagonale del palazzo. Tale soluzione fu adottata da Vignola, dopo aver scartato una configurazione poligonale, per variare la forma architettonica tra esterno e interno. La sua realizzazione, iniziata intorno al 1560, fu portata a definitivamente a compimento nel 1579. Lo spazio è pavimentato con selci e coltellate di mattoni disposti a spina di pesce, realizzate nel 1579, dove si aprono 10 caditoie perimetrali che convogliano l’acqua nella sottostante sala detta “del Fungo”, ampia quanto tutto il cortile, e una caditoia centrale che incanala l’acqua nella cisterna ipogea, il cui chiusino è in travertino scolpito a forma di un mascherone solare, realizzato tra il 1577 e il 1579 dallo scultore Giovanni Battista Bianchi. È delimitato da un porticato a doppio ordine anch’esso circolare, voltato a botte, costituito da 10 arcate sovrapposte e realizzato in peperino grigio. Nell’ordine inferiore le arcate sono separate da un sistema murario formato, a partire dall’alto, da una nicchia sovrapposta a una finestra rettangolare, a sua volta posta al di sopra di una bocca di lupo necessaria all’illuminazione della sottostante “sala del Fungo”: nonostante appaiano come forme architettoniche indipendenti, un aspetto consolidato dal trattamento delle superfici a bugnatura, la visione d’insieme di ogni singola arcata con i relativi due elementi laterali fa trapelare un’impostazione a “serliana” che informa anche l’ordine superiore; ma anche in questo caso Vignola sceglie una soluzione innovativa: la serliana è mascherata da coppie di semicolonne ioniche che inquadrano le arcate e le più basse finestre laterali, levandosi fino a sorreggere un fastigio culminante con la balaustrata del superiore terrazzo sommitale, i cui dadi posti in linea con le sottostanti semicolonne, sorreggono vasi ornamentali. L’impostazione radiale dell’insieme offre uno straordinario meccanismo di soluzioni simmetriche e prospettiche, secondo cui ogni apertura del porticato inquadra un elemento retrostante: così le arcate inquadrano le porte, sulle cui architravi è spesso incisa l’iscrizione A. CAR. FARN. S.R.E. VICECAN. (Alexander Cardinalis Farnesius Sanctae Romanae Ecclesiae Vicecancellarius), che immettono nelle stanze del “piano nobile” e del “piano dei Prelati”, sovrastate da finestrini sopraluce – ora veri, ora dipinti –, e inserite in un sistema di cornici che ribattono l’apertura dell’arcata antistante, alla cui sommità sono posti oculi ovali per lo più dipinti; i finestrini rettangolari laterali del piano inferiore inquadrano invece nicchie creando l’effetto di sovrapposizione simmetrica fra nicchia retrostante in basso e nicchia antistante in alto: è certo che le nicchie del porticato superiore contenevano busti marmorei di imperatori romani, eseguiti nel 1576 dallo scultore Givanni Battista di Bianchi, nel sec. XVIII trasferiti dai Borbone nel Palazzo Farnese di Roma. Lo stesso porticato superiore era pavimentato con mattonelle maiolicate con il giglio farnesiano in azzurro su fondo giallo.

Fonte dei dati: Filas | Distretto Tecnologico della Cultura - futouring.eu
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