Punti di interesse turistico della regione Lazio

CategoriaPOI_InteresseCulturale
TitoloHall of Wool-works - Farnese Palace, Caprarola
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Periodo1566 ca.
DescrizioneLa stanza, situata sul versante nord al “piano nobile” e facente parte dell’appartamento dell’estate, è detta “dei Lanifici” per le pitture nella volta dedicate a miti e leggende collegate all’arte del tessere, il cui programma iconografico viene tradizionalmente attribuito a Fulvio Orsini, anche se non manca chi lo assegna ad Annibal Caro. I disegni preparatori sono attribuiti a Taddeo Zuccari e l’esecuzione, avviata dopo la sua morte, nel 1566, alla sua bottega sotto la guida del fratello Federico. Dalla descrizione fatta da Fabio Arditio nella “Relazione a Lavinia Feltria della Rovere in data XXX luglio 1579”, occasionata dalla visita di Gregorio XIII a Caprarola, si evince che si trattava dello spogliatoio del cardinale Alessandro Farnese (“da questa prima Camera si va nell’altra, fatta per vestire, ove sono inventioni di vestiti et principalmente alcune attioni di Pallade, inventrice di essi”), uso che aveva dunque indirizzato la scelta dei soggetti rappresentati.La volta a crociera con schifo è compartita da cornici in stucco bianco e dorato che delimitano 13 settori, uno centrale, quattro nelle vele, quattro nelle lunette e quattro fascioni angolari, tutti popolati da motivi a grottesca con variazioni sul tema della tessitura. Nel riquadro centrale è Minerva, inventrice delle tecniche di lavorazione della lana, che insegna agli uomini l’uso delle vesti e riceve in cambio sacrifici sull’altare. Nella vela sul lato della porta che immette al cortile circolare, entro un riquadro a rombo, è una scena in cui i Cinesi raccolgono bozzoli e more di gelso, con riferimento all’allevamento del baco da seta, mentre nella lunetta sottostante, entro un riquadro circolare, sono raffigurate le tre Grazie, sorelle di Minerva, che assieme a Cupido fanno nude il bagno nel fonte Acidalio a loro consacrato. Nella vela opposta, al di sopra della porta che immette nel “giardino d’inverno”, i cui strombi sono decorati a grottesche, figura la scena in cui gli Sciti traggono dagli alberi materie filamentose per farne vestiti, con probabile riferimento alla coltivazione del cotone, mentre nella lunetta è una scena del mito di Pan e Siringa, dove il dio, protettore delle greggi (si vedono infatti cesti ricolmi di lanugine), tenta di allettare la ninfa che gli sfugge. Nella vela al di sopra della parete dove è posto un camino, entro un riquadro ottagonale, è la scena di Ercole e Tiro in riva al mare della Fenicia, i quali, grazie al cane della ninfa che schiacciando il mollusco di una murice si sporca il muso con un colore rossastro, scoprono la porpora; nella lunetta sottostante, entro un riquadro rettangolare, Ercole tinge una veste di porpora per esaudire Tiro infatuatasi di quel colore e ottenerne così l’amore. Nella vela opposta è la scena di Aracne che sfida Minerva al telaio e nella sottostante lunetta l’esito finale della contesa, con Minerva che, dopo aver distrutto il telaio di Aracne, trasforma la rivale in ragno: la dea è qui raffigurata secondo l’iconografia proposta da Vincenzo Cartari nell’opera “Le imagini con la spositione de i dei degli antichi” pubblicata a Venezia nel 1556 (“armata con una lunga hasta in mano, e con lo scudo di cristallo al braccio”).Il pavimento della sala è definito da intarsi di mattoni gialli e rossi, tagliati in varie fogge e sistemati secondo un elaborato gioco di riquadrature e cornici che sembra evocare gli ornamenti tipici del commesso marmoreo.

Fonte dei dati: Filas | Distretto Tecnologico della Cultura - futouring.eu
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