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compact disc, loc. sost. m. invar. Disco metallico, ricoperto da materiale plastico, utilizzato per memorizzare informazioni in modo digitale, leggibili mediante strumenti appositi (lettori ottici). Il primo modello risale al 1979, realizzato da Philips e da Sony. Le informazioni contenute vengono trasformate in segnali audio video (videodisco) oppure in dati per calcolatori elettronici (CD-ROM). La registrazione dei dati sull'anima metallica di un CD può avvenire soltanto in dispositivi chiamati camere bianche (ambienti completamente privi di pulviscolo atmosferico) e viene effettuata con sofisticate apparecchiature laser. Quando i dati sono stati trasformati in una traccia concentrica a spirale, costituita da una serie interminabile di microscopici forellini del diametro inferiore a un micrometro, la lamina viene incapsulata con una lacca vinilica. A questo punto il CD-ROM può essere utilizzato mediante appositi lettori (drive), nei quali un rivelatore ottico (costituito da un diodo laser e da un circuito elettronico di decodificazione) rileva la sequenza di forellini e la converte nuovamente nei dati originali. I CD sono migliori, più resistenti e affidabili dei supporti in vinile o magnetici, hanno qualità di riproduzione ottima ed elevata capacità (74 minuti di suono stereo o 650 megabyte di dati in dischi da 12 cm, con tracce da 1,5 mm). 


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