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Giòtto (Colle di Vespignano 1267 ca.-Firenze 1337) Pittore e architetto. Nacque nel 1267 a Colle di Vespignano presso Vicchio di Mugello. Coetaneo di Dante visse in un periodo di eccezionale dinamismo storico. Firenze era uno dei maggiori centri produttivi e finanziari d'Europa, un grande opificio che impiegava gran parte della popolazione. Giotto si trovò a essere uno dei maggiori interpreti di questo periodo. Spirito laico fu uno dei più autorevoli creatori di una nuova cultura laica; interessante fu il modo in cui affrontò gli episodi miracolosi della storia sacra. Rivisse l'Annuncio a Sant'Anna con semplicità estrema rappresentando l'angelo che si affaccia dalla finestrina alta come il figliolo della vicina di casa. Per Giotto la vita dell'uomo era caratterizzata dall'evidenza dei gesti e dalla ferma e univoca chiarezza degli atteggiamenti morali. Il suo tipo di religiosità si esplicava interamente nel rapporto con gli altri, agendo con semplicità in ogni situazione. Intorno alla figura di Giotto di Bondone sono fiorite fin dal XIV sec. molte leggende, la più nota delle quali è quella che narra come Cimabue avrebbe scoperto casualmente le doti innate del giovane Giotto scorgendolo mentre ritraeva una pecora su di un sasso e l'avrebbe condotto nella sua bottega per istruirlo. Tuttavia, la tradizione secondo cui fu allievo di Cimabue ha un fondamento accettabile, perché Giotto ereditò dal maestro il senso del volume realizzato con il chiaroscuro e messo in rilievo dalla linea di contorno. Giotto si formò presso Cimabue tra il 1280 e il 1290, compiendo diversi viaggi a Roma. La critica insiste sui molteplici legami che unirono Giotto agli artisti romani quali Arnolfo, Giovanni Pisano, Cavallini; le limpide volumetrie arnolfiane contribuirono al suo solenne plasticismo; l'intensità dei gesti del Pisano fu determinante per l'incisività dei suoi gesti. La dolcezza del colore romano e la misurata spazialità del Cavallini favorirono il costituirsi della sua metrica. All'inizio della sua attività artistica Giotto dipinse due opere su tavola: il Crocifisso (1290) di Santa Maria Novella e la Madonna (1290) di San Giorgio alla Costa. Esse attestano, anche se in modo diverso, le inquietudini dell'artista. Nel Crocifisso si intravede la drammaticità del Cimabue che cerca di concretizzarsi; mentre nella Madonna si intravedono le scandite volumetrie arnolfiane. Negli affreschi di Assisi intraprese una strada diversa; nella Deposizione e nelle Storie di Isacco (1290-1295) dimostrò nella composizione una pacatezza nuova, un gusto compiaciuto di lenta grandiosità. Le Storie di Isacco risultano un capolavoro di montaggi spaziali molto calibrati, di incastri rispondenti di gesti, di scavo intenso dei personaggi. In quest'opera gli elementi romani abbondano, ma ancora di più risaltano i volumi nitidi, la parsimonia di elementi, la misura e la tensione dei gesti. Nel 1296 Arnolfo si trasferì a Firenze e fu nominato capomastro dell'Opera del Duomo. In questo periodo Giotto iniziava il ciclo francescano di Assisi. Il ciclo ebbe inizio dal secondo affresco della parete di destra con l'Elemosina del Mantello e fu condotto assai rapidamente in quanto Giotto nel frattempo era stato chiamato a Roma. Le trame architettoniche e prospettiche inquadrano lo spazio e le scene ma con una fondamentale difficoltà di snodi e suture; i gesti dei personaggi non riescono a occupare il grande spazio a disposizione. Giotto conosceva da una lunga tradizione l'istanza del quadro come unità di superficie coerente ed armonica e si rendeva conto che le sfaldature spaziali avrebbero minato l'unità. Il ricorso ossessivo alle riquadrature architettoniche in tutto il ciclo francescano attestano questa preoccupazione. Giotto usò lo spazio tridimensionale come mezzo per una migliore rappresentazione del racconto pittorico. Nel 1300 si recò a Roma e portò a termine gli affreschi commissionati da Bonifacio VIII per la loggia del nuovo Palazzo Laterano, affreschi di cui rimane solo il frammento conservato nella basilica. Il periodo successivo al ciclo francescano di Assisi rimane documentato dal solo Polittico di Badia (1302); l'architettura lignea della tavola suggerisce attraverso le figure il gusto di scansioni lente, di proporzioni agiate e piene. Quest'opera anticipa in qualche modo la grande impresa pittorica degli affreschi della Cappella Scrovegni all'Arena a Padova (1303-1305); questa sarà l'opera più piena e suggestiva, il suo primo capolavoro della maturità. I lavori di decorazione pittorica comprendono tre fasce orizzontali sovrapposte, disposte sulle pareti longitudinali. I temi raffigurati sono Storie di Gioacchino, Sant'Anna e la Vergine, le Storie di Gesù Cristo e il Giudizio universale. Giotto aspirava a un risultato di tuttopieno ma non riuscì a raggiungerlo nelle opere padovane; lo spazio giottesco era inteso come spazio definito piano per piano dagli oggetti contenuti. Giotto realizzò una metrica compositiva quanto mai fitta ed esatta che voleva comporre unitariamente le dimensioni del dipinto. Nella Natività di Maria evidenziò la traslazione della figura attraverso lo strascico delle vesti della donna che porta doni e che resta arretrata fuori del portichetto; nell'Annuncio a Sant'Anna la figura dell'ancella raggiunge quel senso di lavoro in atto grazie alla forma delle mani e al distribuirsi asimmetrico delle pieghe; nella Fuga in Egitto il piccolo triangolo di pelle tra il calzare e l'orlo della veste del giovanetto che cammina accanto a San Giuseppe suggerisce l'andare svelto. Tutti questi esempi dimostrano il realismo dell'opera giottesca, così come le pieghe suggeriscono un volume, un movimento, una tensione. A Padova compì un'operazione ancora più straordinaria di quella di Assisi; dissociò la materia, la caricò d'umano, cercò di trovare in quelle vicende motivazioni ed espressioni terrene. Gli strumenti prospettici si fecero più sicuri ed organici; accentuò le inquadrature architettoniche, le scatole prospettiche abbondano ma sempre caratterizzate dalla semplicità. Nel periodo successivo realizzò un mosaico della Navicella nel portico della basilica di San Pietro (1310). Il mosaico andò distrutto durante il rifacimento cinquecentesco di San Pietro; rimangono due busti di angelo conservati a Boville Èrnica e al museo Petriano di Roma. Di questo periodo è la Madonna d'Ognissanti conservata agli Uffizi, che di Padova conserva la materia fusa e luminosa la folta trama spaziale e compositiva. Nel 1314 Giotto si recò a Firenze dove nominò dei procuratori per la tutela dei propri interessi. Successivamente affrescò la Cappella della Maddalena nella chiesa inferiore della Basilica di Assisi. Dal punto di vista compositivo la scena della cappella lascia intravedere un Giotto diverso che usa una struttura più distesa e placata appoggiata a larghe simmetrie. Durante il suo secondo soggiorno padovano, tra il 1315 e il 1318, eseguì probabilmente gli affreschi del Capitolo del Santo e la decorazione della volta del Palazzo della Ragione. Sono di questo periodo anche il Crocifisso del Tempio Malatestiano di Rimini e quello della Cappella degli Scrovegni. Il Crocifisso è considerato l'opera più alta del secondo decennio. 
Negli anni compresi tra il 1320 e il 1322 Giotto si trovò a Firenze e proprio in questi anni si collocano gli affreschi della Cappella Peruzzi in Santa Croce che raffigurarono storie di San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista. I cicli fiorentini e le opere a essi connesse rivelano uno stile radicalmente cambiato rispetto a Padova. Nella Cappella Peruzzi Giotto dà alle composizioni una lettura ritmica che percorre e collega lo spazio nelle varie direzioni e piani. La composizione risulta ricca di figure, ma anche più diradata; si possono notare gruppi compatti, regolari, solenni che si alternano a grandi pause di vuoto in un ampio giuoco ritmico articolato su piani diversi. Risalgono a questi anni numerose opere su tavole: nella Dormitio Virginis del Museo di Berlino, in una forma meno limpida si ritrova la distribuzione in larghezza a grandi gruppi contrapposti. Una serie di piccole tavole è sparsa in vari musei: l'Adorazione dei Magi nel Metropolitan Museum di New York; la Presentazione di Gesù al Tempio nel Gardner Museum di Boston; la Pentecoste nella National Gallery di Londra; la Deposizione nella collezione Berenson; l'Ultima Cena con la Crocifissione e Gesù al Limbo nella Pinacoteca di Monaco. In queste tavole lo stile di Giotto raggiunge una preziosità tale da far quasi dimenticare l'effettiva solennità propria di molte delle figure e la genialità di certe invenzioni prospettiche. Tra gli affreschi della Cappella Peruzzi e quelli della Cappella Bardi, Giotto realizzò quattro valve di polittico: la Madonna col Bambino, San Giovanni Evangelista, San Lorenzo, Santo Stefano, conservati nei musei rispettivamente di Washington, Châalis, Horne e a Firenze. In queste opere la grandiosità giottesca emerge più evidente nelle quattro figure isolate degli scomparti, una grandiosità costituita da infinite sottigliezze spaziali e cromatiche, di rispondenze compositive e luminose mirabili. Tra il 1324 e il 1328 affrescò la Cappella Bardi in Santa Croce a Firenze. Questa è l'ultima grande opera giottesca pervenutaci. La Cappella Bardi fu pensata in termini frontali e simmetrici. Con questi affreschi Giotto instaurò una tradizione di misura e di equilibrio fondamentale per l'arte futura. Nei quattro affreschi delle pareti le architetture raggiunsero una eccezionale semplicità; Giotto arrivò a una concezione della pittura sottilmente misurata nei piani elastici e segretamente mobile nelle sue cadenze luminose, tanto da sentire il disagio delle armature architettoniche troppo rigide e meccaniche. Nel periodo tra il 1328 e il 1333 soggiornò a Napoli presso Roberto d'Angiò. Nel 1334 fu nominato capomastro dell'Opera del Duomo e sovrintendente di tutte le fabbriche e fortificazioni del comune di Firenze. Il 19 luglio 1334 venne iniziata la costruzione del Campanile del Duomo di Firenze, oggi noto come Campanile di Giotto, perché da lui ideato e disegnato. Quest'opera si ispirava a un gusto fastoso e riccamente adorno. Giotto pose le basi delle fondamenta del campanile e costruì il primo ordine con gli esagoni dentro ai riquadri. Successivamente Andrea Pisano raddoppiò questo ordine con rombi dentro ai riquadri e costruì due ordini di lesene e nicchie. Più tardi il Talenti ritornò in parte al progetto giottesco riprendendo il motivo delle bifore e delle inquadrature che le contengono; sviluppò però il campanile secondo un senso più grandioso e un'altezza maggiore anche per adeguarsi all'innalzamento della navata della cattedrale. Appartengono a questo periodo l'Incoronazione della Cappella Baroncelli in Santa Croce a Firenze, il Polittico della Pinacoteca di Bologna, il Polittico Stefaneschi della Pinacoteca Vaticana, la Crocifissione dei Musei di Berlino e Strasburgo. Sono opere nelle quali si avvertono la sottigliezza pittorica e luministica, la sua penetrazione prospettica e in molti casi la profondità umana delle ultime opere di Giotto. Nel 1336 Giotto fece un viaggio a Milano, dove eseguì alcuni lavori, oggi perduti per i Visconti. Morì a Firenze l'8 gennaio 1337. 


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