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lamaìsmo, sm. (Dal termine tibetano lama, maestro) Forma di buddhismo praticata in Tibet, introdotta da predicatori cinesi e indiani nel VII sec. e poi diffusa in tutta la regione dell'Himalaya, comprese le regioni del Bhutan, Nepal e Sikkim. Dottrina mista tra il buddhismo Mahayana ed elementi religiosi locali, ha carattere principalmente mistico. La storia del buddhismo tibetano può essere suddivisa in tre periodi. Tra il VII e il IX sec. il buddhismo fu introdotto dall'India e lentamente accettato, data l'opposizione degli aderenti alla religione sciamanica indigena del Tibet, detta bon. Il merito della diffusione va ascritto ai maestri buddhisti Padmasambhava e Shantarakshita. Nel IX sec. il re Lang-Dar-Ma perseguitò la nuova fede e riuscì a farla scomparire per un certo tempo. Nel secondo periodo il buddhismo venne reintrodotto dall'India e poi riformato nell'XI sec. Durante questo periodo, fu compilato il canone buddhista tibetano (notevole per le sue accurate traduzioni e per gli utili commenti di testi in sanscrito ora perduti). Nel terzo periodo visse il riformatore Tsong-kha-pa (1357-1419) che fondò la scuola dei berretti gialli alla quale appartiene anche la serie dei dalai lama (oceanico maestro, dal tibetano lama, maestro e dalai, oceano). Ognuno di questi lama fu ritenuto la reincarnazione del lama precedente (e la manifestazione in terra di Buddha e Bodhisattva) e divenne il governatore spirituale e temporale del Paese. Nel 1959 il dalai lama (XIV sec.) fuggì davanti all'invasione cinese insieme a migliaia di civili tibetani e a numerosi altri lama. Da allora essi vivono in esilio soprattutto in India, ma anche in Nepal e altrove. 
Tra le caratteristiche del buddhismo tibetano è da ricordare l'accettazione dei tantra (libri sacri) buddhisti come parte integrante e centrale della religione, l'accentuazione dell'importanza della relazione maestro discepolo sia per l'educazione religiosa sia per la meditazione, il riconoscimento di un vasto pantheon di Buddha, Bodhisattva, santi, demoni e divinità, l'espressione della religiosità, sia da parte dei monaci buddhisti tibetani che da parte dei laici, attraverso le ruote di preghiera, i pellegrinaggi e le processioni intorno ai luoghi santi, la prostrazione, le offerte, la recitazione di testi e il canto dei mantra (preghiere o inni). 


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