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osteoporòsi, sf. Degenerazione delle ossa consistente nella prevalenza dei processi di rottura su quelli di formazione. Colpisce in particolar modo le vertebre, le ossa della mano e il collo del femore, con conseguente pericolo di cifoscoliosi e fratture. L'osteoporosi può essere originata da varie malattie, da carenze alimentari, da scompensi ormonali, da ereditarietà e dalla sistematica somministrazione di alcuni farmaci. La forma più comune è quella senile, causata dalla rarefazione ossea che inizia dopo i 40-50 anni. I soggetti femminili possono essere colpiti più precocemente a causa degli squilibri ormonali conseguenti alla menopausa. Anche se non esiste una cura capace di farla regredire, è tuttavia possibile prevenire e rallentare l'osteoporosi mediante somministrazione di calcio, estrogeni, androgeni, calcitonina e fluoruri, oltre che mediante un'alimentazione equilibrata e un'attività fisica adeguata. I sintomi della patologia si manifestano quando l'osteoporosi è ormai troppo grave per essere prevenuta. 


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