Enciclopedia

Pasolìni, Pièr Pàolo (Bologna 1922-Roma 1975) Scrittore e regista cinematografico dalla personalità complessa, autore di numerose opere di carattere spesso provocatorio, che risentono delle forti tensioni dell'autore, diviso fra l'ideologia marxista, il richiamo dell'antico mondo contadino e la spiritualità cristiana. Il suo esordio è rappresentato da una raccolta di poesie composte in dialetto friulano, le Poesie a Casarsa (1942); l'interesse per le lingue dialettali sfociò poi nella raccolta Poesia dialettale del Novecento (1952). Nell'immediato dopoguerra si iscrisse al Partito comunista italiano, da cui fu però espulso nel 1949. Fondò la rivista Officina nel 1955 (assieme a R. Roversi e F. Leonetti); in seguito si trasferì a Roma, dove pubblicò due romanzi sulla vita delle borgate, Ragazzi di vita (1955) e Una vita violenta (1959). Oltre alla poesia (La meglio gioventù, 1954; Le ceneri di Gramsci, 1957; La religione del mio tempo, 1961; Poesia in forma di rosa, 1964; Trasumanar e organizzar, 1971) e alla prosa (Amado mio e Atti impuri), scrisse anche opere teatrali (Orgia, 1968; Calderón, 1973; Affabulazione, pubblicato postumo nel 1977), saggi (Passione e ideologia, 1960; Empirismo eretico, 1972; Scritti corsari, pubblicato postumo nel 1975) e diresse numerosi film (Mamma Roma, 1962; Il Vangelo secondo Matteo, 1964; Uccellacci e uccellini, 1965; Edipo re, 1967; Teorema, 1968; Medea, 1970; Decameron, 1971; I racconti di Canterbury, 1972; Il fiore delle Mille e una notte, 1974; Salò o le 120 giornate di Sodoma, 1975). Venne ucciso nel 1975, sul litorale laziale presso Ostia. 


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