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Togliàtti, Palmìro (Genova 1893-Jalta 1964) Politico italiano. Fece parte, giovanissimo, del Partito socialista e, insieme a Gramsci, del gruppo Ordine nuovo, che contrastò la frazione estremista di A. Bordiga. Fu tra i fondatori e i massimi esponenti del PCI (scissione di Livorno, 1921). Dopo l'arresto di Gramsci ne assunse la presidenza da Parigi (1927), dove era fuggito a seguito delle persecuzioni fasciste. Fu segretario del Comintern e commissario politico in Spagna durante la guerra civile (1937-1939). Nel 1940 fu arrestato dai francesi; tornò a Mosca e fu di nuovo in Italia nel 1944, dove promosse la cosiddetta svolta di Salerno, una politica di coalizione di tutte le forze antifasciste fino al termine della guerra. Fu ministro del consiglio e vicepresidente dei governi Badoglio e Bonomi (1944-1945) e di grazia e giustizia con Parri e De Gasperi (1945-1946). Fu rieletto segretario generale del PCI nel 1946 e portò avanti un programma politico riformatore che prevedeva l'adesione delle forze non marxiste. Nel 1948 guidò il Fronte popolare contro il centrismo degasperiano e operò contro le tendenze estremiste del partito (teorie di Secchia). Il 14 luglio 1948 subì un grave attentato. Nel 1956, dopo il XX congresso del PCUS, diede l'avvio alla destalinizzazione, impegnandosi per lo sviluppo di una via italiana al socialismo. 


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