Punti di interesse turistico della regione Lazio

CategoriaPOI_InteresseCulturale
TitoloAffreschi della Sala di Amore e Psiche nel Palazzo del Drago, già Crispo, Bolsena
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Periodo1559-1562
DescrizioneLa sala, posta al I piano e affrescata sia sulle pareti che sulla volta, è detta “di Amore e Psiche” dai soggetti mitologici rappresentati nella volta, tratti dalla storia narrata nelle Metamorfosi di Apuleio. La volta, a crociera con schifo, mostra nel riquadro centrale, contornato da cornice in stucco, la scena finale della narrazione, il banchetto nuziale di Amore e Psiche alla presenza degli dei (IV, 24): benché deteriorata la pittura mostra alcuni “ritratti” di personaggi contemporanei, specialmente l’uomo d’arme effigiato nei panni di Marte e la figura femminile alle spalle di Psiche; nelle vele minori, entro cornici e campiture a grottesche, a sinistra è un tondo con la scena dove Mercurio convoca il concilio degli dei (IV, 23), a destra un altro con Giove che riceve Amore baciandolo (IV, 22); nella vela maggiore, lato interno, figurano, al centro, entro un esagono, Venere che ordina a Psiche la seconda delle quattro prove (IV, 11), mentre ai lati sono piccoli riquadri con emblemi del cardinale, a sinistra il carro del Tempo condotto da un tiro formato da un cavallo, un leone e un toro, simboli delle passioni, e inserito in un cartiglio a forma di arcobaleno che reca l’iscrizione greca: O SOFOS PANTA DOULOI (“il saggio tutto domina”), a destra l’unicorno che si abbevera in un rivo tra piante di gigli, entrambi simboli farnesiani, con in alto una stella a otto punte; gli stessi emblemi figurano nell’opposta vela, mentre nell’esagono centrale è dipinta la scena di Mercurio che conduce Psiche in cielo (IV, 23). Le pareti sono dipinte con motivi architettonici a monocromo, con nicchie e riquadrature sormontate da festoni e divise da colonne scanalate, a finto pavonazzetto, con capitello composito, il tutto posto al di sopra di uno zoccolo con specchiature dipinte a finti marmi; i soggetti raffigurati, anch’essi a monocromo, sono collegati alla storia antica, sul modello degli “exempla virtutis” di carattere eroico in voga nei palazzi romani della prima metà del sec. XVI: nelle nicchie sono figure idealizzate di condottieri romani, mentre nei grandi quadri vi sono rappresentate scene di battaglie, desunte dai modelli tratti dai sarcofagi antichi, nei soprapporta sono collocati busti di marmo entro veri clipei, affiancati da raffigurazioni pittoriche di vittorie alate. L’esecuzione degli affreschi è databile tra il 1559 e il 1562, e l’impostazione generale, seppur semplificata, rivela la dipendenza dalla Sala Paolina (1545-1547) di Castel S. Angelo a Roma; pur non essendo emersi documenti che rendano certa la loro paternità, le decorazioni di questa sala sono infatti dalla critica attribuite ad alcuni dei pittori coinvolti nel cantiere romano dove, tra il 1543 e il 1545, lo stesso Crispo, nominato castellano, aveva soprinteso ai lavori, in particolare al romano Luzio Luzi e al bolognese Prospero Fontana.

Fonte dei dati: Filas | Distretto Tecnologico della Cultura - futouring.eu
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