Punti di interesse turistico della regione Lazio

CategoriaScultura
TitoloGanymede carried off by the eagle
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Periodo
DescrizioneIl ratto di GanimedeSecondo il mito greco Ganimede, figlio del re di Troia, Troo, era considerato “il più bello tra i mortali”. La sua avvenenza fece invaghire Giove, che lo volle sull’Olimpo come coppiere alla mensa degli dei. A tal fine il dio fece rapire il giovane da un’aquila mentre quello era intento a pascolare le greggi paterne, alle falde del monte Ida. La scultura raffigura il momento culminante del rapimento in cui, sullo sfondo delle rocce del monte Ciannito, che richiamavano l’ambiente della leggenda, l’aquila con ali semispiegate e collo ritorto sovrasta il giovane per afferrarlo. Una versione tarda del mito (ca. IV sec. a.C.) narra che, per rapire Ganimede, Giove stesso avesse assunto l’aspetto di una aquila. La datazioneEsistono incertezze circa la datazione del pezzo che potrebbe essere stato realizzato in un’epoca diversa dall’Odissea di marmo (vedi Odissea di marmo) sita nella Grotta. E’ opinione prevalente che l’opera risalga all’età Flavia (seconda metà del I sec. d.C.), epoca nella quale era frequente l’uso della policromia marmorea nella statuaria. In base a considerazioni di ordine stilistico, che vorrebbero la composizione ispirata ad un originale ellenistico, qualcuno sostiene che il gruppo sia databile al periodo compreso tra gli ultimi anni dell’impero di Augusto (23 a.C.-14 d.C.) e i primi di quello di Tiberio (dal 14-37 d.C.).La collocazioneLa statua di Ganimede rapito dall’aquila poggiava su un basamento posto a coronamento dell’apertura della grotta, costituendo l’acme del progetto iconografico, concepito in senso piramidale. E’ possibile che questa collocazione rispecchiasse l’intenzione dell’imperatore di attribuire alla scultura un valore di monito: i suoi invitati vedendola avrebbero dovuto richiamare alla mente gli avvenimenti tragici scaturiti per aver assolutizzato un aspetto solo tra le virtù (la bellezza in questo caso) senza metterlo in relazione con gli altri, secondo l’ottica di armonia ed equilibrio propria della cultura greca (vedi Odissea di marmo).Ganimede e l’aquilaLa composizione di Ganimede e dell’aquila è pressoché integra, pur mancando il piede destro del giovane. Ciò nonostante sono ancora ben leggibili particolari come il piumaggio sulle ali semispiegate dell’aquila e l’abbigliamento all’orientale di Ganimede, con tunica manicata, clamide svolazzante e pantaloni attillati con alti stivali. Il gruppo è stato ricomposto con più di 360 frammenti di marmo microasiatico, conosciuto dai Romani come pavonazzetto per le venature violacee, proveniente da cave frigie di proprietà imperiale. La testa di GanimedeLa testa, realizzata in marmo frigio bianco, presenta un copricapo frigio che richiama l’abbigliamento all’orientale del corpo. E’ possibile che la testa e il corpo siano stati realizzati da scultori diversi, anche se contemporanei, specialisti nella lavorazione dei due tipi di marmo. Alcuni studiosi ritengono che la testa non corrisponda al corpo a causa delle dimensioni, che risultano essere maggiori rispetto all’incavo in cui andava alloggiata. Tuttavia, tale anomalia potrebbe giustificarsi con il fatto che la scultura era stata concepita per essere guardata dal basso verso l’alto: si giustificherebbero così l’inclinazione della statua, di circa 7° in avanti, e le dimensioni crescenti dal basso verso l’alto.

Fonte dei dati: Filas | Distretto Tecnologico della Cultura - futouring.eu
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