Punti di interesse turistico della regione Lazio

CategoriaPOI_InteressePaesaggistico
TitoloGrotte di Collepardo
Indirizzo03010 Lazio Fr Via delle Grotte
Plus codes8FHMQ959+HH
PeriodoNeolitico
DescrizioneLe Grotte di Collepardo anche note come grotte dei Bambocci per la singolarità delle forme che riecheggiano figure umane e animali, si trovano nel territorio del comune di Collepardo, piccolo borgo medievale della provincia di Frosinone. Di origine carsica, costituiscono assieme al Pozzo di Antullo, un complesso speleologico ubicate nei Monti Ernici. Situate a circa 30 metri al disopra del letto del torrente Fiume vi si accede da un ingresso triangolare che immette in un vasto ambiente sul cui fondo, nel punto più basso, un tempo c’era un lago che raccoglieva le acque dei torrenti sotterranei. Questo ambiente è diviso in tre settori da sbarramenti formati da colonne stalagmitiche, allineate secondo le direzioni delle principali fratture della roccia. I piani delle grandi fratture sono ben visibili all’interno sotto forma di pareti lisce e verticali. A destra dell’ingresso si trova la sola diramazione che si stacca dall’ambiente principale: percorrendola fino in fondo si giunge ad una saletta abitata da una colonia di pipistrelli dove non presente l’illuminazione proprio per garantire la sopravvivenza di questa colonia. Oggi nella Grotta non scorrono più le acque sotterranee ma c’è un notevole gocciolio che scende attraverso le fratture della roccia e che, oltre a mantenere l’umidità dell’ambiente vicino al 90%, favorisce la formazioni di stalattiti e stalagmiti è di una bellezza ineguagliabile. All’interno delle grotte sono stati anche rinvenuti reperti faunistici del periodo del Pleistocene e scheletri umani risalenti all’età del Bronzo. Delle sue meravigliose quanto suggestive bellezze ne hanno parlato studiosi e scienziati: il geologo Giovan Battista Brocchi, che la esplorò in più di un’occasione tra il 1817 e il 1822, la commisurò alla Grotta di Antiparos (isola della Grecia dell’arcipelago delle Cicladi), la quale era ritenuta la più bella di tutte le grotte. L’abate e letterato francese Domenico Santucci invece, dopo l’esplorazione della grotta compiuta nel 1824 insieme all’architetto Rossini e agli incisori Cottafavi, Bossi e Parboni, nel suo opuscolo “La grotta di Collepardo” (1845) la paragonò ai vasti ambienti della grotta al Pantheon di Roma e ad altri celebri monumenti. Successivamente numerosi scritti testimoniano che la grotta fu molto conosciuta e visitata per tutto il XIX secolo da importanti personaggi come l’archeologo Fabio Gori, che la definì “Museo italico della natura”, e la Regina Margherita che vi si recò nel 1904. Da allora in suo onore viene chiamata anche Grotta Regina Margherita. Attualmente un comodo sentiero interno e una buona illuminazione permettono una agevole visita.

Fonte dei dati: Filas | Distretto Tecnologico della Cultura - futouring.eu
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