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formìca (2), sf. Nome comune degli Insetti Imenotteri, della famiglia dei Formicidi. Nella loro vita sociale prevale il polimorfismo e la divisione in caste; esiste un'organizzazione tale, per cui è possibile individuare classi di femmine sterili (operaie e soldati), femmine feconde (regine) e maschi. La vita media di una regina e di un'operaia è di circa venti anni, mentre i maschi muoiono dopo l'accoppiamento. La società viene creata dalla regina che, in seguito all'accoppiamento, deposita nel nido le uova dalle quali usciranno tutti i futuri componenti della colonia; le operaie costruiscono il formicaio, che è formato da molteplici camere ordinate in piani e comunicanti tra loro e con l'esterno per mezzo di gallerie. In queste camere vivono le larve, la regina e tutti i componenti del nido, inoltre vi vengono conservate le scorte. Le operaie procacciano altresì il cibo, controllano le larve, nutrono e curano la regina, mentre i soldati svolgono funzioni difensive. La formica è solitamente onnivora anche se ne esistono specie insettivore, fitofaghe e che si nutrono di succhi zuccherini animali e vegetali. Il cibo lo procurano o saccheggiando altri formicai con la cattura di larve e la loro riduzione in schiavitù (lestobiosi), oppure sfruttando il lavoro delle formiche ospiti (dulosi). Alcune formiche sono dannose, come quelle che, curando gli Afidi, ne consentono la diffusione o come quelle che depredano i campi di semi e divorano le foglie (Atta); altre ancora, infine, risultano essere utili in quanto eliminano insetti nocivi. Tra le specie presenti in Italia, la Formica rufa e Iridomyrmex humilis, nonché alcune specie del genere Tapinoma


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