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anglicanésimo, sm. Complesso di dottrine, riti e gerarchie della chiesa anglicana che, separatasi da Roma, si costituì nel 1534 a opera di Enrico VIII; il re provocò lo scisma perché papa Clemente VII non gli concesse l'annullamento del matrimonio con Caterina d'Aragona; con l'Atto di supremazia, approvato dal Parlamento, pose se stesso a capo della chiesa. Durante il regno di Edoardo VI fu redatto il Book of Common Prayer (1549), mentre con Elisabetta I furono introdotti alcuni principi della dottrina protestante calvinista (matrimonio dei religiosi, liturgia in volgare ecc.), oltre a Trentanove articoli di religione (1571), che costituirono il corpo ufficiale della dottrina anglicana. Durante il regno di Anna Stuart, si riconfermò il carattere subalterno della Chiesa nei confronti della corona (Atto di uniformità, 1713; Atto sullo scisma, 1714). Divergenze e polemiche si fecero presto sentire: alla fine del XVIII sec., W. Law e i fratelli Wesley avviarono il movimento metodista; gli evangelici, di orientamento calvinista, organizzarono la corrente della Low Church (chiesa bassa); nel XIX sec. il movimento di Oxford, istituendo la High Church (chiesa alta) recuperò alcuni tratti del cattolicesimo. Gli anglicani sono circa sessanta milioni. 


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