Enciclopedia

mondiàle, guèrra Le due guerre combattute nel XX sec., con il coinvolgimento di buona parte delle potenze mondiali. 
Prima guerra mondiale 
Politica internazionale 
Le cause della guerra furono molteplici, anche se lo scoppio viene fatto risalire all'uccisione dell'erede al trono austriaco, l'arciduca Francesco Ferdinando e della moglie a Sarajevo, per opera dello studente nazionalista serbo Gavrilo Princip il 28 giugno 1914. In realtà all'origine della guerra vi erano i contrasti tra Germania, Francia e Inghilterra per i mercati dell'Europa occidentale, il desiderio della Francia di riconquistare l'Alsazia e la Lorena, passate alla Germania nel 1870, le mire russe di espansione verso sud, a scapito dell'impero ottomano, i fermenti nazionalistici in Italia e nei Balcani. Respinto l'ultimatum austriaco alla Serbia, l'Austria dichiarò guerra alla Serbia e la invase il 28 luglio 1914, provocando la mobilitazione russa in aiuto alla Serbia e la dichiarazione di guerra della Germania contro Russia (1° agosto) e Francia (3 agosto). La violazione dei confini belga e lussemburghese da parte delle truppe tedesche rese inevitabile l'entrata in guerra dell'Inghilterra (4 agosto) contro la Germania. L'Austria dichiarò a sua volta guerra alla Russia (5 agosto) e la Serbia alla Germania (5 agosto), mentre la Turchia si alleò con la Germania. Il Giappone, alleato dell'Inghilterra, dichiarò guerra alla Germania il 23 agosto, mirando alla conquista delle colonie tedesche nell'oceano Pacifico. L'Italia, alleata dell'Austria e della Germania nella Triplice Alleanza, si dichiarò neutrale trattandosi di guerra di aggressione e non essendo stata consultata preventivamente. L'Italia entrò in guerra, a fianco dell'Intesa, il 24 maggio 1915, dopo il fallimento dei negoziati con l'Austria e il patto di Londra del 26 aprile. La Bulgaria invece entrò in guerra il 14 ottobre 1915 a fianco di Austria e Germania, provocando così il crollo della Serbia. Nel 1916 anche la Romania entrò in guerra a fianco dell'Intesa (28 agosto) e l'Italia dichiarò guerra alla Germania. Il 1917 fu un anno decisivo per due eventi di estrema importanza. Gli Stati Uniti erano stati neutrali finché i continui attacchi dei sottomarini tedeschi a navi statunitensi provocarono la rottura delle relazioni diplomatiche con la Germania e l'ingresso nel conflitto il 6 aprile 1917. La Russia era stata scossa dalla crisi politica dei primi mesi del 1917 e dall'abdicazione dello zar Nicola II. Dopo la rivoluzione di ottobre, la Russia si ritirò dal conflitto, senza tuttavia cambiare le sorti della guerra, nonostante Austria e Germania potessero spostare dal fronte russo più di un milione di uomini. L'armistizio con la Germania fu firmato dal governo sovietico il 15 dicembre 1917. Con l'ingresso in guerra degli Stati Uniti, il presidente statunitense W. Wilson assunse un ruolo importante nella definizione della futura pace. Fattosi precedentemente promotore di un piano di pace che non prevedeva annessioni ed era basato sull'autodeterminazione dei popoli, l'8 gennaio 1918 Wilson stese un progetto di pace in quattordici punti. Dopo la sconfitta militare, l'Austria accettò la resa incondizionata il 3 novembre 1918. In Germania l'8 novembre l'imperatore Guglielmo II abdicò e venne proclamata la repubblica, il cui nuovo governo firmò l'armistizio l'11 novembre. Bulgaria e Turchia avevano già firmato l'armistizio in settembre, rispettivamente il 28 e il 30. 
Fronti militari 
Nel 1914 la guerra iniziò in agosto con la grande offensiva tedesca guidata dal generalissimo H. J. von Moltke che, attraverso il Belgio e il Lussemburgo, entrambi paesi neutrali, entrò in Francia dirigendosi verso Parigi da nord. Nella battaglia della Marna (6-9 settembre 1914) le truppe francesi di C. J. Joffre fermarono l'avanzata tedesca e il fronte si consolidò dopo le battaglie della Somme (20-30 settembre), dell'Ysère (18 ottobre-10 novembre) e di Ypres (23 ottobre-15 novembre, con l'uso, per la prima volta, dell'aggressivo chimico poi denominato iprite, dal nome della località). La guerra di movimento sperata dai tedeschi si trasformò così in guerra di trincea. Sul fronte orientale i russi invasero la Prussia e la Galizia, conquistando Leopoli, ma furono poi costretti a ritirarsi oltre il fiume Neman dalla controffensiva del generale Hindenburg (battaglia dei laghi Masuri, 9-14 settembre 1914). Sul fronte balcanico gli austriaci conquistarono Belgrado, per riperderla pochi giorni dopo (16 dicembre 1914). Il Giappone occupò alcune colonie tedesche nell'oceano Pacifico, mentre i territori tedeschi in Africa venivano occupati da francesi e inglesi, che sbarcarono anche in Mesopotamia, occupando Bassora. Nel 1915 le offensive alleate franco-inglesi ebbero scarso successo mentre sul fronte italiano le offensive si infransero sulla linea dell'Isonzo, dando inizio a una guerra di logoramento nonostante le grandi perdite da entrambe le parti. Dopo l'ingresso in guerra della Bulgaria gli austriaci riuscirono a conquistare definitivamente Belgrado (9 ottobre 1915). Il 21 febbraio 1916 si scatenò l'offensiva tedesca a Verdun, comandata da Falkenhayn e conclusa con la sconfitta dei francesi, senza però che la linea difensiva fosse annientata. Il 1° luglio Joffre bloccò per quattro mesi i tedeschi sulla Somme, battaglia nella quale vennero usati per la prima volta i carri armati. Le perdite furono spaventose: solo i francesi e inglesi contarono più di mezzo milione di morti. Sul fronte italiano gli austriaci lanciarono il 15 maggio 1916 l'offensiva chiamata Strafexpedition (spedizione punitiva) sull'altopiano di Asiago, bloccata però sul Pasubio. Il 9 agosto gli Italiani conquistarono Gorizia. Il 1917 vide l'entrata in guerra degli Stati Uniti d'America, provocata dalla guerra sottomarina tedesca, ma la situazione sul fronte occidentale non mutò, nonostante l'iniziale successo degli inglesi nelle Fiandre, seguito dalla controffensiva di Hindenburg che riconquistò i territori perduti. Sul fronte italiano invece l'offensiva austro-tedesca iniziata il 24 ottobre 1917 provocò lo sfondamento della linea di difesa italiana a Caporetto e il 27 il generale Cadorna dovette ordinare la ritirata. Udine fu conquistata dagli austriaci il 28 ottobre e la ritirata si fermò soltanto sul Piave. Al posto del generale Cadorna venne nominato capo di stato maggiore il generale A. Diaz, che organizzò sul Piave la difesa contro la nuova offensiva austriaca di novembre e dicembre. Dopo l'insurrezione russa di febbraio la guerra sul fronte russo precipitò; i tedeschi conquistarono Riga il 3 settembre e il governo Kerenskij cadde. Dopo la presa del potere da parte dei bolscevichi il 5 dicembre 1917, Russia e Germania firmarono l'armistizio a Brest-Litovsk. Le truppe ritirate dai tedeschi dal fronte orientale furono concentrate sul fronte francese, nel tentativo di ottenere la vittoria prima dello schieramento delle truppe statunitensi. Nonostante quattro offensive che portarono i tedeschi a poco più di 60 km da Parigi, l'ultimo attacco di Ludendorff sulla Marna venne respinto dagli alleati (15 luglio 1918) e l'8 agosto 1918 iniziò la controffensiva che portò in novembre alla liberazione di Francia e Belgio. L'11 novembre la Germania firmò l'armistizio per il fronte occidentale. Sul fronte italiano, le difese italiane sul Piave respinsero l'attacco austriaco dal 19 al 29 giugno 1918 e il 24 ottobre scattò la controffensiva che portò alla vittoria italiana nella battaglia di Vittorio Veneto il 30 ottobre. Iniziarono così le trattative che durarono pochi giorni e il 3 novembre, mentre gli italiani entravano a Trento e a Trieste, il comando austriaco accettò la resa incondizionata. Con l'abdicazione di Carlo I, l'impero austro-ungarico uscì disgregato dal conflitto. 
Trattati di pace 
La conferenza di pace si riunì a Parigi e portò alla firma dei trattati tra le varie nazioni belligeranti a Versailles con la Germania (28 giugno 1919), a Saint-Germain-en-Laye con l'Austria (10 settembre 1919), a Neuilly con la Bulgaria (27 novembre 1919), al Trianon con l'Ungheria (4 giugno 1920) e a Sèvres con la Turchia (10 agosto 1920). Nel 1919 nacque anche la Società delle Nazioni, ultimo dei quattordici punti previsti dal presidente americano Wilson per la pace. 
Seconda guerra mondiale 
Le origini della seconda guerra mondiale vengono fatte risalire all'ascesa del militarismo e del nazionalismo in Germania, Italia e Giappone. La crisi economica e politica dovuta alle ingenti riparazioni di guerra imposte alla Germania portò al potere A. Hitler (1933), mentre le mire espansioniste dell'Italia, che si annetteva l'Etiopia (1934) non provocavano più di un formale embargo economico da parte delle potenze occidentali. In Oriente il Giappone occupò la Manciuria (1932), invadendo poi la Cina. Le potenze occidentali continuarono a mantenere una politica di non intervento, sia nella guerra civile spagnola (1936), nella quale fascisti e nazisti aiutarono direttamente i franchisti, sia dopo le aggressioni tedesche in Austria e nei Sudeti, che vennero addirittura ratificate dal convegno di Monaco del 1938. Nel 1939 però, la firma del patto italo-tedesco (22 maggio) di aiuto in caso di guerra e del patto di non aggressione tra Unione Sovietica e Germania (23-24 agosto) spinsero Hitler a invadere la Polonia, nonostante l'alleanza di questa con Francia e Inghilterra. 
Politica internazionale 
Nel 1939 la situazione politica vide la Germania in guerra con Francia e Inghilterra alleate della Polonia, mentre l'Italia manteneva lo stato di non belligeranza e il Giappone si dichiarava neutrale per quanto riguardava la guerra in Europa. Dopo l'invasione tedesca della Polonia, Germania e Unione Sovietica stipularono il trattato del 28 settembre, con il quale venne sancita la spartizione della Polonia e l'espansione dell'influenza sovietica nel Baltico con l'annessione di fatto di Estonia, Lettonia e Lituania. 450.000 ebrei polacchi furono rinchiusi nel ghetto di Varsavia dai tedeschi. Il rifiuto della Finlandia di cedere alcune basi all'Unione Sovietica portò invece alla guerra tra le due nazioni, conclusasi con il trattato di pace del 12 marzo 1940. Governi collaborazionisti vennero instaurati in Norvegia da V. Quisling (9 aprile) e in Francia dal maresciallo H. P. Pétain a Vichy (22 giugno 1940), dopo l'ingresso in guerra dell'Italia a fianco della Germania del 10 giugno. La guida del governo inglese venne assunta da W. Churchill, che sostituì lord Chamberlain, e il 18 giugno 1940, a Londra, il generale C. De Gaulle annunciò la resistenza francese, organizzando un governo in esilio nelle colonie francesi in Africa. Il 27 giugno Germania, Italia e Giappone firmarono il Patto Tripartito, al quale aderirono Romania e Ungheria. Alla presidenza degli Stati Uniti d'America venne intanto rieletto F. D. Roosevelt, che fece approvare dal senato la legge Affitti e prestiti (9 marzo 1941) con la quale l'Inghilterra poté usufruire delle risorse dell'industria statunitense, legge estesa poi l'anno successivo anche all'Unione Sovietica. Il 14 agosto Roosevelt e Churchill firmarono la carta Atlantica, che fissava gli obiettivi comuni nel conflitto contro i nazisti. Il 22 giugno 1941 Germania e Italia dichiararono guerra all'Unione Sovietica e in dicembre agli Stati Uniti, mentre il Giappone dichiarò guerra agli Stati Uniti e all'Inghilterra. Nel 1942 i tedeschi continuarono le deportazioni degli ebrei nei territori occupati e 300.000 ebrei polacchi di Lublino furono inviati nei campi di sterminio. La Francia libera venne occupata dai tedeschi (10 novembre 1942) e la flotta francese si autoaffondò nel porto di Tolone (27 novembre). Nel 1943 si tennero importanti conferenze nelle quali gli alleati definirono i piani per lo sviluppo della guerra. Nel convegno di Casablanca dal 14 al 27 gennaio 1943, Churchill, Roosevelt, De Gaulle e Giraud decisero tra l'altro lo sbarco in Sicilia. In Italia Mussolini venne rovesciato dal gran consiglio fascista (25 luglio 1943), arrestato per ordine del re Vittorio Emanuele II e sostituito dal maresciallo P. Badoglio che inizialmente dichiarò la continuazione della guerra al fianco dei tedeschi, che assunsero però il controllo della penisola. Badoglio il 3 settembre firmò (e l'8 settembre reso noto) l'armistizio con gli alleati e, insieme al re, lasciò Roma. Il 12 settembre Mussolini fu liberato dai tedeschi a Campo Imperatore e costituì a Salò la Repubblica sociale italiana che controllava l'Italia settentrionale. Ebbe inizio allora la lotta partigiana coordinata dal Comitato di liberazione nazionale (CLN) e il 13 ottobre il governo italiano di Badoglio dichiarò guerra alla Germania. Nella Repubblica di Salò si tenne il processo contro i gerarchi contrari a Mussolini nella seduta del gran consiglio del luglio 1943, processo conclusosi con la condanna a morte, tra gli altri, di Galeazzo Ciano e di De Bono (10 gennaio), mentre il 20 luglio 1944 Hitler scampò all'attentato organizzato dal colonnello von Stauffenberg. Badoglio formò il governo di unità nazionale, con tutti i partiti che facevano parte del CLN e il governo italiano fu riconosciuto dall'Unione Sovietica (marzo 1944). Vittorio Emanuele III affidò la luogotenenza al figlio Umberto (4 giugno 1944); venne nominato capo del governo Bonomi (18 giugno). Tutta l'Italia a sud della linea gotica era in mano agli alleati, mentre i partigiani avevano liberato alcuni territori nell'Italia settentrionale (Langhe, val d'Ossola, Carnia ecc.). Il 7 dicembre gli alleati firmarono con il Comitato nazionale di liberazione alta Italia (CNLAI) i protocolli di Roma, per la collaborazione con i partigiani, e il 26 dicembre 1944 il governo Bonomi riconobbe il CNLAI come proprio rappresentante nell'Italia occupata dai tedeschi. La fine della guerra fu infine sancita dagli incontri internazionali di Jalta (4-11 febbraio 1945) tra Stalin, Roosevelt e Churchill e di Postdam (17 luglio-2 agosto) tra Stalin, Truman e Attlee, nei quali venne definito l'assetto politico mondiale e la suddivisione delle zone di influenza tra paesi occidentali e Unione Sovietica. Il 26 giugno 1945 fu adottata la Carta delle Nazioni, dando così il via all'ONU. 
Fronti militari 
L'invasione della Polonia iniziò il 1° settembre 1939, con settanta divisioni tedesche con l'appoggio di 3.000 mezzi corazzati e 1.700 aerei. Il 17 dello stesso mese le truppe sovietiche entrarono in Polonia e il 27 capitolò Varsavia. La Polonia risultò così divisa secondo quanto previsto dal patto Molotov-Ribbentrop. Ebbe inizio anche l'offensiva sottomarina tedesca contro la flotta inglese, che perse la portaerei Courageous e la corazzata Royal Oak, oltre a più di 800.000 tonnellate di navi mercantili. L'attacco contro la Francia iniziò il 10 maggio 1940 con l'invasione del Belgio, dell'Olanda e del Lussemburgo. Nell'aggiramento da nord della linea Maginot i tedeschi circondarono l'esercito alleato che riuscì tuttavia a imbarcarsi a Dunkerque (27 maggio-4 giugno 1940), mettendo in salvo in Inghilterra circa 350.000 uomini di cui 90.000 francesi. Il 5 giugno iniziò l'offensiva contro la linea difensiva francese sulla Somme e l'11 i tedeschi oltrepassarono la Marna. Nonostante l'insuccesso dell'attacco italiano sulle Alpi e lungo la costa, il 13 giugno il governo francese dichiarò Parigi città aperta e si ritirò a Bordeaux. Alla carica di primo ministro fu chiamato il maresciallo H. P. Pétain (16 giugno), che firmò gli armistizi con la Germania (22 giugno) e con l'Italia (24 giugno). Il piano di Hitler di invadere l'Inghilterra fu momentaneamente accantonato a favore di una massiccia offensiva aerea iniziata l'8 agosto e terminata il 31 ottobre e nota come battaglia d'Inghilterra, nella quale, nonostante le ingenti perdite subite a causa dei bombardamenti tedeschi, gli inglesi riuscirono a infliggere la prima sconfitta alla Germania. Il 28 ottobre l'Italia mosse le truppe dislocate in Albania contro la Grecia ma l'attacco venne bloccato e la controffensiva ellenica dovette essere bloccata con l'aiuto dei tedeschi. L'intervento tedesco nei Balcani, non previsto in quanto Hitler non era stato avvertito da Mussolini dell'attacco, costrinse lo stesso Hitler a rinviare il piano di attacco contro l'Unione Sovietica. La guerra si sviluppò anche sul fronte africano con gli attacchi dall'Africa orientale italiana verso il Sudan e il Kenya e dalla Libia verso l'Egitto. L'obiettivo era il controllo del canale di Suez e dei pozzi petroliferi del medio oriente, ma gli inglesi, comandati dal generale Wavell, riuscirono a respingere le truppe del maresciallo R. Graziani (1° novembre 1941). Intanto sul mare la flotta italiana era ripetutamente sconfitta dalla flotta inglese a Punta Stilo (9 luglio), Taranto (11 novembre) e Capo Teulada (27 novembre). L'8 febbraio 1941 la Grecia chiese aiuto all'Inghilterra e 50.000 soldati inglesi sbarcarono a Salonicco il 7 marzo. Pochi giorni dopo la flotta inglese sconfisse la flotta italiana a Capo Matapan. Hitler decise allora di invadere la Iugoslavia e la Grecia e Atene fu conquistata il 17 maggio, mentre Creta cadde il 21 maggio. Cominciò quindi l'offensiva prevista dal piano Barbarossa: 200 divisioni tedesche invasero l'Unione Sovietica, insieme a truppe alleate rumene, ungheresi e finlandesi e poi anche italiane (CSIR). Il 19 settembre cadde Kiev e Leningrado venne posta in stato di assedio, mentre in ottobre i tedeschi riuscirono ad arrivare fino a 50 km da Mosca, subendo però la sconfitta nel contrattacco sovietico. Sui fronti africani gli italiani subirono dure sconfitte da parte degli inglesi in Africa orientale (Amba Alagi, 18 maggio 1941) e in Libia, dove solo l'arrivo dell'Afrikakorps del generale E. Rommel impedì che cadesse Tripoli. Nell'oceano Atlantico continuò la guerra sottomarina, con ingenti perdite di navi alleate. Nell'oceano Pacifico il Giappone attaccò di sorpresa la base americana di Pearl Harbor, nelle Hawaii, e poi conquistò le isole di Guam e Wake, sbarcando infine nelle Filippine e a Hong Kong. 
Nella primavera del 1942 ebbe inizio la seconda offensiva dei tedeschi contro i sovietici. Hitler aveva nel frattempo assunto il comando supremo delle forze armate tedesche, che raggiunsero il Don e strinsero d'assedio Stalingrado con le truppe dell'ammiraglio von Paulus. Il 19 novembre scattò però la controffensiva sovietica che sfondò le linee tedesche a nord e a sud di Stalingrado accerchiando l'armata di von Paulus. Le truppe italiane dell'ARMIR, dislocate sul Don, furono costrette a una rapida ritirata in condizioni disperate, con elevatissime perdite. Sul fronte del Pacifico, il Giappone completò la conquista della Malesia, di Singapore, della Birmania, dell'Indonesia e delle Filippine. La flotta statunitense riuscì però a sconfiggere per la prima volta i giapponesi nella battaglia del mar dei Coralli (4-8 maggio) e nella battaglia delle Midway (4 giugno), sbarcando poi a Guadalcanal con i marine (7 agosto). Sul fronte africano Rommel riuscì ad arrivare fino a El Alamein, vicino ad Alessandria, dove il 23 ottobre si scontrò con le truppe del generale B. Montgomery (ottava armata) sconfitto dovette iniziare a ritirarsi il 5 novembre. Nel frattempo il generale D. Eisenhower sbarcava in Marocco e Algeria. Il 1943 vide l'offensiva sovietica concludersi con la resa, nonostante gli ordini di Hitler, dell'armata di von Paulus a Stalingrado (2 febbraio 1943). L'avanzata sovietica poté così proseguire su tutto il fronte, raggiungendo il Dnepr, liberando Kiev il 6 novembre 1943 e circondando i tedeschi in Crimea. Dall'Africa la guerra si spostò in Italia dove il 10 luglio gli alleati sbarcavano in Sicilia, tra Gela e Siracusa, e conquistavano Palermo il 22 luglio, senza incontrare troppa resistenza. In settembre si verificarono altri due sbarchi sulle coste italiane. Il 1° settembre fu l'ottava armata inglese a sbarcare in Calabria e il 9 la quinta armata americana, comandata dal generale Clark, sbarcò a Salerno, per entrare a Napoli il 1° ottobre 1943 dopo l'insurrezione detta delle quattro giornate. La risalita degli alleati verso nord fu però fermata sulla linea Gustav, dal Garigliano al Sangro. Sul fronte africano, gli italo-tedeschi si arresero il 12 maggio in Tunisia. Sul fronte del Pacifico, dopo l'evacuazione giapponese di Guadalcanal, iniziò in marzo l'offensiva statunitense per la liberazione delle isole Aleutine e delle isole Salomone. Come deciso nella conferenza di Teheran alla fine del 1943 da Churchill, Roosevelt e Stalin, gli alleati aprirono un secondo fronte in Europa occidentale. Lo sbarco fu organizzato dal generale Eisenhower per il 6 giugno 1944 e più di 250.000 uomini, trasportati da 4.000 navi, sbarcarono in Normandia. Altri sbarchi effettuati il 15 agosto nella Francia meridionale permisero agli alleati di liberare rapidamente tutta la Francia, con l'esclusione della Lorena, entrando a Parigi il 25 agosto. Sul fronte russo venne liberata dall'assedio Leningrado e invasa la Finlandia, che firmò l'armistizio il 19 settembre. Le truppe sovietiche entrarono a Bucarest e Sofia, raggiungendo poi a Belgrado i partigiani del generale Tito. Gli inglesi sbarcarono a Patrasso e occuparono Atene il 13 ottobre 1944. In Italia vi fu lo sbarco di Anzio (22 gennaio 1944) nel tentativo di aggiramento della linea Gustav. Il 17 maggio le truppe alleate sfondarono a Cassino ed entrarono a Roma il 4 giugno. I tedeschi riorganizzarono però una nuova linea difensiva, la linea gotica, tra Pisa e Rimini, riuscendo a bloccare l'avanzata verso nord. Nell'Italia settentrionale intanto i partigiani riuscirono a liberare alcune zone, provocando la repressione dei tedeschi (Fosse Ardeatine, strage di Marzabotto) e le controffensive delle truppe fasciste della Repubblica di Salò (battaglia delle Langhe). Nell'oceano Pacifico continuò l'avanzata alleata, e l'inizio della riconquista delle Filippine con lo sbarco dei marine a Leyte. Nella terribile battaglia aeronavale di Leyte (23-26 ottobre 1944) intervennero per la prima volta gli aerei kamikaze, nonostante i quali la flotta giapponese subì una dura sconfitta. Di estrema importanza nella guerra sul mare l'introduzione sulle navi alleate di nuove apparecchiature radar e l'attività di scorta dei convogli con le portaerei, che permisero di limitare notevolmente i danni provocati dai sottomarini tedeschi. Il 16 gennaio 1945, gli alleati bloccarono la controffensiva tedesca delle Ardenne e iniziarono un attacco su tutto il fronte. Il 6 marzo entrarono a Colonia e varcarono il Reno, il 20 marzo a Coblenza, il 23 marzo a Magonza, il 2 aprile a Münster. Il 25 aprile infine le truppe alleate e sovietiche si incontrarono a Torgau, sull'Elba. I sovietici avevano liberato Varsavia il 17 gennaio, Stettino il 6 marzo, Danzica il 20 marzo e Vienna il 13 aprile. L'Armata rossa sfondò la linea dell'Oder il 20 aprile e circondò Berlino il 22 aprile. Hitler si suicidò nel suo bunker insieme a Eva Braun il 30 aprile e il 2 maggio le truppe tedesche si arresero. Anche in Italia la situazione tedesca era critica. Il 17 aprile venne sfondata la linea gotica e i partigiani liberarono le principali città settentrionali. Mussolini fu costretto alla fuga verso la Svizzera, ma venne catturato dai partigiani e fucilato il 28 aprile. Il 7 maggio a Reims venne firmata la capitolazione di tutte le truppe tedesche e l'8 maggio la guerra in Europa ebbe termine. Sul fronte dell'oceano Pacifico, la strenua resistenza giapponese cedette a Ivojima e Okinawa e infine, con l'esplosione delle due bombe atomiche di Hiroshima (8 agosto 1945) e Nagasaki (9 agosto) che provocarono più di 100.000 morti e altrettanti feriti, il Giappone fu in ginocchio. L'Unione Sovietica entrò l'8 agosto in Manciuria mentre i cinesi liberavano Pechino e gli inglesi Singapore. La resa giapponese venne firmata sulla corazzata statunitense Missouri il 2 settembre 1945. 
Trattati di pace 
I trattati di pace furono firmati a Parigi il 10 febbraio 1947 con Bulgaria, Finlandia, Italia e Romania, mentre il Giappone firmò a San Francisco l'8 settembre 1951. Le stime delle perdite ammontarono a circa cinquanta milioni di vittime, delle quali circa venti milioni di russi. L'Italia perse circa 500.000 uomini, tra i quali 300.000 civili. Nell'opera di sterminio degli ebrei furono inoltre uccise circa sei milioni di persone. 


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