Enciclopedia

Montaigne, Michel Eyquem de (Castello di Montaigne, Périgord 1533-1592) Scrittore e filosofo francese. Figlio di Pierre Eyquem, ricco negoziante di Bordeaux, che aveva ricevuto il titolo nobiliare nel 1519 e sarebbe stato eletto sindaco di Bordeaux nel 1554. Sotto lo stimolo del padre, iniziò lo studio dei classici in tenera età. A sei anni parlava correntemente il latino. Studiò nel Collegio di Guyenne a Bordeaux. Successivamente studiò filosofia nella stessa città e diritto a Tolosa. Nel 1554 entrò nella magistratura a Périgueux. Divenne poi consigliere del parlamento di Bordeaux (1557-1568). Nel 1558 incontrò Étienne de La Boétie, suo collega nel parlamento, di tre anni più anziano, con cui strinse un'affettuosa e intensa amicizia e del cui pensiero, intriso di stoicismo, subì l'influenza. Nel 1565 si sposò. La prima opera pubblicata da Montaigne (1568-69), composta per accontentare un desiderio del padre, fu la traduzione della Teologia naturale di Raymond Sebond, teologo catalano del XV secolo. Il solo avvenimento che segnò profondamente la sua esperienza fu la sua amicizia con Étienne de La Boétie, iniziata nel 1558. La prematura morte dell'amico, quattro anni dopo (1563), lasciò un vuoto incolmabile in Montaigne, come risulta dalle espressioni commoventi contenute nel saggio De l'amitié (Sull'amicizia) ... Se paragono tutta la mia vita rimanente a questi quattro anni che egli mi ha regalato, essa non è altro che fumo, niente altro che una notte oscura e noiosa... Gli stessi piaceri che mi si offrono, invece di consolarmi, raddoppiano il rimpianto della sua perdita... Nel 1568 morì il padre, al quale Michel era stato molto legato. Dal 1570, ritiratosi nelle sue terre, si dedicò agli studi, alla meditazione e alla composizione dei Saggi (Essais, opera pubblicata in tre edizioni nel 1580, 1588 e 1595). Commentando i classici Plutarco, Seneca e Lucrezio, Montaigne analizzò la condizione umana e la quotidianità, con una rara capacità di introspezione libera da pregiudizi. Nel 1580 e 1581 effettuò viaggi in Francia, Svizzera, Germania e Italia, nella speranza di trovare beneficio nelle acque termali per combattere la calcolosi renale di cui soffriva. Dopo aver sostato brevemente a Verona e a Venezia, fu a Roma, dove rimase fino all'aprile del 1581, ricevuto con tutti gli onori. A maggio ripartì e visitò la Toscana, che gli parve più bella di tutte le altre regioni italiane. Si trattenne lungamente a Bagni di Lucca, per sottoporsi alla cura delle acque. A settembre ebbe notizia della sua nomina a sindaco di Bordeaux e prese la via del ritorno. Le notazioni sul lungo viaggio furono da lui raccolte nel Journal du voyage en Italie par la Suisse et l'Allemagne (Diario del viaggio in Italia attraverso la Svizzera e la Germania), pubblicato soltanto due secoli dopo (1774). E' un libro di straordinario interesse che contiene varie notizie sull'Italia (usi, costumi e tradizioni) che l'autore ammirava. Rientrato in patria, Montaigne svolse con competenza il suo biennio di sindaco e venne rieletto per altri due anni. In quest'ultimo periodo, ebbe modo di dimostrarsi abile diplomatico, mediando tra il capo protestante Enrico di Navarra (futuro re col nome di Enrico IV), il capo cattolico Enrico di Guisa e il maresciallo de Matignon, e riuscì ad evitare che la città di Bordeaux venisse coinvolta nella guerra civile scoppiata nel 1584 a seguito della morte dell'erede designato duca d'Angiò. Alla scadenza del mandato, nel 1585, nella regione di Bordeaux, scoppiò un'epidemia di peste. Montaigne dovette allontanarsi dalle sue terre; passata l'epidemia, si ritirò nel suo castello ed iniziò l'elaborazione del terzo libro dei Saggi (sarebbe stato pubblicato nel 1588). La Tour de la librairie (torre della biblioteca), al terzo piano della quale Montaigne si ritirava a elaborare i suoi lavori letterari, è un edificio cilindrico, che è oggi l'unica parte conservata del Castello di Montaigne a Saint-Michel-de-Montaigne. Nel 1587 fu assalito e derubato nel viaggio verso Parigi: arrivato nella città, venne imprigionato per qualche ora, in seguito ai tumulti scoppiati. Nel 1588 Montaigne conobbe Maria de Gournay, un'appassionata ammiratrice delle sue opere. La morte lo sorprese nel 1592, mentre lavorava ai suoi Saggi. La ricchezza e la varietà di esperienze della sua vita e il ruolo importante ricoperto danno un valore particolare alle sue osservazioni psicologiche e alle sue riflessioni morali. L'opera di Montaigne dà al lettore l'impressione che l'attività pubblica abbia impegnato l'autore nel tempo libero: la sola cosa essenziale per lui è la conoscenza di sé e la ricerca della saggezza. I Saggi presentano un uomo in tutta la sua complessità, consapevole delle sue contraddizioni, animato da due sole passioni: la verità e la libertà (...Sono così assetato di libertà che se mi sentirei a disagio se mi venisse vietato l'accesso a qualche angolo sperduto dell'India...). L'argomento del mio libro sono io, dirà nelle prime pagine dei Saggi. In essi parlerà a lungo delle sue caratteristiche fisiche, del suo temperamento, dei suoi sentimenti e delle sue idee, degli avvenimenti della sua vita. Il suo fine è quello di conoscersi e di conquistare la saggezza. Il sentimento di una vita pienamente accettata e quindi goduta, la serena attesa della morte, considerata un evento naturale da attendere senza timore, rendono questo libro estremamente umano. Montaigne fu tra i pionieri del pensiero moderno. Studiando se stesso, giunse all'accettazione della vita con tutte le sue contraddizioni. La condizione umana ideale è per Montaigne l'accettazione di se stessi e degli altri con tutti i difetti e con tutti gli errori la natura umana comporta. Gli ultimi anni dello scrittore furono confortati dall'affettuosa presenza di Maria de Gournay, che egli volle come figlia adottiva. Fu Maria a curare, insieme con Pierre de Brach, un'edizione delle opere di Montaigne, apparsa postuma nel 1595. L'influenza di Montaigne è stata grandissima su tutta la letteratura europea. I Saggi sono considerati una delle opere più significative e originali del rinascimento. Si tratta di passi di varia lunghezza, struttura, soggetto e umore. Taluni sono di estrema brevità; mentre altri, più estesi, affrontano problemi specifici di quel tempo come, ad esempio, l'uso della tortura come mezzo di prova. I più interessanti sono quelli di carattere eminentemente filosofico, che affrontano temi come l'educazione, l'amicizia, la virtù, il dolore, la morte. Nell'educazione, Montaigne aborrisce i castighi e la costrizione in tutte le sue forme. Il metodo seguito nell'esposizione, che tende a toccare più temi contemporaneamente, rende talvolta laborioso seguire la linea di sviluppo del suo pensiero. Ogni problema viene analizzato con grande acume e introspezione. Ad esempio, Montaigne si pone domande sulla morte e sul modo di meglio prepararsi ad essa; illustra il suo metodo per affrontare il dolore della malattia; afferma l'esigenza di un sistema educativo che privilegi l'intelligenza e non la memoria (...Sapere a memoria non significa sapere...), si tratta di formare un uomo di sano giudizio, dotato di spirito critico che gli permetta di reagire adeguatamente in tutte le circostanze; ammira gli indigeni americani per la loro lealtà e semplicità di costumi; analizza la vera e la falsa amicizia e si affida all'esperienza umana più che alle teorie astratte. Numerosi lettori sono stati affascinati dall'autoritratto dell'autore che il libro traccia. Montaigne non rifugge dal descriversi pieno di paradossi e di contraddizioni. I Saggi di Montaigne rappresentano il primo autoritratto della letteratura europea e hanno avuto un influsso decisivo su scrittori successivi come B. Pascal, J.-J. Rousseau e M. Proust. Da un punto di vista strettamente filosofico, si può osservare che il pensiero di Montaigne è troppo sfumato per poter rientrare in un sistema filosofico rigido; ha attraversato una fase stoica (1572-1573) e una fase scettica (circa 1576), prima di raggiungere una posizione autonoma. Per l'esistenza e la natura di Dio, si affida alla rivelazione, ma il suo pensiero è molto vicino all'agnosticismo: più della fede mette in rilievo il dubbio, che considera uno stimolante che mantiene il giudizio sempre sveglio. 


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