Punti di interesse turistico della regione Lazio

CategoriaPOI
TitoloFarnese Urban Extensions, Ronciglione
Indirizzo01037 Lazio Viterbo Ronciglione borgo
Plus codes8FJJ76R7+HM
Periodo1530-1630
DescrizioneIl castrum di Ronciglione venne assegnato da Clemente VII ( 1523-1534) ad Alessandro Farnese senior in “vicariato a vita” nel 1526, divenendo così il primo nucleo di una contea istituita dal futuro pontefice per il figlio naturale Pier Luigi, legata al Ducato di Castro. L’espansione politica della città, seguì di pari passo una rinnovata pianificazione viaria, che inglobando aree fino a quel momento fuori dell’antica cinta muraria, con l’aperture di nuove strade che tornavano ad incunearsi nel perimetro murario, urbanizzò di fatto vaste aree del contado. L’espansione urbanistica seguì diverse direttrici, interne ed esterne alle mura, nel tentativo riuscito di rendere razionali e fruibili, anche a scopi commerciali, gli agglomerati antichi e quelli di più recente formazione. Le addizioni presero avvio verso il quarto decennio del XVI secolo nella zona di Borgo San Biagio. Proseguirono nei due decenni successivi con i nuovi tracciati principali di via Campana, via Farnesiana e via del Rosario, attorno alle quali si estese una fitta rete viaria, con l’apertura di via San Costanzo, del Crocefisso, dei Macelli, del Verziere, di piazza del Comune, della Pace e dell’Olmo. I primi interventi dovrebbero coincidere con il governo del duca Pier Luigi Farnese, al quale veniva ascritta dalla storiografia ottocentesca la costruzione del perduto palazzo ducale. Più di recente Giovannoni riteneva di poter ricollegare la committenza di Pier Luigi a favore di Antonio da Sangallo il giovane, soltanto per il piccolo edificio della Zecca, oggi perduto, eretto in via della Campana, a ridosso quindi della residenza farnesiana, databile al 1542, come attestato da un’epigrafe in origine posta sulla facciata. In realtà su base documentaria è stato dimostrato che la fase di edificazione del palazzo ducale dovette slittare agli anni del governo di Ottavio Farnese, mentre la fabbrica di quello che sarebbe diventato il palazzo della Comunità dovrebbe essere anticipata già nella prima fase di ampliamento urbanistico. Si trattava probabilmente dello stabile successivamente acquistato nel 1594 per destinarlo a sede delle magistrature cittadine. Nel quinto decennio del XVII secolo l’immobile fu oggetto di restauri dei quali è possibile conoscere l’entità grazie alle inedite relazioni preliminari dell’architetto Orazio Bianchi. Interventi rivisti e corredati di aggiustamenti da parte dell’architetto Francesco Peparelli nel corso dell’ispezione svolta nel 1639. A riprova degli interventi realizzati in città tra quarto e quinto decennio del XVI secolo è la testimonianza, documentata dagli atti notarili, dell’impiego presso i Priori di un tale “architetto Bernardino”, che nel 1539 fece realizzare su suo progetto, le murature forse di una fabbrica in Borgo San Biagio pagata dalla Comunità e quindi pubblica. A partire dal 1540 sono documentati altri lavori per la sistemazione della piazza di Santa Maria del Popolo, questa volta diretti da un architetto il cui nome individuato nei documenti è stato interpretato come “Jacobo Domenichino”, da riconoscere con buona probabilità in Jacopo Meleghino, architetto farnesiano, collaboratore di Antonio da Sangallo il giovane. La seconda serie d’interventi urbanistici, legata al governo di Odoardo Farnese, dovette consistere nella fondazione di un agglomerato che avrebbe costituito il borgo, che dal duca prese il nome (Borgo Ottavio), concepito per risolvere i problemi di viabilità interna all’abitato, attraversato ancora a quel tempo, nel tratto compreso tra Porta Viterbese e Porta San Sebastiano, dalla strada per Roma. Si decise di realizzare una circonvallazione esterna all’abitato che si riconnetteva con l’intra moenia innestandosi all’altezza delle attuali vie del Verziere e di San Costanzo. Secondo Palazzi (1977, pp. 43-44) proprio a seguito della messa in opera di questa variante Ottavio Farnese fece erigere il palazzo ducale, oggi non più esistente, su progetto di Vignola, su un terreno già appartenuto ai Camelitani, il cui acquisto venne ratificato nel 1583 dal castellano di Ronciglione Alessandro Bonelli, per conto del duca, probabilmente con la fabbrica della residenza Farnese appena ultimata. Le fasi successive della pianificazione previdero anche l’apertura di nuove strade: via dell’Ajetta, via delle Case Nuove, via Roma, via San Giovanni e l’attuale via Garibadi, rese necessarie dalla rapida espansione urbanistica che aveva caratterizzato i due decenni tra il 1550 e il 1570. Nel 1568 Fulvio Cacciati comprò il terreno sul quale sarebbe sorto il palazzo di famiglia terminato entro il 1575, anno in cui compare l’epigrafe posta sulla facciata.

Fonte dei dati: Filas | Distretto Tecnologico della Cultura - futouring.eu
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