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Dialogo di due amici su Bitcoin e Blockchain

Paolo: Senti Mario, tu che sei un informatico, mi spieghi come funziona la produzione di bitcoin? Non usare termini tecnici però, lo sai che io ne capisco poco

Mario: OK, te ne parlerò con un linguaggio semplice

Paolo: Parto subito con una domanda banale, perché chi produce bitcoin si chiama "minatore" e non, ad esempio, "coniatore". Chissà perché, visto il valore a cui è arrivato il bitcoin, associo questo termine alla corsa all'oro californiana

Mario: In effetti l'estrazione di bitcoin ha molto analogie con quella dell'oro e il periodo di febbrile migrazione di lavoratori in aree nelle quali si verificò la scoperta di notevoli quantità di oro può essere paragonata alla migrazione attuale di aziende ed esperti informatici di tutto il mondo verso questo settore. Il termine minatore è stato preso direttamente dal documento da cui è partito tutto (https://bitcoin.org/bitcoin.pdf) in cui, in un paragrafo: "The steady addition of a constant of amount of new coins is analogous to gold miners expending resources to add gold to circulation", l'autore (o gli autori) dato che non si sa chi ha effettivamente scritto quel documento, paragona la produzione di nuove monete all'estrazione dell'oro

Paolo: E' vero che pure io, con il mio PC, posso "minare" bitcoin? Ho cercato su Internet ma non ci ho capito molto

Mario: Su Internet c'è molto materiale, molte istruzioni, consigli, spiegazioni ma bisogna stare attenti al periodo in cui sono stati scritti perché, come ti spiegherò più avanti, l'estrazione dei bitcoin, un po' come quella dell'oro, inizialmente era più semplice, ora è pressoché impossibile produrre alcunché con il proprio hardware

Paolo: Bene, dato che io non posso produrre bitcoin, chi lo può fare?

Mario: Solo grosse aziende o pool, cioé reti di PC. Attualmente il grosso della produzione viene fatta da aziende o pool cinesi (in questo video i "minatori" del futuro)

Paolo: Ho letto che queste aziende spostano i propri server nei posti dove l'elettricità è più a buon mercato, me la spieghi questa cosa, cosa c'entra il costo dell'elettricità con i bitcon?

Mario: OK, stiamo arrivando al fulcro del discorso, come si producono o estraggono i bitcoin? Per rispondere a questa domanda mi sforzerò di usare esempi del mondo reale e non digitale. Tu hai mai giocato a lotto o superenalotto o altri giochi simili?

Paolo:

Mario: Hai mai sentito parlare di combinazioni e calcolo delle probabilità?

Paolo: Ho ricordi scolastici, ma, diciamo di sì, qualcosa ricordo, continua pure

Mario: La probabilità di fare 6 punti a superenalotto è di 1 su 622.614.630, ovvero quante sono tutte le combinazioni possibili di sestine di numeri da 1 a 90, la prima sestina sarà 1,2,3,4,5,6 la seconda 1,2,3,4,5,7 fino ad arrivare a 85,86,87,88,89,90

Paolo: Scusa se ti interrompo, ma non la stai prendendo molto alla larga, cosa c'entra il gioco con il bitcoin?

Mario: Fidati, anche quello è un gioco ...

Paolo: OK, continua

Mario: Mettiamo il caso volessi fare un sfida tra computer

Paolo: Una sfida?

Mario: Sì, io estraggo 6 numeri casuali, mettiamo 2,12,51,71,74,83 e premo start su due computer programmati per calcolare tutte le 622614630 combinazioni, il primo che trova la combinazione 2,12,51,71,74,83 vince

Paolo: Insomma, una sfida di potenza computazionale, chi è più potente, con una CPU più veloce, calcolerà le combinazioni in minor tempo e vincerà la sfida

Mario: Bravo, c'è però un problema, i computer attuali 600 milioni di combinazioni li calcolano in una frazione di secondo, abbiamo bisogno di alzare il livello di complessità

Paolo: Ricordati la promessa iniziale, non andare troppo sul tecnico altrimenti non ti seguo più

Mario: No, no, rimaniamo sempre nel gioco, nel far giocare i computer ma stavolta con sfide più serie ... per loro. Introduciamo solo un altro concetto, i numeri primi, ti ricordi cosa sono?

Paolo: I numeri primi sono tutti i numeri naturali divisibili solamente per 1 e per se stessi

Mario: Esatto, ora facciamo questa prova, ti dico un numero, che è il risultato di una moltiplicazione e tu mi rispondi con i suoi fattori

Paolo: Vedo che vuoi mettere alla prova le mie abilità matematiche, ok dimmi

Mario: 55

Paolo: 5 x 11 o 11 x 5

Mario: Bravo, ora 86

Paolo: 2 x 43 o viceversa

Mario: OK, 8616460799 ?

Paolo: Ma scherzi, mi prendi in giro, come faccio a trovare a mente i fattori di un numero così lungo?

Mario: Nel 1874 William Stanley Jevons scriveva nel suo libro "I Principi della scienza": "Può il lettore dire quali sono i due numeri moltiplicati tra loro che produrranno il numero 8616460799? Penso che sia improbabile che qualcuno ci riesca, a parte me stesso."

Paolo: Un furbacchione questo Jevons, ha preso due numeri primi grandi e li ha moltiplicati

Mario: Esatto, oggi basta inserirli in un programmino per pc o utilizzare questa pagina web per trovare che i due fattori sono 89681 e 96079

Paolo: E quindi dove vuoi arrivare?

Mario: Che non è stato facile nemmeno per il computer, non esiste infatti, ad oggi, un algoritmo per calcolare velocemente i fattori del prodotto di due numeri primi, con il numero di Jevons, di soli 9 cifre, il pc/server ha impiegato una frazione di secondo, ma se il numero fosse stato di 200 cifre avremmo dovuto aspettare per anni il risultato, i tecnici chiamano questo metodo di trovare il risultato "forza bruta"

Paolo: OK, tutto questo per dirmi che ci sono calcoli che nemmeno il più veloce dei computer riesce ad effettuare in fretta ma continuo a non collegare il tutto con il bitcoin

Mario: Non sono "semplici" calcoli, è la fattorizzazione dei numeri primi che è alla base della crittografia moderna e, quindi, anche del "cuore" del bitcoin

Paolo: Bene, puoi proseguire

Mario: Sai cosa hanno in comune IBAN, Codice fiscale e Partita IVA

Paolo: No, cosa?

Mario: Sono dei codici numerici o alfanumerici che hanno al loro interno, in genere alla fine o all'inizio, uno o più caratteri di controllo. Prendiamo un codice fiscale a caso (in questa pagina trovi codici fiscali inventati), il codice è formato da 16 caratteri, l'ultimo dei quali è un carattere di controllo dei precedenti 15. Ciò significa che se io sbaglio a comunicare un codice fiscale, ad esempio ad una pubblica amministrazione, perchè magari ho scambiato uno ZERO con una O, allora il software, grazie al codice di controllo mi dirà subito che è errato. Stessa cosa per la partita iva o per l'IBAN, in questo ultimo caso, ad esempio in un IBAN del genere, IT09D0760116600932112345678 i caratteri di controllo sono addirittura tre, il terzo, il quarto e il quinto

Paolo: Tutto chiaro, continua

Mario: Avere un solo carattere di controllo però non ti mette al riparo dagli errori, ti faccio un esempio, prendiamo questo codice fiscale: DSDBVN55R02C715Q e sbaglio a scriverlo, scambiando lo ZERO con la O, quindi diventa DSDBVN55RO2C715Q, il software di controllo calcola l'ultimo carattere e ci risponde che è errato, perchè dovrebbe essere E e non Q. Ma se, per eccesso di sfortuna, dovessi sbagliarne due di caratteri, ad esempio lo ZERO e il 2 successivo, scambiandoli con la O e il 7, allora il codice di controllo tornerebbe ad essere Q (DSDBVN55RO7C715Q) e quindi per il software di controllo quel codice fiscale potrebbe andare bene

Paolo: E il tizio è rovinato, eheheheh

Mario: Quella che ho appena fatto, in gergo tecnico si chiama "collisione", cioè ho rimescolato i primi 15 caratteri in modo da avere un carattere di controllo identico a quello cercato, capisci bene che un singolo carattere di controllo può anche non essere sufficiente per una "parola" di 15 caratteri, figuriamoci per testi più lunghi

Paolo: E quindi come si fa, si scelgono più caratteri di controllo?

Mario: Esatto, rimanendo comunque all'interno di un codice limitato di caratteri per non appesantire troppo il codice finale, bisogna cioè trovare un giusto compromesso

Paolo: Non ci stiamo allontanando troppo dall'argomento bitcoin?

Mario: Tranquillo, ora ci torniamo. Dicevamo dei caratteri di controllo, a partire dagli anni '60 con l'incremento delle comunicazioni digitali si è avvertita la necessità di controllare che i dati trasmessi giungessero integri all'altro capo del filo. Si sono studiati e messi in pratica diversi sistemi, uno di questi prevede un "codice di controllo", non si chiama così in termini tecnici ma l'idea è la stessa, di 32 caratteri

Paolo: Fammi un esempio, che mi sto perdendo

Mario: Più che un esempio di do il link di un sito in cui c'è un tool, un programmino, che calcola online questo famoso codice di controllo, detto hash

Paolo: Finalmente è uscito fuori questo hash, che ho letto in un sacco di posti ma che non ho capito mai cosa effettivamente fosse, grazie Mario

Mario: Ad essere precisi hash è la funzionalità, l'azione, infatti in inglese significa tritare, sminuzzare, pasticciare. Il codice, il risultato dell'operazione di hash invece si chiama digest, sempre in inglese deriva da digerire, dovrebbe tradursi quindi con "digerito" ma nel nostro caso possiamo dire che si tratta di un "riassunto"

Paolo: Ciao 61c8e16ad90d4e6da317180fa445e262e9313bbf21fd4d30b3b9b4425886b2f5

Mario: Eh?

Paolo: Ho seguito il tuo suggerimento, sono andato sul sito che mi hai indicato, ho scritto Mario e selezionato sha256, mi è venuto fuori la serie di numeri e lettere che ti ho detto prima

Mario: E avrai notato pure che cambiando una singola lettera, il risultato varia completamente

Paolo: Già, a questo punto, immagino sia proprio questo il "gioco" che tutte quelle macchine fanno in continuazione, 24 ore su 24, incessantemente, fino a rompersi

Mario: Sì, ma sai che digest devono ottenere?

Paolo: No, quale?

Mario: Un digest che abbia 18 zeri davanti, e tra un po' quei 18 zeri diventeranno 19 e poi 20, e così via, cioè la difficoltà di trovare quel codice aumenterà sempre di più (per i più curiosi il primo blocco aveva 10 zeri). I tecnici misurano la potenza impiegata nel mining in TH/s, ovvero migliaia di miliardi di tentativi di indovinare il "segreto", l'hash, al secondo.

Paolo: Tutto qui? Computer potentissimi accesi notte e giorno e non riescono a trovare questo codice?

Mario: Facciamo una scommessa?

Paolo: Non sono un tipo che scommette, ma dimmi pure

Mario: Vai sul sito che ti ho detto sopra e scrivi delle lettere a caso, in continuazione, vedrai che il digest cambia di conseguenza, bene, se ne trovi uno con 3 zeri davanti io ti offro una birra, oppure, scrivi Hello, world!4250 imposta, al solito, sha256, vedrai un hash con quattro zeri davanti, prova ad incrementare di uno quel numero 4250 fino a giungere ad un hash di 5 zeri

Paolo: La birra te la offro lo stesso, senza bisogno della scommessa, perchè mi hai chiarito finalmente molti dubbi che avevo, ma spiegami una cosa ancora, questo del "giochino" con gli zeri davanti è un meccanismo nato, creato, con il Bitcoin?

Mario: No, quello che tu chiami giochino è in realtà una versione modificata di Hashcash, un algoritmo cosiddetto proof-of-work (non entro nei particolari perchè siamo al bar e non in un'aula di università), inventato oltre ventanni prima del Bitcoin, pensa, per combattere l'email spamming

Paolo: Cioè tutte quelle email "spazzatura" che spesso mi arrivano

Mario: Già, ma torniamo al Bitcoin, purtroppo (o per fortuna dipende dai punti di vista) la maggior parte delle persone si tiene sempre a debita distanza dalla matematica, ha un timore reverenziale verso formule e calcoli complessi. Ed uno sparuto gruppo di persone se ne è approfittato e continua ad approfittarsene. Questa, secondo me, non è innovazione, non è il futuro. Perchè l'innovazione deve essere, innanzitutto, sostenibile. E non è sostenibile una tecnologia basata sul folle gioco di bruciare migliaia di megawatt per trovare un ago in un pagliaio grande come tutta la Terra

Paolo: Ma come? Si spendono paroloni, si parla di "intelligenza artificiale", l'altra sera ho sentito un politico in tv che diceva che l'Italia è indietro nelle nuove tecnologie, che negli altri paesi c'è il blockchain e da noi no, a proposito ma non dovrebbe essere la blockchain, ovvero la "catena di blocchi"?

Mario: Sì, sì, sarà stato un lapsus, oppure è solo poco informato, un po' come eri tu fino a qualche giorno fa

Mario: Sai cosa vuol dire il lucchetto che c'è nella barra degli indirizzi prima del nome di questo sito?

Paolo: Immagino che stia a certificare che questo è un sito sicuro

Mario: Esatto, la s che segue il termine http sta per secure e la sicurezza è data dalla crittografia e, in particolare, dalla crittografia a chiave pubblica, detta anche asimmetrica

Paolo: Mario ma lo sai che io non sono un informatico e neanche un matematico, queste sono cose molto tecniche

Mario: Il principio e il meccanismo base sono molto più semplici di quanto tu possa credere, ed è sufficiente una cultura media per capirli

Paolo: OK, mi fido. Ma oltre a far funzionare i siti internet in modo sicuro come dici tu, a cosa serve questa crittografia a chiave pubblica?

Mario: Tu sei siciliano, giusto?

Paolo: Sì, perchè?

Mario: Perchè la Regione Siciliana invia a tutti i suoi cittadini una carta elettronica, che ha le funzioni di tessera sanitaria, codice fiscale, ecc.

Paolo: Sì, eccola qua, ce l'ho nel portafogli

Mario: Se guardi bene, in mezzo c'è un quadratino dorato, quello è un minuscolo computer

Paolo: Ma dai, davvero, e a cosa serve?

Mario: Ad effettuare operazioni crittografiche e, quindi, ad autenticarti presso siti internet pubblici

Paolo: E la carta che hanno Giuseppe, il mio amico avvocato e Claudia, la mia consulente che, dicono, serve loro per firmare digitalmente contiene pure un computer?

Mario: Sì, anche la firma digitale funziona con la crittografia a chiave pubblica

Paolo: Bene, e allora vai, ne voglio sapere di più

Mario: Cominciamo con una prova pratica premi il pulsante qui sotto:

vedrai riempirsi alcune caselle, come questa con un numero primo casuale e questa con un altro numero primo che chiameremo, rispettivamente (p) e (q)

Paolo: Di nuovo i numeri primi di cui alle puntate precedenti, proprio delle super star questi numeri

Mario: E ora li moltiplichiamo tra loro (Jevons, di cui abbiamo parlato sopra avrebbe esclamato: "che vi dicevo, prima o poi la moltiplicazione dei numeri primi porterà a qualcosa di molto interessante")

Paolo: Della serie, in anticipo di cento anni sui tempi

Mario: Il risultato della moltiplicazione (p * q) lo chiameremo (N)

calcoliamo un altro valore PHI = (P-1) * (Q-1) e poi (E), un numero casuale, inferiore a N e che sia primo rispetto a PHI, mettiamo

i due numeri (N) e (E) formano la tua chiave pubblica. Proseguiamo con calcolare (D) quale inverso di E modulo PHI i due numeri (N) e (D) formano la chiave privata, FINE.

Paolo: Dovrei ripassare un po' di matematica fatta alla superiori ma credevo peggio

Mario: La geniale invenzione dei crittologi Ronald Rivest, Adi Shamir e Leonard Adleman è tutta qui e l'algoritmo RSA formato dalle iniziali dei loro cognomi sarà ricordato ancora per molti anni

Paolo: Quando uno dice l'uovo di Colombo

Mario: Con il senno di poi sembra una cosa banale ma in quegli anni ci lavoravano in parecchi per studiare algoritmi e sistemi crittografici sicuri e insieme facili da implementare. Ma torniamo alla crittografia, prova ad inserire un testo qui sotto:

e poi premi il tasto per criptarlo e, successivamente, per decriptarlo.

Paolo: Uau, ed è con questo sistema che funziona il protocollo Bitcoin?

Mario: E' un sistema simile, non è RSA ma un'altra tipologia di crittografia a chiave pubblica, la cosiddetta crittografia ellittica

Paolo: OK, mi basta la RSA, grazie

Paolo: Immagino che tu abbia semplificato molto il procedimento matematico, ad esempio mi avevi detto che i numeri primi devono essere molto grandi

Mario: Sì, infatti, proprio per rendere molto complicata la forzatura della coppia di chiavi

Paolo: Mi puoi fare vedere una coppia reale di chiavi?

Mario: Sì, in questa pagina puoi vedere un certificato digitale, all'interno del quale potrei notare la chiave pubblica (Public Key)

Paolo: Mi parli della blockchain? Ti dico subito quello che so o, almeno, quello che ho capito dai siti e dalle trasmissioni televisive, e già, perchè ormai ne parla pure la televisione. E cioè che rappresenta la rivoluzione informatica dei prossimi anni.

Mario: E chi ti ha fatto credere questo?

Paolo: Lo leggo da tutte le parti, il bitcoin è sì una tecnologia innovativa ma quello che cambierà, che avrà l'impatto che ha avuto Internet, sarà la blockchain.

Mario: Per me non è questa la tecnologia che cambierà il mondo, o comunque non lo cambierà in meglio, e mi rattrista vedere programmatori talentuosi dedicarvi il loro tempo.

Paolo: OK, sentiamo queste critiche

Mario: Numero uno, non è sostenibile. Ti ricordi la produzione dei bitcoin? La quantita di energia elettrica letteralmente buttata per risolvere un puzzle crittografico, un quesito matematico? "Il modo in assoluto più inefficiente ed idiota di usare l'energia elettrica", quest'ultima frase non è mia ma di Dario Faccini (segretario di ASPO Italia), uno che di efficienza energetica ne sa molto più di me. Bene, per la blockchain vale qualcosa di simile. La blockchain è un database distribuito, anzi, meglio, una tecnologia per database con più utenti che non si fidano l'uno dell'altro (il termine fiducia ricorrerà spesso nei nostri discorsi perchè è il muro portante di bitcoin e blockchain), un gigantesco file per semplificare, contenente la cronologia di tutte le transazioni, che si trova replicato in tantissimi computer, nodi della rete

Paolo: E a che serve replicarlo?

Mario: A fare a meno di un server centrale, di una struttura centrale

Paolo: E questo è un male?

Mario: Sicuramente non è sostenibile, che senso ha creare migliaia di copie di un qualcosa di enorme (ad oggi la blockchain di Ethereum, un'altra criptovaluta, è di oltre 4 terabytes).

Paolo: Magari non si ci fa caso perché su Internet attuale i trasferimenti di file sono veloci ed economici

Mario: Sì, ma non a costo zero. E quel minimo moltiplicalo per migliaia, per milioni.

Paolo: Ma ogni nodo deve contenere l'intera blockchain?

Mario: Con il passare del tempo (e in parte sta già succedendo) e la blockchain sempre più grande non tutti i nodi saranno in grado di memorizzare l'intera cronologia, Per ovviare a questo, grosso, problema si sono studiati degli escamotage, uno è di avere due tipi di nodi, il nodo completo e quello "leggero". Ma così facendo si torna alla centralizzazione perchè i nodi a bassa capacità dovranno fare affidamento su nodi completi e ad alta capacità che possono permettersi di archiviare l'intera blockchain. E la centralizzazione comporta problemi di affidabilità, poiché i nodi leggeri dovendosi fidare dei nodi completi possono diventare vittime di un nodo completo "canaglia"

Paolo: Sono andato su questo sito beppegrillo.it/la-blockchain-spiegata-a-mia-nonna, in fondo ci sono scritte le stesse cose che mi dici tu, come ad esempio "... immaginate che questo registro non sia unico, ma che ce ne sia una copia in ogni computer", ma senza esporne le criticità

Mario: Già, e sotto: "... Siamo su un sito web che vende case, ne vediamo una che ci piace e incredibilmente potremmo comprarla senza problemi. Perché? Perché utilizzando la tecnologia dei blocchi, ogni documento della casa sarebbe registrato sui blocchi, ma non solo, anche il notaio che ha firmato un documento, carte del catasto, produttore, costruttore, materiali usati e tutto il resto, magari anche con tutti i documenti scannerizzati."
Ma, ti rendi conto? Già così per una singola "registrazione", occorrerebbero centinaia di Megabyte, se non Gigabyte di "spazio" su disco, il tutto moltiplicalo per migliaia e migliaia di "registrazioni". E' ovvio che una cosa del genere non sta in piedi.

Paolo: Le "registrazioni", i blocchi, devono essere di pochi bytes

Mario: Esatto, proprio come avviene con i bitcoin, pochissimi byte

Paolo: Senti Mario, leggo in giro che il mondo della blockchain sta passando dalla "proof of work" (POW) alla "proof of stack" (POS), come al solito non ci ho capito una cippa, e tradurre le parole in italiano non aiuta, da "prova di lavoro" a "prova di accumulo", me lo puoi spiegare, a grandi linee, cosa significa?

Mario: Beh, "prova di accumulo" in un certo senso può dare l'idea, provo a semplificare.
Fino ad ora abbiamo parlato di fiducia, ovvero come creare un sistema in cui non ci si debba necessariamente fidare di un altro, dello Stato, di una banca, di un intermediario. E per fare questo la "soluzione" è stata quella di far risolvere ad una macchina un puzzle crittografico.
Probabilmente gli ideatori della blockchain avevano in mente che migliaia, centinaia di migliaia di persone si mettessero ad eseguire sul pc casalingo il "programmino" e, prima o poi, qualcuno avrebbe risolto il puzzle e beccato la ricompensa.
Inizialmente è andata così ma poi, evidentemente, il giocattolo è sfuggito di mano ai creatori e invece di migliaia di persone, ci siamo ritrovati migliaia di schede elettroniche, stipate in un hangar e divoratrici di corrente elettrica.
La "prova di lavoro" (POW), quindi, sta/stava per causare un disastro energetico. Verso il 2011, appena tre anni dopo la "nascita" del bitcoin, un gruppo di persone ha cominciato a ragionare su alternative al POW.
Non potendo accettare, per principio, l'accentramento delle attività di "coniatura" si è pensato al "proof of stack" (POS). Ovvero, niente più "coniatura", ma "potere ai latifondisti" (questa definizione non la troverai da nessuna parte, mi è venuta in mente in questo momento)

Paolo: Che fa, siamo tornati all'ancien regime?

Mario: In un certo senso ...

Paolo: Spiegati meglio, che c'entrano latifondisti?

Mario: I latifondisti chi erano? I proprietari di enormi distese di terreni agricoli, il cui unico scopo, molto spesso, era solo quello di esigere la rendita, senza preoccuparsi minimamente della produzione del terreno, sia in termini qualitativi che quantitativi e senza nessun investimento in innovazione.
Tornando alla blockchain, i "minatori" hanno via via cercato in tutti i modi di aumentare la resa computazionale, hanno creato schede elettroniche ad hoc, spostato le "fabbriche" vicino a centrali idroelettriche, ecc.
Insomma, in un certo senso, hanno puntato sull'innovazione.
Con il "proof of stack" tutto questo viene meno, chi già possiede criptovalute, anzi, chi li possiede da più tempo (i tecnici la chiamano "Coin Age"), ha più possibilità, più "potere", nello scegliere i nuovi blocchi e quindi di guadagnare (siamo tornati alla rendita dei latifondi)

Paolo: Mmmmmmh, mi sa che non ci siamo nemmeno stavolta

Mario: Sì, perchè a mio modo di vedere, non importano i miglioramenti (o pseudo tali) della blockchain, è proprio la direzione che è sbagliata

Paolo: Hai sentito che Facebook ha presentato al mondo la sua crittovaluta?

Mario: Già, la Lira, ops, Libra :)

Paolo: Ti ha convinto?

Mario: Per niente, ho dato un'occhiata al "whitepaper". Non c'è niente di interessante e innovativo. Una delle cose che piú mi preoccupa sai cos'è?

Paolo: No, cosa?

Mario: La "struttura" della transazione, leggi a pagina 9. "A transaction is a signed message containing the following data" e poi continua elencando i "campi": Sender address, Sender public key, Program, Gas price, Maximum gas amount, Sequence number

Paolo: Ebbene?

Mario: Il campo "Program" potrà contenere "Move bytecode transaction script to execute, an optional list of inputs to the script, and an optional list of Move bytecode modules to publish". Ed io, francamente, di un campo con del codice eseguibile, che può anche non essere facilmente interpretabile, non mi fiderei affatto

Paolo: Che vuoi dire con "non facilmente interpretabile"? Spiegati

Mario: Tu hai mai visto un troiano?

Paolo: Eh? Va bene che non sono più giovanissimo, ma da qui a darmi 3000 anni

Mario: Un "trojan" che, come avrai capito, deriva proprio dal Cavallo di Troia, è un programma informatico che, opportunamente offuscato e nascosto dentro altro codice apparentemente utile e innocuo, esegue operazione all'insaputa dell'utente

Paolo: Insomma, altri rischi per l'utente, non bastavano i malware, i ransomware di tutti i generi

Mario: A dire il vero una differenza tra la blockchain di Libra e quella dei bitcoin ci sarà. La blockchain di Libra sarà privata, e già questo ti fa pensare su quanto sia stata insensata l'idea della blockchain pubblica. Per aggiornarvi i dati occorrerà avere il permesso del nodo centrale di validazione, anzi nodi di validazione, perché, a quanto pare, hanno messo su un'associazione con grandi nomi quali Visa, Mastercard, PayPal, Stripe, Uber, Lyft, eBay, Spotify, Booking.com, tutti interessati a spillare quanti piú soldi agli utenti/consumatori, siano essi soldi reali o "inventati"

Paolo: Mi sembra di essere nel gioco dell'oca, siamo tornati al punto di partenza?

Mario: Praticamente sì, eccoci di nuovo al database centralizzato o al piú condiviso tra i nodi di una ristrettissima rete ... d'affari. Nel futuro sentiremo ancora parlare di blockchain perché ormai è diventato un marchio, ma che della blockchain originaria non avrà nulla

Paolo: Facebook asserisce che la Libra sarà un metodo di pagamento istantaneo, user-friendly

Mario: Ti rispondo con le parole di Alberto Berretti, il cui articolo ti invito a leggere qui.
... ieri mi ha dato un colpo di telefono mio figlio che aveva bisogno di dieci euro per uscire con gli amici. Ho lanciato un'app sul mio telefono e glieli ho inviati sulla sua carta prepagata, trasferendoli dalla mia carta prepagata: mi sono autenticato con l'impronta digitale, ho scelto il suo conto dalla rubrica ed ho inviato il denaro.
Dopo qualche secondo (meno di dieci) era nella sua disponibilità: senza blockchain, senza crypto (qualunque cosa ciò voglia dire: ovviamente con molta crittografia, quella vera, per cifrare ed autenticare la transazione). Si è peraltro recato al più vicino bancomat e li ha prelevati in contante, senza commissione. Di cosa stiamo parlando?

Paolo: Ma allora di Libra e di tutto questo "parlare" di blockchain chi ci guadagnerà?

Mario: Ah, ti posso fare un elenco sterminato di soggetti (vedi sopra), solo una categoria ci perderà, (poco o tanto, fosse anche solo il tempo per leggere o ascoltare queste sciocchezze), l'utente finale

Paolo: Quindi non mi posso fidare di chi mi dice che la blockchain è una tecnologia innovativa basata su complessi algoritmi?

Mario: Non è né complessa, come abbiamo visto in questa pagina, né tanto meno, innovativa, è ... un cavallo di troia che sarà portato dentro le case, le aziende, le istituzioni dagli astuti Ulisse di questo millennio con l'appoggio degli ingenui Troiani che apriranno loro le porte. A termine della nostra chiacchierata ti invito a leggere un recente articolo di Andrea Monti, avvocato, scrittore e studioso di High Tech Law, che conosce le "cose" di Internet come pochi altri in Italia

Paolo: Di cosa mi parlerai la prossima volta?

Mario: Decidi tu

Paolo: Pensavo all'intelligenza artificiale

Mario: Bene, alla prossima

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